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Economia
La Colombia si affianca a quei molti Paesi del Terzo Mondo che, pur essendo potenzialmente ricchi, restano a un livello economico e sociale estremamente basso. Essa infatti possiede molteplici e abbondanti risorse minerarie e l'agricoltura, favorita dalla varietà dei terreni e dalle condizioni climatiche, consente una ben diversificata gamma di prodotti. Una spaccatura netta separa una ristretta borghesia creola, giunta ormai a un altissimo livello di benessere d'impronta nettamente nordamericana, e la vasta massa dei contadini e del sottoproletariato urbano (anche «bianco»), quotidianamente impegnata nella lotta per la sopravvivenza. L'alternanza al potere tra conservatori e liberali non ha inciso sul generale quadro politico di una classe dirigente «bianca» fermamente tesa al mantenimento dei propri privilegi e quindi a ostacolare ogni indirizzo economico atto a rimuovere i vecchi equilibri; ciò è il risultato delle eredità coloniali insite nel mondo latino-americano, alle quali si sono aggiunti il più recente neocolonialismo delle multinazionali e in specie la pesantissima dipendenza dagli Stati Uniti, da cui provengono gran parte delle importazioni e soprattutto la maggior parte dei capitali investiti nel Paese, costretto a reggersi sugli interventi stranieri data la scarsità dei propri mezzi finanziari. Solo a partire dagli anni Sessanta la Colombia è riuscita a liberarsi dal suo secolare immobilismo e ha operato numerose riforme (eliminazione di molti latifondi improduttivi) atte a rimuovere i più tradizionali schemi dell'economia nazionale. L'industrializzazione del Paese è stata ampiamente favorita, limitando tuttavia gli interventi statali ai settori di base (energetico, minerario, siderurgico ecc.), mentre l'attività manifatturiera poggia su basi privatistiche ed è lasciata ai meccanismi dell'economia di mercato. In effetti non sono mancati risultati soddisfacenti: il reddito prodotto ha registrato nel decennio 1970-80 incrementi annui di oltre il 6%, un valore nettamente superiore a quello della maggior parte dei Paesi latino-americani, sceso però negli ultimi anni a seguito di una recessione mondiale e del calo del prezzo del caffè.
Agricoltura. Come è tipico delle strutture economiche che risentono di antichi e mai risolti squilibri, a una stentata agricoltura di sussistenza, che dispone di microfondi scarsamente produttivi e che per talune produzioni di base non sopperisce neppure alle necessità interne, si contrappone una floridissima agricoltura di piantagione, ottimamente organizzata e che dà contributi determinanti alle esportazioni. Per l'alimentazione locale contano soprattutto il mais, coltivato quasi ovunque nelle zone temperate, e il riso, in sempre crescente diffusione nelle pianure costiere; altri cereali importanti sono il sorgo e il frumento. Patate, manioca e vari prodotti ortofrutticoli completano il quadro dei fondamentali generi alimentari. Tra le colture di piantagione prevale nettamente il caffè (il Paese ne è uno dei maggiori produttori mondiali). La crisi delle esportazioni di caffè, dovuta alla discesa dei prezzi sui mercati internazionali, ha creato gravi problemi per la bilancia commerciale, che dalla vendita di questo prodotto ricava buona parte delle sue entrate. Si è così riproposto il tema dello smercio della sovrapproduzione di caffè e in generale della necessità di impostare piani di diversificazione colturale. Accanto a questo prodotto, l'agricoltura del Paese si basa sulla coltivazione di cotone, banane, tabacco, cacao, canna da zucchero e fiori recisi, che trovano un buon mercato nell'America Settentrionale. Dopo il 1977 lo sviluppo della produzione agricola è stato inferiore al tasso di crescita delle necessità alimentari interne; ciò ha imposto un aumento delle importazioni che ha gravato negativamente sulla bilancia commerciale.
Narcotraffico. Nel panorama dell'agricoltura colombiana occorre comunque riservare un accenno particolare alla produzione e al commercio di stupefacenti, in particolare canapa indiana e cocaina, i cui proventi illegali sono addirittura superiori alle esportazioni legali di tutti gli altri settori produttivi. Ciò conferisce ai «cartelli» che controllano il narcotraffico un potere contrattuale nei confronti del governo e rende molto difficile una normalizzazione della vita del Paese.
Foreste. Il patrimonio forestale è ingentissimo, anche se ben lungi dall'essere adeguatamente sfruttato per mancanza soprattutto di vie di comunicazione: le foreste coprono circa il 44% della superficie territoriale e forniscono legnami pregiati, sostanze concianti e coloranti, caucciù e altre gomme naturali, fibre tessili, sostanze medicinali come il chinino ecc.
Allevamento. Per quanto riguarda l'allevamento, la Colombia si colloca ai primi posti tra i Paesi americani per i bovini, che dispongono di adatte aree savaniche soprattutto nei llanos dell'Orinoco; per il resto il settore zootecnico non è molto sviluppato (con l'eccezione dei volatili da cortile) così come la pesca, che pure avrebbe buone potenzialità di incremento.
Risorse minerarie. Già allo stato attuale delle prospezioni geologiche le risorse minerarie colombiane appaiono molteplici e ingenti. Il Paese ha minerali preziosi come argento, oro e platino, nonché i più pregiati smeraldi del mondo, di cui è un produttore mondiale di rilievo. Possiede inoltre svariati minerali di ferro, rame, piombo, zinco, mercurio, nichel, oltre a bauxite, e ha estesi giacimenti di salgemma. Sono infine presenti tutti i minerali energetici, dal petrolio al gas naturale, dall'uranio al carbone: per quest'ultimo è l'unico importante produttore sudamericano insieme al Brasile, ma si ritiene che i depositi carboniferi colombiani siano i più cospicui dell'America Latina. Notevole è anche il patrimonio idroelettrico dell'area andina, esso pure sinora scarsamente sfruttato.
Industria. L'industria si avvale dell'appoggio dell'Istituto di Sviluppo Industriale per quanto riguarda i finanziamenti di alcuni settori di base, come il siderurgico (con produzione di acciaio, ghisa e ferroleghe, provenienti soprattutto dal grande complesso di Paz de Río) e il petrolchimico, presente con varie raffinerie. I maggiori contributi all'attività industriale provengono però da numerosi stabilimenti medi e piccoli di proprietà privata sufficientemente ben distribuiti, anche se le grandi città, come Bogotà, Medellín, Barranquilla e Cali, concentrano buona parte dell'attività produttiva. Mantengono la loro importanza i settori di più tradizionale e antico impianto, cioè il tessile (che lavora soprattutto cotone, ma anche lana e fibre artificiali), il calzaturiero e dell'abbigliamento (cappellifici), l'alimentare (zuccherifici, birrifici, complessi molitori, conservifici ecc.) e quello della manifattura di tabacchi. Di più recente sviluppo sono il settore chimico (fertilizzanti, acido solforico, soda caustica), il metalmeccanico (che opera tuttavia prevalentemente nell'ambito del montaggio degli autoveicoli), il cartario (che produce carta e pasta di legno nel grande stabilimento di Arroyo Hondo, presso Cali) e il cementiero: con 9 milioni di t di cemento la Colombia è il terzo produttore sudamericano.
Comunicazioni. Il Paese è tuttora privo di un organico sistema di vie di comunicazione. Ben servite dalle strade sono solamente le valli del Cauca e del Magdalena, che rappresentano gli assi naturali dei collegamenti tra le popolose regioni degli altopiani e la costa caribica; del tutto deficitari sono invece i raccordi trasversali, sia verso la costa del Pacifico sia soprattutto verso l' Oriente , di difficilissima penetrazione e dove si ricorre ancora alla navigazione fluviale. Quanto alle ferrovie, la principale linea è il Ferrocarril del Atlántico , che congiunge Bogotà con il porto di Santa Marta e da cui si diparte l'arteria Medellín-Cali. Hanno ricevuto però notevolissimo impulso le comunicazioni aeree: il Paese dispone di un migliaio di aeroporti, di cui sei internazionali, primo fra tutti quello di Bogotà. Compagnia di bandiera è l'AVIANCA ( Aerovías Nacionales de Colombia ), ma ben 8 sono le società aeree private che servono il territorio nazionale.
Commercio. Il commercio estero è stato fortemente vivacizzato dall'industrializzazione del Paese, anche se non è variata la struttura di fondo dell'interscambio, che vede le esportazioni rappresentate quasi esclusivamente da materie prime e soprattutto da prodotti agricoli (caffè, cotone, tabacco, banane ecc.), mentre le importazioni riguardano in assoluta prevalenza macchinari, prodotti chimici, manufatti, mezzi di trasporto. Gli scambi si svolgono per lo più con gli Stati Uniti, seguiti da Giappone e Germania. Un'entrata valutaria ingente proviene dal turismo.