Spazio fisico

 

Morfologia. Vario e complesso è il quadro morfologico del Panamá, movimentato da una serie ininterrotta di rilievi che serpeggiano da ovest a est, costituendo la sezione estrema della lunga dorsale istmica. Il territorio panamense sorge da una piattaforma continentale poco profonda, particolarmente estesa sotto le acque del Pacifico, in specie in corrispondenza del Golfo di Panamá. Durante la fase di emersione della regione, verificatasi sul finire del Cenozoico nel corso del corrugamento della zona istmica, ben più vasta era l'area emersa, costituita da potenti serie di rocce sedimentarie mesozoiche e soprattutto cenozoiche, poggianti su un basamento di rocce cristalline e metamorfiche antiche, e interessate, in particolare nel Miocene, da un'intensa attività vulcanica, cui si devono le estese coltri e i numerosi edifici vulcanici, alcuni dei quali attivi fino in epoche recenti, come il Barú o Chiriquí (3.475 m), la cima più elevata del Paese. Durante il Pliocene e il Pleistocene però la regione, in conseguenza dei processi di assestamento nell'ambito dell'area centroamericana, ha risentito di intensi movimenti epirogenetici, all'ultimo dei quali, manifestatosi nel Pleistocene, si deve l'attuale conformazione del Paese: l'abbassamento di circa 200 m della sezione meridionale dell'originaria piattaforma istmica ha comportato infatti una notevole ingressione marina, cui si devono la formazione del Golfo di Panamá e la sommersione di un allineamento vulcanico meridionale, del quale emergono lembi nella penisola di Azuero (Cerro Canajagua), nelle Isole delle Perle (Archipiélago de las Perlas) e nella Serranía del Sapo, nel Darién; tale ingressione inoltre ha ulteriormente abbassato la già modesta soglia divisoria tra Pacifico e Atlantico. La depressione centrale, lungo la quale è stato scavato il canale interoceanico in quanto la linea displuviale vi si abbassa fino a toccare gli 87 m al Passo di Culebra, permette di dividere il territorio in due sezioni principali, occidentale e orientale.

 

Rilievi. L'ossatura della sezione occidentale è data dalla Cordillera de Veraguas, prosecuzione della cordigliera costaricense di Talamanca, e dalla Serranía del Tabasará, con alcune cime oltre i 2.500 m (Cerro Santiago, 2.826 m), e con la quale forma un unico allineamento montuoso, chiamato anche Cordigliera Centrale. Gli edifici vulcanici sono per lo più profondamente intaccati dall'erosione. I fianchi del Chiriquí si aprono, profondamente incisi dai barranchi, su vasti pianori che digradano a terrazzi tra i 1.600 e i 900 m: il più vasto, quello di David, si affaccia sul Golfo di Chiriquí . Mentre verso nord la Cordigliera Centrale lascia esiguo spazio alla cimosa costiera, specie in corrispondenza del Golfo de los Mosquitos, a sud, tra la cordigliera e la penisola di Azuero si estende un corridoio di basse terre rivestite da una densa copertura forestale. Oltre la penisola di Azuero la Cordigliera Centrale si va gradatamente spegnendo verso la zona depressionaria del canale. La sezione orientale del Panama è molto meno elevata ed è caratterizzata da un arco montuoso che corre prevalentemente a ridosso della costa caribica ed è formato dalla Cordillera de San Blas e dalla Serranía del Darién; le cime non superano i 1.000 m se non all'estremità orientale, presso il confine con la Colombia, dove il Cerro Tacarcuna tocca i 1.875 m. Alture modeste, irregolarmente disposte, si susseguono tra la Serranía del Darién e la Serranía del Sapo, separate da vallate che dolcemente si allargano verso il Golfo di Panamá.

 

Coste. La costa pacifica è molto articolata e ricca di isole: il solo Arcipelago delle Perle è formato da 144 isolotti e 39 isole maggiori, la più estesa delle quali, l'Isola del Rey o Isola di San Miguel, è vasta 32 km2 . Numerosissimi banchi e isolotti affiorano solo durante le basse maree, dato che lungo la costa pacifica le ampiezze di marea sono rilevanti, oscillando sui 5-6 m: intensa è di conseguenza l'azione erosiva sui litorali. La costa caribica è in genere più uniforme, con uno sviluppo complessivo di circa 1.200 km rispetto ai 1.600 circa di quella pacifica; varie isole rinserrano la Laguna di Chiriquí, quasi all'estremità occidentale del litorale, mentre numerosi piccoli arcipelaghi di natura corallina emergono davanti alla costa di San Blas.

 

Clima. Su gran parte del Panamá il clima è di tipo equatoriale, caldo-umido e molto piovoso; si hanno tuttavia differenze sensibili di regime termico secondo l'altitudine e di piovosità in rapporto all'esposizione all'umido flusso dell'aliseo di nord-est. Per tale motivo il versante caribico della Cordigliera Centrale e della Serranía del Darién è costantemente piovoso, con precipitazioni di 2.500-3.600 mm annui; invece nella regione meridionale esposta al Pacifico, molto meno piovosa (1.400-2.000 mm annui e anche meno nelle zone più riparate), è possibile distinguere due stagioni: una secca, da gennaio ad aprile, e una piovosa, da maggio a dicembre. L'influenza dell'altitudine è notevole e permette di distinguere la tipica successione in fasce climatiche: fino ai 600-700 m le tierras calientes , che abbracciano circa l'87% dell'intero territorio, con temperature medie superiori ai 18 °C; tra i 700 e i 1.500 m le tierras templadas , con temperature medie tra 15 e 18 °C; le tierras frías , oltre i 1.500 m, comprendenti solo il 3% del territorio, con temperature inferiori ai 15 °C ma comunque mai sotto zero.

 

Flora. In relazione alle condizioni climatiche, foreste e boschi coprono più del 43% del territorio; foreste di tipo equatoriale si estendono lungo la fascia caribica meno elevata, in specie nella sezione orientale, e rivestono i rilievi del Darién. Lungo il versante pacifico la foresta si presenta prevalentemente degradata e sostituita in gran parte da savane o nelle zone più aride dal matorral, una sterpaglia tropicale xerofila; lungo i corsi d'acqua si addensa la foresta a galleria. Oltre i 700 m alle selve si sostituisce il bosco ceduo. Palmizi e mangrovie abbondano lungo le coste, in particolare quelle caribiche.

Idrografia. Il territorio panamense è molto ricco di fiumi, con acque copiose e regime alquanto regolare, ma dal corso assai breve, specie i tributari del Mar delle Antille, data la vicinanza dello spartiacque alla costa. Hanno sviluppo relativamente maggiore i fiumi che sfociano nel Pacifico, come il Chepo e soprattutto il Tuira. Lungo 182 km, scende dalle alture al confine con la Colombia con un corso assai rapido nel tratto iniziale, accidentato da numerose piccole cascate; riceve molti affluenti, il principale dei quali è il Chucunaque che attraversa per 172 km una regione in parte ancora selvaggia, coperta da densa foresta equatoriale, e si getta con un profondo estuario nel Golfo di San Miguel.