Storia

Preistoria.

 

Industrie a bifacciali riferite all'Acheuleano sono note in alcuni siti, come per esempio Koum el-Majene e Sidi Zin vicino a El Kef. Il Paleolitico medio è attestato da numerosi rinvenimenti in superficie o in strato. Tra questi ricordiamo il Musteriano nei pressi di Gafsa, ad Ain Meterchem e nel sito di El Guettar, con fauna a rinoceronte, cammello, bovidi ecc.; in questo sito è stata rinvenuta una singolare e complessa struttura conica formata da pietre sferoidali, forse collegabile alla presenza di sorgenti artesiane nella località. Industrie dell'Ateriano sono note in alcuni siti, per esempio a Sidi el Ferjani, Sidi Mansour e Uadi el Akarit. Il Paleolitico superiore è attestato, tra l'altro, nelle già ricordate località di El Guettar e Sidi Mansour; industrie dell'Iberomaurusiano sono state riconosciute a Ouchtata (Nefza), Zarath (Gabès) e in altre località. Frequenti sono i chiocciolai e le occorrenze di materiali litici riferibili al Capsiano: Bortal Fakher vicino a Gafsa, con datazioni al C14 comprese tra 7600 e 6930 anni da oggi, El Mekhta, anch'essa vicino a Gafsa, con manifestazioni di arte mobiliare su placchette, Chabet el Bakrer vicino a Kasserine ecc. Fiorito in territorio tunisino ma diffusosi presto in tutto il Nordafrica e in zone più interne, è il complesso culturale capsiano individuato a Gafsa e risalente a una fase finale dei tempi paleolitici.

 

Storia.

Fin dai tempi più antichi la Tunisia fu abitata da popolazioni di tipo europoide, dette Libi dagli Egizi e dai Greci e Numidi dai Romani. Di tutti i centri fondati dai Fenici nell'Africa settentrionale, le due città più importanti furono Utica e Cartagine, il cui territorio comprendeva gran parte della Tunisia attuale. Alla fine del sec. III a. C. si formarono intorno a questo territorio due regni di Numidia, unificati poi da Siface (206-205 a. C.) in un dominio che comprendeva la Tunisia meridionale e gran parte dell'Algeria e del Marocco. I suoi re furono costantemente implicati nelle guerre puniche, come amici o nemici dei Romani. Dopo il crollo dell'Impero punico, il territorio della distrutta Cartagine divenne una provincia romana chiamata “Africa”: qui i Romani svilupparono grandi opere agricole e urbane e Cartagine fu ricostruita. Durante la decadenza dell'impero, la Tunisia fu occupata dai Vandali (430-534). Ripresa poi dai Bizantini e mal governata, cadde in mano agli arabi (sec. VII). Col nome di Ifrīqiyah, gli arabi indicarono la Tunisia, la Tripolitania e l'Algeria orientale; e la città di Kairouan, da loro fondata, fu capitale di questo nuovo dominio. Nell'anno 800 l'arabo Ibrāhīm Ibn el Aghlab, governatore dell'Ifrīqiyah, si ribellò al califfo di Baghdad fondando nella regione la prima dinastia indipendente, che durò fino al 909, e attuò la conquista della Sicilia (827-877). Furono invece berbere le tre dinastie seguenti, degli obaditi o fatimiti (909-1171), degli almohadi (1160-1207) e degli hafsidi (1207-1574). Il sovrano obadita al Muʽizz conquistò tutto il Maghreb e infine anche l'Egitto (969), dove fondò la città del Cairo. I Fatimiti si affermarono anche in Siria. In seguito l'Egitto andò perduto a favore degli ayyubiti, mentre i domini occidentali caddero in potere di gruppi berberi. Il grande retaggio di al Muʽizz fu ripristinato dall'almohade Ibn Tumart, dall'Atlantico all'Egitto, ma la Sicilia passò ai Normanni. Sotto gli hafsidi, resisi indipendenti da Tunisi, la regione acquistò grande prosperità e Tunisi divenne un centro importante anche culturalmente. Agli inizi del sec. XVI i porti della Tunisia divennero rifugio di corsari turchi, aiutati dai sultani di Costantinopoli. I corsari finirono per rimanere padroni di Algeri, Biserta e Tunisi, a beneficio ultimo dei turchi, che poterono affermare la loro sovranità sulla regione (1574). Nel 1705 il comandante dei giannizzeri Ḥusayn si proclamò bey, dando inizio alla dinastia degli Ḥusayinidi. Nella seconda metà dell'Ottocento, la Tunisia divenne oggetto di una grande partita diplomatica fra le potenze europee, ai fini del predominio nel Mediterraneo, ma la Francia si risolse a un colpo di forza, occupando la Tunisia con un corpo di spedizione e imponendo al bey il suo protettorato (Trattato del Bardo, 12 maggio 1881; Convenzione della Marsa, 8 giugno 1883). Nei primi anni del sec. XX ebbero inizio i movimenti nazionalisti, che si concretarono nel 1920 con la fondazione del Partito Liberale Costituzionale (in forma abbreviata Destour), che reclamava i diritti politici per i tunisini. Dopo lunghe e dure lotte, i nazionalisti riuscirono dapprima a ottenere una maggiore autonomia interna e, infine, per opera soprattutto di Habib Burghiba, l'indipendenza nazionale (20 marzo 1956). Nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, la Tunisia fu utilizzata come base dai tedeschi nei combattimenti contro gli Alleati in Algeria: il Paese fu teatro di un'aspra battaglia. Nell'aprile dello stesso anno Burghiba fu nominato primo ministro. Nel luglio 1957 l'Assemblea Nazionale depose il bey, abrogò la monarchia e proclamò Habib Burghiba presidente. Nel 1959 venne promulgata la nuova Costituzione. Da quella data (fino al 1987) la Tunisia ha vissuto sotto la tutela di Burghiba, il quale nel 1974 si fece proclamare presidente a vita, designando Hedi Nouira come suo successore. Nel 1978 nella impalcatura politica tunisina apparvero le prime crepe: dopo violenti incidenti di piazza il governo fece arrestare il leader sindacale Habib Achour, capo dell'Unione Generale dei Lavoratori Tunisini (UGL Tunisia ). Nel 1980, l'ormai impopolare Nouira venne sostituito come primo ministro e successore di Burghiba da Mohamed Mzali (1925-2010). Nel 1982, in seguito all'invasione israeliana del Libano meridionale, l'OLP trasferì il suo quartier generale da Beirut a Tunisi, ma il raid dell'ottobre 1985 contro la residenza tunisina di Yasir Arafat da parte di aerei israeliani costrinse l'OLP a trasferire altrove i suoi effettivi. Nel luglio 1986 il premier Mzali fu esautorato da un Burghiba ultraottantenne, più che mai deciso a riprendere le redini del potere dopo un triennio di relativa eclissi. Con la nomina del filoccidentale Rachid Sfar, il vecchio leader chiudeva con i settori panarabi e integralisti della Tunisia scegliendo chiaramente l'Occidente. Nel novembre 1987, il primo ministro Zin al-Abdin Ben Ali depose Burghiba, dichiarandolo incapace di governare per le precarie condizioni di salute, e assunse la presidenza della Repubblica. Smantellate alcune delle preesistenti strutture statali, con trasformazione del Destour in Raggruppamento Costituzionale Democratico (febbraio 1988), e fatte formali concessioni a una certa liberalizzazione, nell'aprile 1989 Ben Ali veniva quindi confermato con le elezioni alla presidenza della Repubblica. Anche le presidenziali del marzo 1994 videro una vittoria plebiscitaria (99,9% dei voti) di Ben Ali. Malgrado la volontà di democratizzazione del Paese, il nuovo governo, bloccato dalle contraddizioni della società tunisina, manifestò comunque un autoritarismo non molto dissimile da quello del precedente regime, fino a varare nel 1992 una legge assai restrittiva sui diritti d'associazione. Nel frattempo i rapporti internazionali videro un andamento alterno delle relazioni con gli Stati Uniti (peggiorate durante la guerra del Golfo) e soprattutto il miglioramento di quelle con i Paesi vicini. Le elezioni dell'ottobre 1999, le prime multipartitiche, riconfermarono, con larghissimo consenso, il presidente Ben Ali per un terzo mandato. La morte di Burghiba nel 2000 radunò in Tunisia i leader politici dell'Europa e dei Paesi arabi. Nonostante la costituzione limitasse la presidenza a tre mandati di governo di cinque anni ciascuno, nel settembre del 2001 Ben Ali veniva scelto come candidato alla presidenza e, attraverso l'approvazione di un referendum costituzionale che portava il limite dei mandati presidenziali da tre a cinque (2002), veniva riconfermato con una larghissima maggioranza nelle elezioni del 2004 e del 2009. Il regime assoluto del presidente Ben Ali doveva, però, fare i conti con un malcontento sociale sempre più crescente, culminato nelle rivolte di piazza della fine del 2010 e l'inizio del 2011; dopo un estremo tentativo di calmare le proteste, annunciando riforme e concedendo potere agli esponenti dell'opposizione, il presidente lasciava il Paese, mentre gli scontri si facevano sempre più numerosi arrivando fino alla capitale. Il potere veniva assunto temporaneamente dal presidente del parlamento Fouad Mebazaa.