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Spazio fisico
Geologia. Il Paese ha la sua sezione più caratteristica e importante nel vasto altopiano, o acrocoro, che rappresenta la parte settentrionale dell'"Africa alta" e che corrisponde all'Etiopia storica, l'Abissinia. Nella sua conformazione attuale il territorio etiopico è il risultato dei grandi perturbamenti che hanno portato alla separazione dell'Africa dall'Asia sud-occidentale; a essi si deve la formazione della depressione dancala e della Rift Valley che, attraverso la Valle dell'Auasc (Awash) e la fossa del Lago Galla, continua in direzione sud-occidentale nel Kenya. Questi stessi elementi tettonici dividono il Paese in due parti: da un lato l'Acrocoro Etiopico vero e proprio, dall'altro gli altipiani che digradano verso i bassi tavolati e le pianure più esterne della Somalia. Il territorio poggia su un antichissimo zoccolo precambriano, costituito in prevalenza da scisti, gneiss e graniti, che affiora in alcuni settori del Paese (Altopiano Sidamo-Borana) e che rappresenta una sezione dello scudo nubio-arabico; esso fu interessato dalle orogenesi archeozoiche, che vi determinarono la formazione di catene montuose, soggette durante il Paleozoico a continua e intensa erosione. All'inizio del Mesozoico, quando ormai al posto delle catene si stendeva un vasto penepiano, iniziava un lento processo di affondamento; mentre il mare invadeva gradualmente Somalia, Dancalia e parte dell'acrocoro, depositi marini di tipo clastico si raccoglievano nella fascia costiera originando arenarie, e più al largo, dove si erano instaurate condizioni pelagiche, si formavano invece depositi calcarei. Gradualmente il processo di subsidenza si arrestò e fu sostituito da un lento sollevamento con corrispondente regressione marina; sui calcari si stratificavano così altre arenarie, mentre la regione riaffiorava. All'inizio del Cenozoico i perturbamenti tettonici provocarono un ulteriore forte sollevamento dello zoccolo cristallino e la sua fratturazione. Dalle profonde aperture fuoriuscirono colate di lava che si espansero sulle superfici sedimentarie, raggiungendo spessori anche di 3.000 m. Nel frattempo vennero individuandosi, con l'apertura del Mar Rosso, la depressione dancala (all'origine invasa dal mare) e le valli del Rift.
Morfologia. Dalla tettonica, probabilmente ancora vivente, e dal vulcanismo (attivo in Dancalia) dipende il carattere relativamente complesso del rilievo, sul quale i fenomeni d'erosione agirono con discontinuità, anche in rapporto a diversi cicli climatici. Le colate laviche tra l'altro sbarrarono alcune valli provocando deviazioni fluviali e la formazione di laghi (per esempio il Lago Tana), e isolando il golfo dancalo dal mare. L'intensa erosione, avviata dai moti generali di sollevamento, ha aperto profonde incisioni nel complesso tabulare di rocce vulcaniche e arenacee; tali canyons sono oggi elementi morfologici assai importanti, ponendosi alla base della divisione regionale del Paese: così la Valle del l'Abbai o Abay (Nilo Azzurro) divide il Goggiam dallo Scioa e dall'Uolleggà; il Tacazzè (Tekeze) separa il Tigrè dall'Amhara ecc. Tra i canyons si ergono gli elementi tabulari (le ambe), che rappresentano la tipica morfologia del rilievo etiopico, il quale ha le sue cime più elevate nei monti del Semièn, culminando nei 4.620 m del Ras Dascian . Numerose altre sono le sommità che superano i 4.000 m, come l'Abuna Josef (4.190 m), il Guna (4.231 m), il monte Mangestu (4.100 m) ecc.; molte di esse si trovano sul ciglio della grande scarpata che delimita l'acrocoro sul lato orientale, elemento di notevole portata geografica per la divisione che esso opera tra la Dancalia (che ospita nel Piano del Sale delle marcate criptodepressioni, quali il Lago Assal e il Lago Giulietti, posti rispettivamente a 116 m e a 80 m) e l'altopiano, posto in media a 2.000-2.500 m di altitudine. A ovest della Fossa Galla infine è un'altra regione di alteterre, il cosiddetto Altopiano Gallo-Somalo, comprendente grossomodo l'Ogadèn, il Bale e il Sidamo; esso scende con una ripida scarpata al Rift, di fronte al ciglione dell'altopiano etiopico, mentre digrada a sud-est verso la Somalia; l'uniforme inclinazione e le valli per lo più poco incassate sono elementi morfologici che distinguono nettamente tale altopiano dall'acrocoro vero e proprio.
Clima. Per la sua posizione geografica l'Etiopia ha un clima che può essere definito di tipo tropicale a due stagioni, di cui una invernale (ottobre-marzo) asciutta e una estiva (aprile-settembre) piovosa. Ma se il fattore latitudine determina effettivamente una diminuzione media delle precipitazioni dall'Equatore verso i tropici, l'altitudine e la disposizione del rilievo influenzano profondamente non solo le piogge ma anche le temperature e i venti. Occorre considerare inoltre la vicinanza del continente asiatico, separato solo dall'angusto Mar Rosso. Così, in gennaio, all'anticiclone dell'Asia occidentale si contrappone direttamente il ciclone d ell'Africa centrale. I venti che ne risultano, spiranti da nord-est a sud-ovest, piuttosto freddi e secchi, raccolgono poca umidità sul Mar Rosso, scaricandola subito sulle coste e sulla scarpata eritrea. In luglio la situazione si inverte e i venti equatoriali, caldi e umidi, che investono l'Etiopia provenendo sia da sud-est sia da sud-ovest scaricano le loro acque sugli altipiani. A ciò corrisponde una marcata differenza distributiva delle precipitazioni passando dall'acrocoro alla pianura costiera de ll'Eritrea e alla Dancalia: in quest'ultima si ha un regime nettamente arido (fino a 50 mm annui), nell'altopiano si superano generalmente i 1.000 mm annui, con valori più elevati (fino a 1.800 mm) sui rilievi centrali e nelle zone occidentali, e valori decrescenti verso est e sud-est. Per quanto riguarda le temperature, l'altitudine esercita una funzione determinante; occorre perciò distinguere tra le zone d'altopiano e le pianure, con differenze medie dell'ordine di 8-14 °C. In genere nelle regioni poste verso i 2.000 m la media annua si aggira sui 16-18 °C, con un'escursione annua assai esigua, di 4-5 °C e anche meno: Addis Abeba, situata a 2355 m d'altitudine, ha una temperatura media annua di 16 °C, con una media di gennaio di 15,9 °C e una di luglio di 14,9 °C. Più marcato è lo sbalzo termico giornaliero: d'inverno durante la notte il termometro può anche scendere sotto lo zero. Le pianure invece si pongono tra le zone più calde della Terra toccando in certe località persino i 50 °C. Rilevanti sono le escursioni, sia annue sia tra i massimi e i minimi assoluti. A elementi topografici locali è dovuto il fatto che in talune zone i mesi più caldi sono quelli invernali e i più freddi sono i mesi estivi: è il caso per esempio di Addis Abeba e di Gambela (27,2 °C in media in gennaio, 25,6 °C in luglio), situata nell'Etiopia sud-occidentale (Regione dell'Ilubabor).
Flora. In stretto rapporto col clima è l'ambiente vegetale, il quale, benché abbia risentito profondamente dell'opera dell'uomo, che attraverso incendi e diboscamenti ha degradato gran parte delle formazioni naturali, presenta rilevanti varietà floristiche dalle specie proprie del deserto caldo alla foresta tropicale pluvio-montana, alla foresta umida ecc. Sono però possibili due grandi distinzioni, basate rispettivamente sulla latitudine e sull'altitudine. Dalla foresta equatoriale più meridionale si passa alla foresta parco, alla savana con acacie ed euforbie, alla savana con termitai e al cespuglieto mesofitico a rumex dell'altopiano settentrionale. Le fasce altimetriche dell'altopiano sono quattro, chiamate rispettivamente quollà o zona inferiore (600-1.800 m), voina degà o zona intermedia (1.800-2.500 m), degà o zona superiore (2.500-3.500 m), urèc o aree cacuminali (sopra i 3.500 m). Differenze floristiche rilevanti, legate ai diversi regimi delle precipitazioni, esistono anche tra il versante sudanese dell'acrocoro e la scarpata del Mar Rosso. Nella quollà, oltre alle acacie, appaiono frequentemente le euforbie (comuni Euphorbia officinarum ed Euphorbia abyssinica), le palme (la palma dum è frequente nella pianura dancala), i tamarindi e, ai livelli superiori, i bambù, la Musa ensete, il caffè, che cresce spontaneo in diverse regioni (Caffa specialmente); nella voina degà si trovano acacie, euforbie, l'aloe, il ginepro, il podocarpo, ecc.; nella degà predominano i prati e i pascoli; nell'urèc i prati e le zone arbustive a ericacee e a rumex. In prossimità delle aree urbane e lungo le vie di comunicazione principali cresce l'eucalipto, introdotto dall'Australia e ottimamente acclimatato nell'ambiente etiopico. La foresta pluviale è presente in ampi lembi lungo i fiumi che tributano al Nilo Bianco e ospita essenze pregiate; la foresta umida infine è caratteristica del Semièn.
Idrografia. La rete idrografica, che ha scolpito profondamente il rilievo, è stata condizionata nel suo sviluppo dalla situazione strutturale; così l'orlo della scarpata etiopica segna, in generale, lo spartiacque tra i bacini del Mediterraneo (attraverso il Nilo) e del Mar Rosso; inoltre alcuni fiumi sfociano direttamente nell'Oceano Indiano. Le valli principali, dall'andamento radiale, sono dirette prevalentemente verso ovest e nord-ovest nelle alteterre nord-occidentali, verso sud-est in quelle meridionali; non mancano però i tratti volti a nord (alto Tacazzè) o addirittura a sud (Nilo Azzurro). Le direzioni prevalenti designano due reticoli interferenti, rettangolare e romboidale; ciò sembra dipendere strettamente dalle condizioni tettoniche. L'Etiopia può essere considerata il nodo idrografico dell'Africa orientale per i molti e importanti fiumi che vi si originano. Anche i maggiori corsi d'acqua sono però in genere navigabili solo per brevi tratti, date le forti variazioni di portata dovute al regime pluviale e le frequenti rapide; assai rilevante è per contro il loro potenziale idroelettrico. I principali fiumi che solcano la sezione settentrionale dell'altopiano sono: il Baraka , che attraversa l'Eritrea e si perde nelle sabbie prima di arrivare al Mar Rosso; il Tacazzè, che dalle montagne del Lasta e del Semièn, dove scorre in un canyon grandioso, scende verso la depressione nilotica per confluire nell'Atbara, uno dei maggiori tributari del Nilo, i cui rami sorgentiferi attingono nella zona a nord-ovest del Lago Tana ; e soprattutto il Nilo Azzurro, emissario del Lago Tana, che descrive una grande ansa intorno ai monti Ciokkè (Goggiam) prima di piegare verso ovest e raggiungere, in territorio sudanese, il Nilo Bianco. Solcano invece gli altipiani meridionali l'Omo, immissario del Lago Turkana (Rodolfo), il Canale Doria (Genale), che a Dolo, presso il confine con la Somalia, si unisce al Daua Parma (Dawa) e all'Uebi Gestro (Weyb) a formare il Giuba, e l'Uebi Scebeli (Wabi Shebele), che con un profondo solco d'erosione divide l'Ogadèn dal Bale ed entra poi in territorio somalo, che interessa per la maggior parte del suo corso. L'Auasc, che nasce a ovest di Addis Abeba, percorre invece la Fossa Galla e sfocia nel Lago Abbè, dopo aver perso parte delle acque attraversando la Dancalia. La fossa, a sud dell'Auasc, ospita numerosi laghi a bacino chiuso che, come si è detto, si definiscono Lago Galla: sono lo Ziway, il Langano, l'Abiyata, il Shala, l'Awasa, l'Abaya o Margherita e il Shamo; il lago maggiore dell'Etiopia è il Tana (3.200 km 2 ), nel cuore dell'acrocoro e formatosi dopo lo sbarramento dell'alta Valle dell'Abbai da parte di colate laviche.