Ambiente umano

Composizione etnica. La popolazione della Sudafrica è formata per il 76,3% da Africani Bantu, per il 12,7% da bianchi, per l'8,5% da coloureds e per il 2,5% da Indiani (valori riferiti al 1995). Esiste anche un'esigua minoranza di Boscimani e di Ottentotti, gli originari abitatori del Paese, cacciatori e raccoglitori nomadi, i quali sono stati progressivamente respinti verso le zone desertiche del Kalahari dapprima dai Bantu, sopravvenuti in diverse ondate da nord e da nord-est, quindi dai bianchi, la cui colonizzazione dell'Africa del Sud ebbe inizio dalla Baia della Tavola, dove fu fondata nel 1652 Città del Capo, e la cui conquista territoriale volse soprattutto verso nord e verso est. Dei Bantu i gruppi più cospicui sono quello degli Zulu (8,4 milioni di appartenenti), insediati nel Natal e lungo il confine meridionale del Lesotho, e quello degli Xhosa (6,6 milioni) concentrati nel Transkei, a sud del KwaZulu/Natal. Gli Zulu restano giustamente famosi per essere riusciti a organizzare nel XIX secolo un regno potente che non solo si impose su gran parte dell'Africa sud-orientale, ma che combatté coraggiosamente contro i bianchi. Sugli altopiani vivono gruppi diversi, ma complessivamente meno numerosi; nell'Orange il gruppo più consistente è quello dei Sotho (Basotho; 6 milioni), nel Transvaal e nella zona del Capo sono stanziati i Tswana (2,7 milioni), i Tsonga o Shangaan (1,6 milioni), i Swazi (900.000), i Ndebele (560 000), i Venda (650.000) ecc. I bianchi sono per la maggior parte i discendenti dei primi colonizzatori e immigrati dai Paesi Bassi (afrikaners) e Inglesi, quindi di Tedeschi e altri immigrati da vari Paesi europei; più di 46.000 sono gli Italiani.

 

Sviluppo demografico. L'incremento della popolazione bianca, oggi quasi interamente dovuta alla naturale dinamica demografica, fu nel secolo scorso e nei primi decenni del XX secolo largamente determinato dall'immigrazione: nel solo Transvaal nel periodo 1890-1911 il numero degli Europei, qui attratti soprattutto dalla scoperta dei ricchi giacimenti di oro e diamanti, passò da 119.000 a 421.000 abitanti. Ormai l'immigrazione è pressoché cessata e il più elevato tasso d'incremento naturale dei Bantu determina un progressivo aumento della popolazione africana rispetto a quella bianca. Gli abitanti sono passati dai 9,6 milioni del 1936 ai 42 del 1997, gli africani da circa 6,5 milioni sono diventati oltre 31 milioni, mentre i bianchi hanno superato i 5 milioni. Un certo peso hanno i coloureds, nati per lo più da antichi incroci tra bianchi e schiave ottentotte; i meticci (in cui sono compresi anche i cosiddetti Malesi del Capo) vanno aumentando sensibilmente sia per incremento naturale sia per l'apporto continuo di altri elementi nati da nuovi matrimoni misti: erano circa 770.000 nel 1936 e 3,5 milioni nel 1997. Anche gli Asiatici sono relativamente numerosi (circa 1.015.000): a parte piccoli gruppi di Cinesi, si tratta di discendenti degli Indiani fatti affluire nel Natal (dove sono tuttora concentrati) per essere adibiti ai lavori di piantagione della canna da zucchero.

 

Distribuzione. La popolazione presenta una densità media piuttosto bassa e una distribuzione assai irregolare: è concentrata nelle regioni orientali che offrono più vantaggiose possibilità agricole e industriali, specie lungo le coste del KwaZulu-Natal, la provincia agricola più ricca. In particolare abbondano in questa zona gli Africani, insediati nelle numerose riserve della provincia; le riserve, che sono frammentate ai margini delle terre occupate dai bianchi (ovviamente le migliori), accolgono circa metà della popolazione africana, rispettando i legami etnici; i vari gruppi svolgono le tradizionali attività agricole e di allevamento e abitano in villaggi di capanne di forma circolare, sviluppate intorno al recinto per il bestiame, il kraal. Essi sono anche numerosi nelle zone agricole e minerarie del Transvaal e dell'Orange, in parte nelle farms alle dipendenze dei coltivatori bianchi, in parte nei grandi ghetti negri alla periferia delle città. Procedendo verso ovest e sud-ovest la densità cala nettamente fino a toccare gli 8 abitanti/km 2 .

 

Urbanesimo e città. La popolazione urbana è tra le più elevate dell'Africa e circa 1/5 dell'intera popolazione sudafricana vive in cinque città. La vita urbana è interamente dominata dai bianchi; le città ospitano anche la maggioranza degli Indiani e dei coloureds. La nascita e lo sviluppo delle città sudafricane sono legati fondamentalmente a fattori minerari e portuali. Emerge nettamente Johannesburg, polo fondamentale delle ricche attività minerarie e industriali del Witwatersrand (o semplicemente Rand) e capoluogo della provincia del Gauteng. È un centro modernissimo, dinamico, dominato dai grattacieli, che sorge presso grandi giacimenti d'oro, cui deve anzi la sua fondazione e l'incessante sviluppo successivo. Sempre nella provincia del Gauteng è Pretoria, capitale amministrativa della Repubblica Sudafricana sin dall'anno della costituzione dell'Unione Sudafricana, nel 1910; importante centro storico, culturale ed economico, conserva molti ricordi del passato, tra cui l'imponente monumento ai pionieri boeri. Bloemfontein, capoluogo dello Stato libero (Orange) e capitale giudiziaria del Sudafrica, grande mercato zootecnico e Kimberley, capoluogo della provincia del Capo Settentrionale, celebre per i giacimenti diamantiferi, sono gli unici altri centri di una certa importanza degli altopiani; le altre grandi città sudafricane sono infatti ubicate sulla costa, con funzione di sbocchi industriali e minerari delle regioni interne, oltre che poli delle popolose, attive zone costiere. La principale è Durban, metropoli del KwaZulu-Natal, collegata con ferrovia al Rand; è il massimo porto del Paese, sede di numerose industrie (alimentari, chimiche ecc.) ma anche elegante città residenziale. Altri centri portuali di rilievo sono, entrambi sull'Oceano Indiano, East London e Port Elizabeth, sbocco essenzialmente di prodotti agricoli e zootecnici. Funzioni particolari ha Città del Capo , la capitale legislativa, capoluogo della provincia del Capo Occidentale, situata sul promontorio capide e affacciata sulla baia dominata dalla Montagna della Tavola; è un importante centro industriale e portuale sulle rotte per l 'Australia.

 

Apartheid. Per anni la Repubblica Sudafricana è stata teatro di un durissimo sistema di apartheid che separava le popolazioni di colore dai bianchi in tutti i campi della vita sociale ed economica. A corollario di ciò stanno le differenze fortissime nel livello di vita delle diverse comunità, che si rendono evidenti con pochi dati: la vita media è di 70 anni fra i bianchi, 65 tra gli asiatici, 59 tra i neri; la mortalità infantile è inferiore al 15 per mille per la popolazione bianca, sale a più del 25 per mille per gli Asiatici e raggiunge il 94 per mille nei gruppi africani; la percentuale di analfabetismo è dell'1% fra i bianchi e di circa il 15% fra la gente di colore. L'apartheid è sopravvissuto intatto fino al 1986, anno in cui è iniziato un progressivo smantellamento delle sue strutture, trasformazione completatasi nei primi anni Novanta, anche grazie alle pressioni internazionali che avevano finito per isolare il governo di Pretoria. Nel 1992 un referendum ha approvato con il 68,6% dei voti l'accordo costituzionale che mira alla formazione di uno Stato unitario multirazziale. Evidentemente, però, le sperequazioni e le ferite sociali prodotte dal lungo periodo di segregazione delle popolazioni indigene rendono difficile e contrastata anche questa fase di evoluzione.