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Economia
Al momento dell'indipendenza il Botswana appariva scarsamente fornito di risorse minerarie, aveva pochissime strade ed era attraversato da una sola ferrovia, in mano alla Rhodesia (oggi Zimbabwe).
Allevamento e risorse minerarie. L'economia poggiava sull'allevamento, che disponeva di ampi spazi ma che mancava di ogni idonea attrezzatura industriale, mentre il ridottissimo arativo dava una stentata agricoltura di sussistenza: sorgo, mais, miglio. Ma a partire dagli anni Settanta la scoperta di ricchissimi giacimenti minerari, soprattutto diamantiferi (17 milioni di carati nel 1995), quindi di nichel (di cui il Botswana è oggi uno dei massimi produttori africani), rame, carbone ecc., ha consentito un'evoluzione nettamente positiva dell'economia. I proventi minerari, cui si sono aggiunti cospicui finanziamenti esteri, hanno consentito di affrontare la modernizzazione del settore zootecnico (bovini, ovini e caprini), di incrementare lo sfruttamento del sottosuolo e soprattutto di potenziare le infrastrutture, sia idriche, cui è legato il futuro dell'agricoltura, sia viarie; la rete stradale è stata sestuplicata e fondamentale a tale riguardo è il collegamento con lo Zambia, la grande arteria Bot-Zam ultimata nel 1977, in grado di sottrarre il Botswana alla passata dipendenza dalla citata ferrovia rhodesiana. Aeroporti a Francistown, Gaborone, Maun, Selebi-Phikwe. Cospicui investimenti sono anche stati destinati per l'edilizia urbana, data la recente sensibile tendenza all'urbanizzazione, e per l'istruzione.
Politica economica. Dal 1976 la creazione della moneta nazionale, il pula, e l'istituzione della banca di Stato sono la chiara indicazione della decisa volontà governativa di attuare una politica economica il più possibile autonoma. Gli scambi commerciali si svolgono prevalentemente con gli altri membri del Sacu (Lesotho, Namibia, Sudafrica e Swaziland); mentre gran parte delle esportazioni minerarie è diretta in Europa.