Un Brasile lacerato alla prova del ballottaggio

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Il Partito Democratico dei Lavoratori (PDT) del Brasile, il cui candidato alle presidenziali Ciro Gomes è arrivato quarto con il 3 percento dei voti domenica scorsa, ha annunciato martedì 4 ottobre che sosterrà l’ex presidente Luiz Inácio Lula Da Silva contro Jair Bolsonaro nel ballottaggio del 30 ottobre. Il presidente del PDT Carlos Lupi ha dichiarato che la leadership del partito ha deciso “all’unanimità” di appoggiare ciò che è più vicino alle proprie idee, “ovvero la candidatura di Lula”. Gomes, che era terzo in tutti i sondaggi, alla fine è arrivato al quarto posto con il 3,04 percento. Lo ha superato la centrista Simone Tebet, che ha ottenuto il 4 percento, membro del Movimento Democratico Brasiliano, di cui è stata leader al Senato dal 2018 al 2019.Tebet si è candidata alla presidenza del Senato nel 2021 contro il senatore Rodrigo Pacheco, sostenuto sia dal presidente Jair Bolsonaro che dal Partito dei Lavoratori dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva.

Tebet si è candidata alle presidenziali con una campagna centrista, pragmatica e social-liberale e cercando di rilanciare la politica della “terza via”, opponendosi sia al presidente Bolsonaro che all’ex presidente Lula. Ha dichiarato che le sue priorità sono le politiche sociali, come l’istruzione, la casa e l’ambiente. Su questo tema, ha dichiarato di volere una “politica di tolleranza zero” per la deforestazione illegale e si è espressa a favore di un aumento dei finanziamenti nel Nord-Est del Brasile per produrre energia solare ed eolica sulle coste e sulle pianure inutilizzate, ma le sue politiche sono state descritte come un equilibrio tra politiche ambientali e politiche a favore dell’agricoltura. Il suo movimento é diviso in due correnti opposte, riguardo a chi appoggiare al ballottaggio. E’ probabile che alla fine la posizione della Tebetsarà di neutralità. La neutralità dell’MDB è un tentativo di evitare una spaccatura nel partito, dal momento che non c’è consenso sul sostegno a un candidato. Tebet, però,  ha già dichiarato di rifiutare la candidatura di Bolsonaro.  E forse si prepara a dare sostegno a Lula, ma con un discorso “critico”. Tebet e Gomes hanno ottenuto insieme 8,5 milioni di voti. Più di 30 milioni di persone si sono astenute.

Al primo turno, Lula ha ricevuto 57,2 milioni di voti (48,4% dei voti validi) e Bolsonaro 51,07 milioni (43,2%). La differenza é quindi di 6 milioni di voti a favore del leader del PT.  Con l’apporto del PDT sembrerebbe che un tassello importante per la vittoria dell’ex presidente e sindacalista sia stato posto martedì. Ma la smentita delle urne ai sondaggi, che ipotizzavano un risultato inferiore di almeno 4 punti a Bolsonaro, e una possibile affermazione di Lula al primo turno, inducono alla prudenza.

Saranno tre settimane di fuoco, in un Brasile spaccato in due, e percorso da polemiche asprissime, che investono tutta la società. E le divisioni non finiranno nemmeno dopo l’elezione del nuovo presidente del Brasile. Infatti, l’estrema destra del leader ha conquistato 19 dei 27 seggi in palio al Senato e i primi risultati suggeriscono una forte affermazione della sua base nella Camera bassa, limitando il margine di manovra di Lula in caso di vittoria della presidenza...

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