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Siria: la situazione drammatica spinge ancora i cittadini a fuggire dal Paese
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Foto: alex_madred da Osservatoriodiritti.it
La foto della piccola Loujin Ahmad Nasif, la bimba siriana di 4 anni morta di fame e di sete un paio di settimane fa su un barcone partito dal Libano, ha riportato l’attenzione sul dramma della Siria. Perché, a distanza di oltre 11 anni dall’inizio delle violenze, si fugge ancora dal Paese mediorientale e dai Paesi limitrofi, come il Libano, dove sono intrappolati milioni di rifugiati?
Violenze, arresti arbitrari, insicurezza fisica e alimentare continuano a costituire una minaccia per i civili, sia in patria, dove i bombardamenti non sono mai cessati, seppur in modo sensibilmente ridotto rispetto al passato, sia nella diaspora, in particolare in Turchia e Libano, dove si registra un crescendo di episodi di razzismo contro i rifugiati siriani.
La pandemia, la crisi economica e l’instabilità politica di questi due Paesi hanno portato a un’esasperazione degli animi, per cui i siriani sono percepiti come un peso, una minaccia, un problema sociale.
Con oltre 3 milioni di rifugiati In Turchia e circa 1 milione in Libano (che ha un’estensione territoriale come l’Abruzzo e conta 4 milioni di abitanti), spesso l’unica soluzione è una nuova fuga, che in mancanza di documenti di viaggio legali, si svolge clandestinamente, come hanno fatto la piccola Loujin e la sua famiglia. Dalla Siria al Libano, dal Libano verso il mare, dove spesso si continua a morire. Non si può tornare indietro, né procedere verso altre destinazioni...
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