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L’orrore di questa guerra si espande
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Immagine: Atlanteguerre.it
Se confermata, la cifra e’ spaventosa: nei 393 giorni di invasione dell’Ucraina, l’esercito russo avrebbe perso 173mila uomini. “Persi” non significa necessariamente morti. In quella parola e in quella cifra ci sono anche i feriti e i prigionieri. Si tratta comunque di un numero mostruoso, che dà il segno esatto di quante storie, vite, possibilità questa guerra stia triturando.
Il dato andrà naturalmente verificato. A diffonderlo sono le forze armate ucraine e quindi dubbi devono essercene. Al dato sulle forze armate russe, poi, andrebbe affiancata la realtà ucraina. Anche qui, si va a spanne, ma gli esperti parlano di perdite superiori alle 50mila unita’, cui dobbiamo aggiungere almeno 20mila civili. E’ un’ecatombe.
Dal punto di vista militare, molto accade, senza cambiare nulla. I russi insistono nell’attacco a Bakhumut, diventata per gli ucraini una specie di “ultima trincea”. Attorno a questa battaglia, il presidente ucraino Zelensky sta giocando una partita vitale, non solo dal punto di vista militare. La resistenza sta costando cara alle sue forze armate, ma per Zelensky e’ fondamentale dimostrare al Mondo la capacità di tenuta e di difesa del Paese. E mentre ordina la difesa, annuncia una prossima controffensiva, resa possibile anche dall’arrivo dei carri Leopard II dalla Germania.
Mosca reagisce attaccando politicamente Europa e Stati Uniti, rei di “aumentare la tensione e responsabili di una possibile escalation”. Sul piano militare, la pressione su Bakhumut prosegue, ma sembra avere minor slancio. Nei giorni scorsi, comunque, gli attacchi russi sarebbero stati almeno 60, in 4 diversi settori: Limansky, Bakhmutsky, Avdeevsky e Maryinsky. In una sola giornata, il 29 marzo 2023, si sarebbero registrati 25 attacchi aerei e 34 bombardamenti missilistici a Beryslav, nella regione di Kherson e Druzhkovka nella regione di Donetsk. Sono andate distrutte molte abitazioni, molti civili sono rimasti feriti. Nonostante le tante azioni, servizi segreti e osservatori concordano sulla necessità delle forze armate russe di riorganizzarsi. I giornali russi da giorni scrivono che il presidente Putin sta per lanciare la campagna di reclutamento per altri 400mila russi. Sarà, pare, su base volontaria, per evitare dissensi e opposizioni. Appare difficile, però, che possano esservi tutti quei volontari. In più, Mosca ha bisogno di rifornire gli arsenali. Mancano munizioni e mezzi, tutte cose che Putin fatica a reperire sul mercato internazionale, in questa fase.
La realtà, dicono gli osservatori, e’ che 13 mesi di guerra stanno mettendo in difficoltà i due governi. Putin deve fare i conti con un dissenso che cresce in modo proporzionale alla durata di questa guerra. Doveva essere una pratica da sbrigare in fretta, si sta rivelando una fornace in grado di bruciare uomini, risorse finanziarie e consenso politico. Zelensky, dal canto suo, ha bisogno di dimostrare la “tenuta” delle forze armate e deve convincere gli ucraini di essere in grado di mantenere i territori e di riconquistare quelli eventualmente perduti.
Impresa non facile, questa, per il presidente ucraino. Il lungo anno di guerra ha devastato il Paese. Per l’organizzazione umanitaria Save the Children, due famiglie su cinque in Ucraina sono in situazione di estrema povertà. Hanno cioè bisogno di aiuto per sopravvivere. L’ultimo Rapporto dell’Oche sui bisogni multisettoriali dell'Ucraina, scrive che più del 40% delle famiglie non ha cibo a sufficienza, ha carenza di acqua e non ha beni di prima necessità. Nelle aree dove si combatte di più, cioè nell'Est e nel Sud del Paese, il numero sale al 60%. Il tasso di inflazione e’ salito al 25%, una persona su quattro e’ disoccupata e per chi e’ sfollato - vale a dire chi ha abbandonato la propria casa, ma e’ rimasto in Ucraina - trovare lavoro temporaneo e’ quasi impossibile.
L’orrore di questa guerra si espande, giorno dopo giorno, uccidendo vite e speranze. All’orizzonte non appaiono segni reali di possibili negoziati. Il presidente turco Erdogan, che da mesi veste i panni del possibile mediatore, ha annunciato che il presidente Putin potrebbe andare in visita all’Ankara molto presto, proprio per parlare di pace. Contemporaneamente, il piano cinese per la fine della guerra resta sul tavolo. Zelensky non lo ha respinto e si dice pronto a discuterne con il presidente cinese Xi Jinping. Per ora non c’e’ stata risposta.