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L’eredità di Hebe e i fantasmi del passato argentino
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Hebe de Bonafini - Foto: Madres de Plaza de mayo
Hebe de Bonafini, attivista argentina, cofondatrice dell’associazione Madres de Plaza de Mayo, un’organizzazione di madri di detenuti scomparsi durante la dittatura militare, è morta il 20 novembre a La Plata, nel giorno della Festa dell’indipendenza. Adottando il grido di battaglia “Aparición con vida” nel 1980, Bonafini reclamava un resoconto immediato di tutte le sparizioni forzate operate dalla dittatura argentina, compresi i suoi figli. È stata Presidente dell’Associazione Madri di Plaza de Mayo dal 1979, quando si è distinta per la lotta contro l’impunità dei colpevoli di crimini contro l’umanità e per la rivendicazione delle vite degli scomparsi, rendendo omaggio alle loro azioni e non solo alla loro scomparsa. Mentre molti dei leader dell’opposizione ammettevano la possibilità che gli scomparsi fossero stati assassinati, le Madri hanno insistito sulla richiesta di farli “riapparire vivi“. Lanciando questo slogan senza concessioni, le Madri si poserono agli estremi dello spettro delle richieste, e da quel momento in poi le altre organizzazioni si muoveranno intorno a loro, avvicinandosi o allontanandosi dallo slogan.
Nella prima fase della dittatura, i parenti delle vittime, riuniti nelle Madri di Plaza de Mayo, presentarono petizioni, inviarono lettere alle autorità e depositarono habeas corpus. Spesso nell’indifferenza o nell’ostilità di altri settori sociali. Ma, tra il 1978 e il 1981, hanno iniziato a ottenere il sostegno di diverse organizzazioni internazionali e questa solidarietà abbia contribuito al fatto che, anni dopo, alcune delle loro richieste siano state fatte proprie da partiti politici e altri movimenti sociali. Dopo la fine della dittatura, Hebe é stata Presidente della Fondazione Madri di Plaza de Mayo, che gestisce un istituto universitario, un giornale, una stazione radio, un centro culturale, una libreria e un centro culturale dove prima era il centro clandestino di tortura della dittatura, la famigerata ESMA . È stata invitata a tenere conferenze e discorsi, sia in patria sia all’estero, tra cui in un accampamento di Senza Terra nel Mato Grosso (Brasile); in Chiapas (Messico) su invito del Subcomandante Marcos; all’Università della California, Riverside, dove ha ricevuto una laurea Honoris Causa; all’Avana (Cuba), dove è stata relatrice alle celebrazioni del Primo Maggio; nelle Asturie (Spagna), invitata dal Gruppo di Sostegno dei Paesi Baschi (Grupo de Apoyo del País Vasco), dove ha ricevuto una laurea Honoris Causa. E’ stata invitata sul palco da Sting e dfa Bono degli U2 in occasione dei loro concerti in Argentina.
Nel 2000, ha pubblicato una lettera aperta sul sito web dell’Associazione dei prigionieri baschi in Spagna, affermando che degli oltre 650 prigionieri baschi, molti sono imprigionati a causa di ciò che pensano o scrivono, o perché “conoscono qualcuno che conosce qualcuno“. In risposta, ha ricevuto una dichiarazione da Amnesty International che la informava che Amnesty “non ha alcuna registrazione di casi di prigionieri di coscienza nelle carceri spagnole”. Nello stesso 2001, due persone si sono introdotte in casa sua e, non trovandola, hanno torturato la figlia Alejandra, che è stata picchiata e bruciata con delle sigarette...