www.unimondo.org/Notizie/Il-nostro-cervello-controlla-come-stiamo-237798
Il nostro cervello controlla come stiamo?
Notizie
Stampa

Foto: meo su Pexels.com
Psiche e soma. Mente e corpo. Da sempre i due poli della nostra esistenza terrena, spolverata di ultraterreno. In mezzo il cuore, pompa della vita e delle emozioni. Vecchie e nuove domande provano a indagarne i legami, le vie di comunicazione, le influenze reciproche. Uno di questi interrogativi, sollevati dalla scienza in tempi molto recenti, è: il cervello può controllare quanto ci ammaliamo e come recuperiamo? Una questione che apre le porte per decifrare come il cervello disegni la coreografia delle nostre risposte immunitarie, nella speranza di trovare possibili soluzioni per trattare una gamma di malattie che fanno parte delle nostre vulnerabili vite.
Sono le sfide che centinaia di scienziati nel mondo affrontano, soprattutto per quanto riguarda gli attacchi cardiaci. Ma solo un ridotto gruppo di essi ha cominciato da qui, dal cervello. È il team di Hedva Haykin, una studentessa di dottorato del Technion - Israel Institute of Technology di Haifa. La domanda che si sono posti è: può la stimolazione della regione del cervello coinvolta nelle emozioni positive e nella motivazione influenzare la guarigione del cuore?
L’intuizione viene dallo studio di sezioni di cuore di cavie che abbiano subito attacchi cardiaci, le cui cicatrici si presentano in maniera del tutto diversa per coloro che sono state stimolate nella sezione del cervello deputata alle emozioni positive, rispetto a quelle che non lo sono state. “All’inizio ci sembrava troppo bello per essere vero”, ha dichiarato la Haykin a Nature. Ma dopo svariate ripetizioni dell’esperimento l’effetto era innegabile anche ai supervisori del progetto di ricerca, esperti nell’ambito dell’immunologia e della cardiologia. Sulla base di queste ricerche, non ancora pubblicate, l’attivazione dell’area del cervello detta VTA – Ventral Tegmental Area, il cosiddetto “centro di ricompensa” – sembra innescare modifiche immunitarie che contribuiscono alla riduzione delle cicatrici tessutali.
Si tratta di uno studio che affonda le radici in decenni di ricerche nell’ambito della volontà: può il contributo psicologico dato dallo stato mentale ed emotivo di una persona influenzarne la salute? Nella condizione nota come “sindrome del cuore spezzato”, un evento estremamente stressante può generare i sintomi di un attacco di cuore e può, in alcuni casi, risultare persino fatale. D’altro canto, gli studi di settore suggeriscono che una disposizione mentale positiva può portare a migliori condizioni di salute nel caso di disturbi cardiovascolari.
Il meccanismo che soggiace a queste dinamiche resta ancora da esplorare. Ed è quello che accade nel laboratorio dove lavora la Haykin, il cui focus principale è capire come il cervello possa indirizzare le risposte immunitarie e come questa connessione influenzi il cuore e le malattie correlate: un luogo dove le sorprese non sono rare, ma che proprio per questo motivo richiede cautela e determinazione, perché i primi che devono essere convinti sono gli scienziati stessi che conducono gli esperimenti, ripetuti per questa ragione centinaia di volte.
Le implicazioni di scoperte di questo tipo sono vastissime: occorre produrre una spiegazione riconosciuta e provata per un fenomeno di cui molti ricercatori e clinici sono consapevoli. Gli stati mentali hanno un profondo effetto su come ci ammaliamo – e su quanto bene possiamo guarire. In poche parole, si spalanca un mondo di infinite opportunità che hanno a che fare con il potere della mente sul corpo. Andare a fondo in questo campo significa aumentare le possibilità dell’effetto placebo di distruggere il cancro o di aumentare le risposte ai vaccini e perfino di riconsiderare quelle malattie che, per secoli, sono state accantonate come “causate in maniera psicologica”. Gli studi in questo laboratorio ci avvicinano a una diversa ri-considerazione dei disturbi psicosomatici.
Il team di ricercatori fa parte di un gruppo di scienziati a livello mondiale che sta mappando le molteplici linee di comunicazione tra il sistema nervoso e quello immunitario, da piccoli circuiti locali in organi come la pelle a percorsi decisamente più lunghi che si originano dal cervello, che hanno un ruolo di significativa importanza in una vasta gamma di malattie, da quelle autoimmunitarie al cancro. Sono scoperte e sviluppi molto incoraggianti per i ricercatori, di cui però molto resta ancora nel mistero, come se ci fosse una sorta di scatola nera tra il cervello e gli effetti nella periferia dell’organismo a cui ancora non è dato avere accesso. È per trarre beneficio da queste scoperte a favore dell’ambito terapeutico che occorre decifrare questi meccanismi… in attesa che il cervello inizi a svelare alcuni dei suoi segreti più affascinanti e che il mondo della ricerca prenda sul serio, in maniera molto diffusa, il legame tra psicologia e fisiologia.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.