I 30 anni della Csto, la 'tigre di carta'

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Il presidente russo Putin ha convocato nella capitale i leader dei Paesi che compongono la Collective Security Threaty Organization (Csto), la cosiddetta Nato eurasiatica fondata 30 anni fa per assicurare la protezione degli spazi ex-sovietici. Oltre alla Russia ne fanno parte la Bielorussia, l’Armenia, il Kazakistan, il Kirghizistan e il Tagikistan. L’ultima operazione militare della Csto è stata la “missione di pace” in Kazakistan per sedare le rivolte dello scorso gennaio, durata lo spazio di un weekend.

Il Cremlino ha riunito il gruppo, come diffuso nei comunicati, “non solo per le tematiche giubilari, ma per scambiare opinioni sulle questioni attuali nella regione e nel mondo, valutare le misure di reazione comune alle tante sfide e alle minacce che sorgono su diversi piani”. A margine dell’incontro si è tenuto anche un colloquio bilaterale tra Putin e il presidente bielorusso Lukašenko, che recentemente ha criticato la guerra in Ucraina che “si sta trascinando troppo”. Una delle proposte discusse è il coinvolgimento nella Csto di altri Paesi, per ridurre al minimo le disastrose conseguenze delle sanzioni economiche, e organizzare una produzione congiunta di componenti necessari agli armamenti russi.

L’alleanza è stata istituita il 15 maggio del 1992 sullo sfondo della guerra civile in Tagikistan; da allora ha giocato ruoli decisamente marginali, apparendo più che altro come una “tigre di carta”. Ora il suo destino dipende sostanzialmente dall’esito delle operazioni russe in Ucraina. L’accordo è stato rinnovato a scadenza quinquennale, e all’inizio ne facevano parte anche l’Azerbaigian e la Georgia; l’Uzbekistan è entrato nel 2005, per poi uscire nel 2012. Come per i Paesi della Nato, se uno dei membri viene aggredito, gli altri si ritengono a loro volta attaccati, e si organizza la difesa comune secondo gli statuti dell’Onu...

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