www.unimondo.org/Notizie/Due-passi-avanti-e-uno-indietro-verso-la-parita-di-genere-236540
Due passi avanti e uno indietro verso la parità di genere
Notizie
Stampa

Immagine: Eige.europa.eu
È estremamente dettagliato l’Indice 2022 sull’uguaglianza di genere messo a punto dall’EIGE, lo European Institute for Gender Equality fondato dall’Unione Europea 15 anni fa. Secondo un punteggio ascrivibile da 1 a 100, laddove 100 rappresenta la piena uguaglianza tra uomo e donna, l’Italia raggiunge 65 punti, 3,6 punti inferiori alla media dell’UE, e si colloca al 14° posto tra gli Stati membri dell’Unione. Dal 2010, il punteggio dell'Italia è aumentato di ben 11,7 punti, facendo salire la sua posizione in classifica di sette posizioni e registrando dunque uno dei maggiori miglioramenti a lungo termine rispetto agli altri Stati membri. In Italia a una parità acquisita saldamente nell’ambito della salute (soprattutto nell’accesso ai servizi sanitari), fanno da contrappeso i minori progressi nel dominio della conoscenza e nella gestione del potere, rispettivamente per quanto concerne i risultati scolastici e la partecipazione e l’assunzione di decisioni in ambito politico e sociale. Un passo indietro si registra invece sul lavoro: dal 2019 il punteggio dell'Italia è diminuito di 0,5 punti e, con 63,2 punti, si colloca costantemente all'ultimo posto tra tutti gli Stati membri dell'UE. Ciò è dovuto principalmente agli alti livelli di disuguaglianza di genere in ambito lavorativo: l’occupazione a tempo pieno delle donne che si concilia difficilmente con la gestione familiare, la durata della vita lavorativa e la partecipazione delle donne al lavoro secondo forme di segregazione settoriale in specifici settori dell’istruzione, della sanità e delle attività sociali. Le limitazioni sociali determinate dalla pandemia globale hanno inoltre avuto un forte impatto nel Paese sulle lavoratrici donne, chiamate ancora di più a far fronte alle necessità di accudimento familiare specialmente dinanzi alla chiusura prolungata dei servizi scolastici. Un’indagine online complementare incentrata sugli aspetti critici relativi al tempo dedicato all’assistenza non retribuita ha rivelato negli ultimi 2 anni un deciso aumento delle responsabilità di assistenza complessive durante la pandemia. Tuttavia, l’aumento non è stato distribuito in modo uniforme tra donne e uomini, aggravando le disuguaglianze di genere esistenti soprattutto per quanto concerne l’assistenza all’infanzia.
Guardando al quadro complessivo europeo, le migliori condizioni di uguaglianza di genere si vivono in Svezia, Danimarca e Paesi Bassi, mentre Grecia, Ungheria e Romania hanno più difficoltà a promuovere la parità di genere; rispetto all’ultima edizione, gli aumenti più significativi dei punteggi dell’indice sono stati riscontrati in Lituania, Belgio, Croazia e nei Paesi Bassi.
L’indice sull’uguaglianza di genere 2022 dell’EIGE si concentra principalmente sui dati del primo anno di pandemia, il 2020: i punteggi presentano forti segnali di allarme in un contesto di perdurante incertezza dettato dalla pandemia globale e dalla crisi ad essa seguita. I progressi proseguono a rilento, con un aumento di appena 0,6 punti percentuali rispetto all’edizione dello scorso anno. Inoltre è la prima volta da quando, nel 2010, l’Indice è stato realizzato che ha registrato una diminuzione dei punteggi in diversi settori dei domini principali considerati nell’indice. Una riduzione del punteggio di partecipazione al mercato del lavoro indica che è sempre più probabile che le donne trascorrano meno anni di vita nel mondo del lavoro, il che ostacola le prospettive di carriera e pensionistiche. Inoltre, nel 2020 un numero inferiore di donne rispetto agli uomini ha partecipato ad attività di istruzione formale e informale. Poiché il Covid-19 ha creato una pressione senza precedenti sul settore sanitario, la parità di genere si è ridotta nello stato di salute e nell’accesso ai servizi sanitari. Se non fosse stato per i progressi nel settore “potere”, l’indice avrebbe registrato una diminuzione complessiva del punteggio. Gran parte di questi progressi è dovuta a una maggiore partecipazione femminile al processo decisionale economico e politico, che a sua volta è legata all’introduzione di quote stabilite per legge in un numero limitato di Stati membri dell’UE. Ciò sottolinea l’importanza dell’accordo politico raggiunto nel giugno 2022 dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’UE sulla direttiva volta a migliorare l’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle società. Alcune sono anche aziende o colossi italiani come ENI, Leonardo e Poste Italiane, ben valutate anche dal Gender Equality Index dell’agenzia Bloomberg non solo per la composizione dell’organico ma anche per la presenza di specifiche policy di genere.
Anche il World Economic Forum ha emanato lo scorso luglio un report sul divario di genere esistente in 146 Paesi del globo, in termini di partecipazione economica e politica, salute e livello di istruzione. Nella graduatoria globale l’Italia risulta 63esima, mantenendo la stessa posizione della classifica 2021 e ben lontana da molti altri Stati europei. Secondo il rapporto, per ridurre il divario di genere nel mondo ci vorranno altri 132 anni. Quattro in meno rispetto al 2021, quando erano 136: un progresso però troppo lento per recuperare la battuta d'arresto della pandemia di Covid-19, che ha riportato indietro la parità di genere di una generazione.
Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.