Croazia: le mine uccidono ancora

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Lo sminamento in Croazia, a seguito del conflitto durato dal 1991 al 1995, non è ancora concluso e continua a mietere vittimeL’ultima tragedia   risale al 15 gennaio scorso, avvenuta nelle vicinanze del monte Dinara, a poco più di 40 km a nord di Spalato, nell’entroterra dalmata. Un cacciatore di 67 anni si è inoltrato in una zona tracciata come “a rischio mine”. Ed è rimasto ucciso dall'esplosione di un ordigno. Si aggiunge al numero delle persone vittime di mine in Croazia, che tra il 1991 e il 2021 sono state 2.017 di cui 524 sono rimaste uccise. A queste, si devono aggiungere i 65 sminatori morti - e centinaia quelli feriti - nel corso di operazioni di bonifica.

Durante la guerra, tutta l’area della Krajina croata è stata intensamente minata, a partire dal 1991 con la nascita dell’autoproclamata Repubblica serba di Krajina (proclamata il 12 maggio 1991 dai serbi di Croazia, con centro di potere a Knin, mai riconosciuta a livello internazionale) sino all’agosto del 1995 con l’operazione Oluja dell’esercito croato.

Il successivo lavoro di sminamento è stato alquanto difficile: mancavano spesso le mappe indicanti la posizione di mine antiuomo e anticarro, mancavano risorse da investire nello sminamento e i territori minati erano spesso complessi da bonificare.

In Croazia la prima legge dedicata alla soluzione dell’inquinamento da mine risale al 1996, anno in cui la missione delle Nazioni Unite nel paese aveva stimato in 13mila kmq (il 23% dell’intero territorio della Croazia) il territorio da bonificare. Poi nel 1998 è stato creato il CROMAC (Croatian Mine Action Centre) con il compito di coordinare tutte le iniziative per riuscire a rispettare la Convenzione di Ottawa firmata nel 1997 (sul divieto d'impiego, di stoccaggio, di produzione e di trasferimento delle mine antiuomo e sulla loro distruzione). In quell’occasione le autorità croate avevano assicurato che avrebbero concluso lo sminamento entro il marzo 2019, come previsto anche nella Strategia nazionale per lo sminamento 2009-2019. Ma nel 2018 i termini sono stati estesi al 2026.

Inoltre, per facilitare la realizzazione della Strategia, dal 2015 una nuova legge sullo sminamento ha previsto un’insieme di precise azioni e procedure coordinate – attraverso il rinnovato Centro croato per lo sminamento HCR-CTRO   ; legge poi riformata più volte, l’ultima in vista dell’entrata della Croazia in Schengen e in vigore dal 1° gennaio 2023.

Risorse investite e Ue

Sino ad ora - dati aggiornati al 2021 - le operazioni di sminamento sono costate più di 7 miliardi di kune (929 milioni di Euro) e per concluderle entro il 2026, secondo i dati resi pubblici a settembre 2022 dal parlamento croato  , sono necessari circa altri 224 milioni di euro. La Croazia prevede di coprire questi ultimi con quasi 94 milioni provenienti dal bilancio statale ed il resto con fondi esteri ed europei. Secondo i dati pubblicati dal Landmine & Cluster Munition Monitor a fine 2020 risultano 279,55 kmq di territorio ancora contaminato in Croazia, di cui 196,89 kmq di aree sicuramente minate e 82,66 kmq di aree sospette/a rischio.

Di questi territori ad oggi la quasi totalità (98,6%) è rappresentata da aree forestali, un terzo dei quali (89,8 kmq) la Croazia prevede di bonificare grazie a fondi della politica di coesione europea.

In questo contesto sono in via di definizione e avvio i primi progetti legati alla programmazione fino al 2027, mentre sono ancora in corso le attività di una serie di interventi sostenuti dal programma 2014-2020. Tra questi, alcuni dedicati proprio allo sminamento di zone boschive prospicienti a parchi nazionali, che messi finalmente in totale sicurezza potrebbero diventare di ulteriore attrazione turistica e rallentare il forte spopolamento delle zone montane a causa della mancanza di prospettive occupazionali...

L'articolo di Nicole Corritre segue su Balcanicaucaso.org

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