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Contro la marea montante della tristezza riscopriamo la stella del desiderio
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Foto: Madison Oren da Unsplash.com
Un articolo di David Brooks sul New York Times di qualche settimana fa titolava così “La marea montante della tristezza mondiale”, considerazioni corroborate da molti dati. È evidente che alla marea della tristezza non basta opporre la retorica delle buone notizie o proporne una quota obbligatoria, occorre una medicina più tosta, decisiva. Occorre mettersi riscoprire il desiderio, come vocazione, come mancanza e perciò spinta a non accontentarsi mai. Un augurio per il 2023.
Mi ha davvero colpito un articolo di David Brooks sul New York Times di qualche settimana fa, “La marea montante della tristezza mondiale” si intitola. L’opinionista del NYT mette in fila un po’ di dati tratti da varie ricerche. Da quella dei ricercatori Charlotte Brand, Alberto Acerbi e Alex Mesoudiche che hanno analizzato più di 150.000 canzoni pop pubblicate tra il 1965 e il 2015 e ne hanno tratto questa conclusione: la comparsa della parola "amore" nelle prime 100 hit si è quasi dimezzata. Nel frattempo, il numero di volte in cui tali canzoni contenevano parole di emozioni negative, come "odio", è aumentato notevolmente. Non è troppo diverso il dato che si trae dalla ricerca di David Rozado, Ruth Hughes e Jamin Halberstadt che hanno analizzato 23 milioni di titoli pubblicati tra il 2000 e il 2019 da 47 testate giornalistiche popolari negli Stati Uniti, anche i titoli sono diventati significativamente più negativi, con una percentuale maggiore di titoli che denotano rabbia, paura, disgusto e tristezza. I titoli nei media di sinistra sono diventati molto più negativi, e i titoli nelle pubblicazioni di destra ancora di più. Non abbiamo ricerca analoga in Italia ma mi sa che i risultati sarebbero uguali se non peggio.
Non c'è dubbio che la negatività nella cultura e nei media riflette la negatività nella vita reale. Ogni anno Gallup interpella circa 150.000 persone in oltre 140 paesi sulla loro vita emotiva. Le esperienze di emozioni negative - legate a stress, tristezza, rabbia, preoccupazione e dolore fisico - hanno raggiunto un livello record lo scorso anno, il 2021. Gallup chiede alle persone in questo sondaggio di valutare le loro vite su una scala da zero a 10, dove zero significa che stai vivendo la tua vita peggiore possibile e 10 che stai vivendo al meglio. Sedici anni fa, solo l'1,6% delle persone in tutto il mondo valutava la propria vita come zero. A partire dall'anno scorso, la percentuale di persone che denunciano le peggiori vite possibili è più che quadruplicata
Le emozioni negative stanno aumentando in India e Cina, Brasile e Messico e in molte altre nazioni. Molte persone sono piuttosto infelici al lavoro. Nel sondaggio più recente, Gallup ha scoperto che il 20 percento di tutte le persone si sente realizzata nel lavoro, il 62 percento è indifferente al lavoro e il 18 percento è infelice. In Italia, dice sempre Gallup, abbiamo i lavoratori più tristi d’Europa: sono tristi senza essere arrabbiati e sono stressati senza avere grandi prospettive di cambiamento.
Parte del problema è il declino delle comunità e lo smarrimento del senso di appartenenza.I sondaggi indicano che quasi due miliardi di persone sono così infelici nel luogo in cui vivono che non consiglierebbero la loro comunità a un amico. Ma pesano moltissimo la povertà e l’aumento della miseria fisica. Eppure luoghi come la Cina e l'India sono diventati molto più ricchi. Ma lo sviluppo non porta necessariamente a guadagni di benessere, in parte perché lo sviluppo è spesso accompagnato da una crescente disuguaglianza.
Se i livelli di miseria continuano a salire, se le diseguaglianze aumentano cosa possiamo aspettarci in futuro? Livelli crescenti di populismo, per esempio. E in secondo luogo, maggiori disordini civili e conflittualità sociali. Clifton ha osservato che secondo il Global Peace Index, il malcontento civico - rivolte, scioperi, manifestazioni antigovernative - è aumentato del 244% dal 2011 al 2019.
Viviamo in un mondo di crescente disuguaglianza emotiva. Il 20% più ricco del mondo sta vivendo il più alto livello di felicità e benessere da quando Gallup ha iniziato a misurare queste cose. Il 20 percento più povero sta vivendo sempre peggio. È una situazione fondamentalmente ingiusta e instabile. La salute emotiva del mondo sta andando in frantumi.
I dati e le ricerche proposte da Brooks si riferiscono all’anno scorso quando ancora le turbolenze economiche e sociali provocate dall’aggressione russa in Ucraina non erano in corso, non è difficile perciò immaginare che lo scenario sia ancor peggiore e che la marea della tristezza mondiale raggiunga livelli ancora superiori.
È evidente che alla marea della tristezza non basta opporre la retorica delle buone notizie o proporne una quota obbligatoria, occorre una medicina più tosta, decisiva.
Occorre, come suggerisce il mio amico psichiatra Cesare Cornaggia in un libro che consiglio, mettersi “Dalla parte del desiderio” (che del libro è il titolo) riscoprendolo, il desiderio, come vocazione, come mancanza e perciò spinta a non accontentarsi mai...