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Istat: in Italia oltre 3 milioni di poveri assoluti, Acli: riformare la social card
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"Potenziare e rilanciare la social card come strumento di contrasto alla povertà assoluta". E' la richiesta delle ACLI ai dati diffusi ieri dall'Istat sull'andamento della povertà in Italia nel corso del 2009. Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani rilanciano la proposta presentata nei mesi scorsi a Milano di una "nuova social card" di importo maggiorato ed estesa a tutti i cittadini poveri, senza limiti di età né preclusioni verso gli stranieri stabilmente residenti.
Secondo la rilevazione dell'Istat, nel 2009 in Italia 1.162 mila famiglie (il 4,7% delle famiglie residenti) sono risultate in condizione di povertà assoluta per un totale di 3 milioni e 74 mila individui (il 5,2% dell'intera popolazione). Le famiglie in condizioni di povertà relativa sono state 2 milioni 657 mila e hanno rappresentato il 10,8% dei nuclei residenti nel nostro Paese: si tratta di 7 milioni 810 mila individui poveri, il 13,1% dell'intera popolazione. Il dato è pressoché stabile rispetto al 2008, visto che l’effetto della crisi è stato mitigato da due ammortizzatori (cassa integrazione guadagni e famiglia), ma la situazione si aggrava comunque tra gli operai e nel Mezzogiorno. Sia la povertà relativa, che quella assoluta, sono risultate sostanzialmente stabili rispetto al 2008, sia a livello nazionale sia a livello di singole ripartizioni
Per il presidente delle Acli Andrea Olivero "il fatto che la povertà assoluta rimanga stabile, su numeri alti, rende ancor più logico e necessario un intervento strutturale. La social card introdotta dal governo ha rappresentato, pur con tutti i suoi limiti, la prima misura nazionale contro la povertà introdotta in Italia". Le Acli hanno consegnato la loro proposta articolata di riforma della social card agli uffici del Ministero del Lavoro e delle politiche socali: "Ora è auspicabile - ha aggiunto Olivero - che il Governo trovi il coraggio di investire di nuovo su questo strumento cercando un dialogo con le forze d'opposizione: su questo tema siamo convinti che una riforma bipartisan sia possibile e doverosa".
"Se poi la povertà assoluta non è cresciuta come si temeva - ha concluso il presidente delle Acli - va riconosciuto il merito a istituzioni, organizzazioni sindacali e sociali che in questa crisi hanno avuto il coraggio di innovare, riformando nella pratica gli ammortizzatori e mettendo in campo forme concrete di solidarietà. Proprio per questo ci aspettiamo che ora si stabilizzino le buone pratiche, dando finalmente al Paese gli strumenti necessari a contrastare stabilmente l'esclusione sociale".
Dai dati del centro di statistica emerge inoltre che nel Nord la situazione non è significativamente mutata rispetto al 2008, mentre nel Centro l'incidenza di povertà relativa aumenta tra le famiglie con a capo un operaio (dal 7,9% all’11,3%), costituite per i due terzi da coppie con figli. Tra esse diminuisce la percentuale di famiglie con più di un occupato, a conferma del fatto che, nel 2009, i giovani che hanno perso il lavoro appartenevano in maniera superiore alla media a famiglie con persona di riferimento operaia.
Il fenomeno della povertà relativa continua a essere maggiormente diffuso nel Mezzogiorno, tra le famiglie più ampie, in particolare con tre o più figli, soprattutto se minorenni; è fortemente associato a bassi livelli di istruzione, a bassi profili professionali e all'esclusione dal mercato del lavoro: l'incidenza di povertà tra le famiglie con due o più componenti in cerca di occupazione (37,8%) è di quattro volte superiore a quella delle famiglie dove nessun componente è alla ricerca di lavoro (9%).
La difficoltà a trovare un'occupazione o un'occupazione qualificata determina livelli di povertà decisamente elevati: è povero il 26,7% (ben il 38,7% nel Mezzogiorno) delle famiglie con a capo una persona in cerca di lavoro. Le situazioni più difficili appaiono, inoltre, quelle delle famiglie in cui non vi sono né occupati né ritirati dal lavoro (il 42% è povero): si tratta di anziani soli senza una storia lavorativa pregressa e di persone escluse dal mercato del lavoro che vivono in coppia con figli o che sono genitori soli. [GB]