Storia

L'arcipelago melanesiano dell'odierna Repubblica di Vanuatu fu scoperto nel 1606 dall'esploratore portoghese Pedro F. de Quiros, che lo credette il continente australe e lo battezzò Australia del Espíritu Santo; un secolo e mezzo più tardi (1768) il francese Louis-Antoine de Bougainville lo denominò Grandi Cicladi e nel 1774 finalmente James Cook gli diede il nome di Nuove Ebridi. Nel XIX secolo l'arcipelago, popolato da tribù melanesiane, divenne oggetto di spietate razzie dei negrieri alla ricerca della manodopera necessaria per le piantagioni dell'Australia e delle isole già colonizzate d'Oceania. La tratta e, più tardi, le conseguenze dell'occupazione, che introdussero tra gli indigeni numerose malattie e la grave piaga dell'alcolismo, portarono a una progressiva riduzione delle popolazioni primitive.
I tentativi francesi di penetrazione in Oceania nella seconda metà del XIX secolo avevano suscitato la diffidenza e le preoccupazioni non tanto della Gran Bretagna quanto dell'Australia e della Nuova Zelanda, che cominciarono a premere sul governo di Londra perché abbandonasse la sua politica di disimpegno. Nel 1878 Francia e Gran Bretagna giunsero a un accordo con cui si impegnavano reciprocamente a rispettare la sovranità dell'arcipelago, ma i timori dell'Australia in particolare risorsero più vivaci dopo la fondazione nel 1882 della Compagnia caledoniana delle Nuove Ebridi e i primi tentativi francesi di colonizzazione iniziati nel 1883. Dopo lunghe trattative, i governi di Londra e di Parigi giunsero alla firma della convenzione del 16 novembre 1887, che segnò l'inizio del cosiddetto "condominio anglo-francese" nelle Nuove Ebridi. Ma, all'atto pratico, la convenzione si rivelò fragile, per cui Francia e Gran Bretagna stipularono il 20 ottobre 1914 una nuova convenzione che venne poi sostituita da un protocollo dello stesso anno, ratificato solo nel 1922, che, salvo qualche modifica posteriore, ha regolato la vita del condominio fino al 1980, anno in cui le Nuove Ebridi raggiunsero l'indipendenza e assunsero il nome di Vanuatu.
Il passato coloniale continuò a influenzare la vita politica del piccolo Paese, che dopo l'indipendenza si articolò soprattutto sul dibattito fra la comunità anglofona, che fino al 1991 dominò il governo attraverso il Vanuaaku Pati (partito nazionalista di sinistra, guidato dal reverendo Walter Lini) e quella francofona (rappresentata dall'Union des Partis Modérés).
Verso la fine degli anni Ottanta la formazione di diversi piccoli partiti contribuì alla frammentazione del quadro politico, tendenza consolidatasi nel corso degli anni Novanta, mentre l'instabilità politica veniva aggravata dall'emergere di scandali finanziari e dal coinvolgimento di esponenti del governo in episodi di corruzione. Il Paese rimase sostanzialmente arretrato dal punto di vista economico e solo negli anni Novanta il governo avviò un piano di diversificazione dell'economia basato sullo sviluppo del settore turistico.
Dopo l'indipendenza Vanuatu cercò la sua collocazione internazionale nell'ambito del movimento dei Paesi non allineati; successivamente, la crisi del movimento e la necessità di aiuti e assistenza finanziaria spinse Vanuatu verso un rafforzamento delle relazioni con i Paesi occidentali e un consolidamento dei rapporti sul piano regionale. Questa tendenza fu sancita nel 1986 dall'adesione, insieme a Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, al Melanesian Spearhead Group. Nel 2002 ad affiancare il presidente John Bennett Bani, fu eletto come primo ministro Edward Nipake Natapei, il quale nominò i ministri con l’intenzione di garantire allo stato stabilità, supportando il settore privato e favorendo la partecipazione alla vita economica, politica e sociale dello stato, ma anche tentando di ridurre le ineguaglianze all’interno della popolazione, distribuendo in misura uguale i benefici e i servizi.