Spazio fisico

Indice articolo

  1. Kosovo*
  2. Economia
  3. Spazio fisico
  4. Storia

Pur dichiarando unilateralmente la propria indipendenza (2008), la regione, ancora appartenente alla Serbia, viene amministrata di fatto dall'ONU in attuazione della risoluzione n. 1244 del 19 giugno 1999. Nel 2010 erano 72 i Paesi che riconoscevano l'indipendenza. Il territorio, limitato dai monti Žljeb e Kopaonik a N, Goljak a E, Crna Gora e Šar-planina a S e dalle Alpi Albanesi a W, comprende nel settore orientale l'altopiano di Cossovo, percorso dal fiume Sitnica, e in quello occidentale la regione della Metohija, corrispondente al bacino superiore del Drin Bianco. La popolazione kosovara, a partire dagli anni Novanta del Novecento, si è caratterizzata per la forte mobilità causata dagli eventi bellici e dalle precarie condizioni economiche della regione, che hanno determinato una vera e propria diaspora degli abitanti. Si calcola, infatti, che nonostante il gran numero di profughi di origine albanese fuggiti nel 1999 in occasione della guerra della NATO contro Serbia e Montenegro (dei quali non tutti sono rientrati successivamente), gli albanesi costituiscano oltre il 90% della popolazione. La componente serba, al contrario, in seguito agli eventi di quell'anno e a sollevazioni antiserbe da parte della maggioranza albanese (tra cui spiccano gli incidenti del 17 marzo 2004), si è ridotta a poche decine di migliaia di persone; i serbi sono confinati per la maggior parte a N del fiume Ibar, che separa l'area serba di Mitrovica da quella albanese, e nei campi profughi vigilati dalle forze internazionali. La guerra e la successiva amministrazione dell'UNMIK (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo) affiancatasi a quella locale albanese, hanno alterato le precedenti strutture produttive della regione, creando un assetto economico e occupazionale affatto nuovo. Infatti, l'UNMIK e le altre organizzazioni internazionali presenti in Kosovo, costituiscono i principali datori di lavoro, offrendo alla popolazione albanese la possibilità di svolgere attività di interpreti, assistenti, segretarie, autisti, mediatori con i gruppi di potere locale; queste occupazioni sono assai meglio retribuite rispetto agli impieghi pubblici nell'amministrazione kosovara e a quelli privati offerti dall'agricoltura, dall'industria e dal settore edilizio. Gli aiuti umanitari internazionali (2,29 miliardi di euro nel 2002) e le rimesse degli emigrati (quasi il 40% del PNL secondo il FMI) integrano, comunque, il sostentamento di buona parte della popolazione. Il settore pubblico nel secondario (kombinat di Trepca) e nei servizi (azienda elettrica, poste e telecomunicazioni, aeroporto di Priština, ferrovie e altre) resta ugualmente ancora attivo nonostante i programmi in atto di privatizzazione delle aziende. Quello privato si sta espandendo nel terziario (imprese di pulizie, commerciali, di trasporto, nei rami assicurativo e immobiliare), mentre l'agricoltura e l'industria ristagnano per carenza di investitori esteri, di capitali interni e soprattutto per la scarsa motivazione a intraprendere queste attività da parte della popolazione. Anche il lavoro dipendente, spesso, per la sua bassa redditività viene rifiutato in favore di un terziario minuto, sovente svolto in settori e con modalità ai limiti della legalità. Risultano ancora più scarse le possibilità occupazionali per le minoranze che non sono di nazione albanese, le quali vengono penalizzate dalla loro limitata mobilità territoriale, specialmente nel caso di chi deve vivere nei campi profughi. In Kosovo, tra una popolazione attiva stimata tra il 55 e il 65% degli abitanti complessivi, nel 2003 si sono registrati 270.000 disoccupati; questi dati, tuttavia, celano una vasta rete di attività “in nero” e illegali gestite da una potente criminalità organizzata, che si avvantaggia del vuoto di potere prodotto dall'inesistenza di autorità pienamente legittimate al controllo del territorio.Dopo la guerra si è avviato un rapido processo di inurbamento per via delle migliori possibilità occupazionali e di sostentamento che le città paiono offrire. Nella sola Priština, la capitale, il numero di abitanti si è incrementato fino ad avvicinarsi a mezzo milione. Altri centri di rilievo sono Prizren, Kosovska Mitrovica (ca. 70.000 ab.), Peć e Đakovica (quasi 70.000 ab.).