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Storia
Dalle origini all'indipendenza.
Anticamente la Georgia fu terra di gruppi di Assiri, Armeni e Cimmeri. Il Paese fu in seguito soggetto alla sovranità nominale degli Achemenidi, ma le funzioni di comando erano esercitate da una moltitudine di piccoli signori locali, distribuiti in due regni, uno occidentale (detto Colchide o Lasica) e l'altro orientale (chiamato Iberia). La regione era ritenuta assai ricca dai Greci, che avevano situato nella Colchide la leggenda del vello d'oro, e più tardi dai Romani: in realtà aveva un po' d'oro in Colchide e di stagno in Iberia.
Occupata da un generale macedone durante la spedizione di Alessandro Magno verso la Persia, poco più tardi fu sede di un regno creato dal georgiano-persiano Farnavazi (o Farnabazo) in Iberia. I discendenti di questi regnarono sino al 93 a. C., quando i Georgiani chiamarono sul trono un armeno della dinastia degli Arsacidi. Nel 63 a. C. i Romani si impadronirono della Colchide e anche la parte orientale della Georgia, pur rimanendo indipendente, dovette accettare la protezione di Roma. Saliti al trono persiano i Sassanidi (226 d. C.), l'influenza della Persia si fece di nuovo sentire; probabilmente persiano era il re Miriani (fine sec. III), sotto il quale sembra abbia avuto inizio la conversione al cristianesimo della Georgia. Il regno di Iberia nell'anno divenne cristiano nel 337 d. C. e la Georgia fu il secondo Paese cristianizzato dopo l'Armenia (310 d. C.). L'elemento religioso portò a un avvicinamento tra la Georgia e Bisanzio, ma la Persia conservò un certo predominio almeno sino alla metà del sec. V, quando Vachtang Gurgaslani (450-503) approfittò di una crisi politica della Persia per conquistare gran parte dell'attuale Georgia e governare il Paese da T'bilisi (Tiflis), che verso la fine del sec. VI divenne ufficialmente la capitale del regno.
Dal sec. VI Persiani e Bizantini si affrontarono duramente sul terreno georgiano, mirando alle buone posizioni strategiche del Caucaso, finché tra i due contendenti avanzarono gli Arabi (630), che si impossessarono del Paese, pur lasciando ai principi locali una certa libertà di azione. Nel 654 T'bilisi divenne sede di un emirato. Nel sec. VIII iniziò l'ascesa dei Bagratidi; il regno di Bagrati III (975-1014) unificava quasi tutta la Georgia, riuniendo la parte orientale a quella occidentale. Nel sec. XI i Bagratidi lottarono contro Bisanzio, contro i sudditi ribelli e soprattutto contro i Turchi Selgiuchidi. Nel 1080 Giorgio II si arrese al sultano turco, ma poco dopo Davide II il Restauratore, santo e guerriero, batté Turchi e Persiani preparando alla sua dinastia un avvenire glorioso.
Con la regina Tamara (1184-1213), la civiltà georgiana raggiunse il suo apogeo, per poi decadere rapidamente dopo la sua morte, quando il Paese per molti anni fu soggetto a invasioni mongoliche e turche (1220-1413). Alessandro I (1412-43) dominò ancora su una Georgia unita, ma dopo di lui il Paese, diviso fra i suoi tre figli, non ritrovò più la sua unità. I tre regni – Imerethi, Kachethi e Khartli –, dilaniati spesso da lotte interne, subirono la pressione di Persiani e Ottomani. Sconfitti dai Georgiani e poi dai Persiani (1733) gli Ottomani si ritirarono per primi mentre, sino alla fine del sec. XVIII, il Paese rimaneva sotto il dominio persiano. Chiesto appoggio presso lo zar, i re georgiani finirono con provocare l'annessione della Georgia alla Russia (1801), che per anni tentò di penetrare in Georgia.
Nel sec. XIX la Georgia seguì le vicende della Russia: il russo divenne la lingua ufficiale e la Chiesa georgiana dovette sottomettersi alle decisioni dei vescovi ortodossi. La riforma agraria vi fu effettuata più lentamente che in Russia: nel 1864 ci fu la liberazione dei contadini georgiani, con tre anni di ritardo rispetto a quella dei servi della gleba. Con lo sviluppo della ferrovia e dell'economia in generale vennero a crearsi movimenti nazionalisti e libertari, cosicchè nel 1902 il georgiano J. Stalin diventò membro del Partito Social Democratico, fondato nel 1893 illegalmente.