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Spazio fisico
Morfologia. Il territorio del Pakistan occupa, nella sezione nord-occidentale della regione indiana, gran parte della valle dell'Indo, depressione d'origine tettonica simile a quella gangetica; strutturalmente rappresenta la saldatura tra il blocco continentale rigido del Deccan e i fasci montagnosi che orlano l'Asia meridionale. I terreni neozoici delle pianure sono formati dagli apporti detritici dell'Indo e dei suoi affluenti e raggiungono potenze anche superiori ai 1.000 m; al di sotto si trovano strati sedimentari del Cenozoico. Aperta a sud, sul Mar Arabico, nella fertile regione alluvionale del Sind, la piana dell'Indo è orlata a est dalle modeste alture del Thar, mentre imponenti sistemi la serrano sugli altri lati. A nord la depressione dell'Indo lascia il posto ai primi piegamenti montuo si, la Salt Range, quindi ai grandiosi corrugamenti dell'Himalaya che culminano nel Massiccio del Nanga Parbat (8.126 m). L'alta valle dell'Indo delimita a nord-ovest il sistema himalayano e lo separa tettonicamente dalle catene del Karakoram e dell'Hindukush, di cui appartengono al Pakistan le sezioni più elevate: del Karakoram il versante esterno che culmina nel K2 (8.616 m secondo le più recenti misurazioni), dell'Hindukush il tratto sud-orientale dominato dai "settemila" della catena, tra cui il Tirich Mir (7.708 m). La valle dell'Indo infine è chiusa a ovest dai fasci di pieghe che costituiscono l'orlatura orientale dell'Altopiano Iranico e delle alte terre afghane, rappresentata essenzialmente dai Monti Sulaiman e dalle catene del Beluchistan (Baluchistan), che si aprono a ventaglio verso il Makran e la costa (monti Siahan, Kirthar ecc.). Queste catene formano un bastione interrotto da pochi passi ben agibili, tra cui quello di Khojak (2.273 m), a nord di Quetta, tra i Monti Sulaiman (culminanti a 3.374 m nel Beluchistan); ancor più importante è il Passo Khyber , che corrisponde a una profonda incisione del fiume Kabul ai piedi del Monte Sikaram (4.755 m), al confine con l'Afghanistan, nel Massiccio di Safed Koh.
Clima. Il Pakistan ha un clima tendenzialmente arido, con alcune caratteristiche simili a quelle mediterranee, ben distinto perciò dal clima tropicale monsonico prevalente in India. Sul territorio gli influssi monsonici dell'Oceano Indiano giungono assai attenuati e si fanno sentire soprattutto sui versanti himalayani (le masse d'aria provenienti da sud-est hanno ormai scaricato quasi tutta la loro umidità sull'India), mentre il settore orientale è aperto ai venti caldi e asciutti di sud-ovest. Praticamente d'estate piove pochissimo, almeno su gran parte del Paese. Più rilevanti sono invece le precipitazioni invernali, determinate dal regime di basse pressioni che si forma ai margini delle alte pressioni continentali, così come nel Mediterraneo. Le precipitazioni annue complessive variano alquanto da zona a zona: in tutta la sezione centrale e meridionale del Paese non superano i 400 mm; si elevano un po' nel Punjab (a Lahore 630 mm) e più considerevolmente sui primi rilievi (Rawalpindi, 1.200 mm). In media però raramente superano i 500 mm annui e in alcune zone non raggiungono neppure i 200 mm (Karachi, 100 mm). Dal punto di vista termico si può parlare per il Pakistan di un clima di tipo continentale, specie nella pianura dell'Indo, dove le temperature sono elevate, con sensibili differenze tra gennaio (quando si fanno sentire le fredde correnti continentali da nord) e luglio: rispettivamente a Lahore si passa da 17 a 30 °C; a Multan, più a sud, da 19 a 32 °C. Nelle zone montuose si hanno le stesse escursioni s tagionali, però con valori nettamente più bassi. Diverse sono le condizioni della fascia costiera: a Karachi, per l'azione mitigatrice dell'oceano, sono più elevate le temperature dei mesi freddi con medie di 22-23 °C e assai più basse quelle dei mesi estivi (28 °C).
Flora. L'aridità del clima condiziona il paesaggio vegetale, caratterizzato quasi ovunque dalla steppa, dalla quale, dove si eccettuino le zone irrigate, si passa nella regione del basso Indo a un vero e proprio deserto di dune; nei fondivalle settentrionali appare una vegetazione riparia di pioppi e olmi. Al di sopra dei 3.000 m si estende la steppa alpina, caratterizzata dalla Caragana spinosa e da diverse specie di artemisie e, sui versanti più meridionali, lim itate aree forestali.
Idrografia. Il territorio, a eccezione per i fiumi del Beluchistan, comprende gran parte del bacino dell'Indo, fatto d'importanza capitale se si considera che l'economia del Pakistan è essenzialmente condizionata dalla disponibilità di acqua che questo fiume e i suoi tributari possono fornire. Superato il settore transhimalayano del suo corso, dove l'Indo riceve importanti affluenti (Shyok, Gilgit ecc.), volge verso sud e nella depressione di Peshawar è raggiunto dal Kabul, che raccoglie le acque dell'Hindukush afghano; quindi, dopo un lungo tratto pressoché parallelo alla catena dei Sulaiman, riceve gli apporti dei fiumi del Punjab. Questa regione, che si può considerare come un unico grande conoide di deiezione ai piedi dell'Himalaya, è una delle parti più ricche e popolose del Pakistan. I "cinque fiumi" che lo attraversano (punch significa appunto cinque) drenano il versante esterno himalayano, da cui fuoriescono dopo corsi tortuosi in valli profonde, trasportando spesso, con furia devastatrice, ingenti quantitativi di detriti. I maggiori fiumi del Punjab sono il Chenab, il Ravi e il Sutlej, che è il principale. L'Indo dopo la confluenza con il Sutlej non riceve più consistenti tributi. Il suo regime dipende dalle piogge monsoniche e dallo scioglimento delle nevi e dei ghiacci nel suo tratto più elevato (nel Karakoram, che ha ghiacciai imponenti, il limite delle nevi perenni è a 4.500 m) ed è quindi molto irregolare. A Sukkur la sua portata minima (gennaio-marzo) varia tra i 500 e i 1.000 m3/s; quella massima (da agosto a settembre) tra i 12.000 e 22.000 m3 /s. Così come quelle del Gange, le piene dell'Indo conoscono violenze incalcolabili, anche per le loro enormi masse alluvionali (al notevole trasporto detritico del fiume si deve l'ampia pianura deltizia, che comincia praticamente a Hyderabad); per contro l'effetto benefico di queste colossali piene è evidente: esse permettono l'irrigazione delle colture estive e dove è possibile lo sbarramento delle acque, anche di quelle invernali.