Economia

Paese eminentemente agricolo, anche se l'agricoltura è da sempre un settore economico fortemente trascurato, stretto nella morsa di povertà e sottosviluppo propria di tutto il cosiddetto "subcontinente indiano", il Pakistan è stato altresì pesantemente coinvolto in una complessa serie di vicende politiche, le quali hanno inciso in modo determinante sulle possibilità e gli orientamenti generali dell'economia nazionale.

 

Vicende storiche. Dapprima il distacco nel 1947 dall'India privò il Pakistan di quasi tutto il proprio pur scarso potenziale industriale; da qui la scelta praticamente obbligata di rafforzare le attività manifatturiere, che hanno effettivamente registrato un certo sviluppo. Per contro l'agricoltura è andata tramutandosi in un settore sempre più arretrato, registrando una situazione di grave ristagno degli incrementi produttivi, che a mala pena tengono il passo con i forti aumenti demografici. A partire dagli anni Sessanta la cronica ostilità nei confronti dell'India sfociò in una guerra logorante, che condizionò a lungo l'economia e la politica interna ed estera del Pakistan, giacché le ingenti spese militari rallentarono di necessità gli investimenti industriali (se si escludono taluni settori destinati a consolidare l'apparato bellico) e i pur modesti interventi a favore dell'agricoltura. La situazione, già estremamente critica, andò ulteriormente aggravandosi nel 1971, quando la secessione del Pakistan orientale privò il Pakistan di buona parte della iuta grezza, da cui trovavano il principale sostegno le industrie tessili nazionali. Nel 1972 venne avviato un effimero processo di rinnovamento sotto il segno di un vago "socialismo islamico", che si avvantaggiò soprattutto dall'apporto finanziario dei Paesi arabi produttori di petrolio. Nel nome dell'unità del mondo islamico, fu varata una politica di blande riforme agrarie (badando bene tuttavia a non toccare l'effettivo potere dei grandi propri etari terrieri); nello stesso tempo venivano nazionalizzate le banche e le industrie di base e prendeva avvio un timido tentativo di ridurre i forti squilibri economici e le disuguaglianze sociali mediante interventi pubblici, volti a combattere le più gravi forme di povertà.

 

Interventi esterni. Il colpo di Stato del 1977 ha comunque arrestato questo processo e provocato una radicale inversione di tendenza negli indirizzi governativi: è stata adottata una "politica di austerità", comportante ampi tagli nelle spese sociali e assistenziali, ed è stata altresì assunta una posizione di netto sostegno nei confronti dell'iniziativa privata e degli investimenti stranieri. In tale ambito di rapido riavvicinamento ai Paesi occidentali e in particolare agli Stati Uniti, ha acquistato un peso particolare l'occupazione sovietica (dicembre 1979) del vicino Afghanistan. In cambio di un deciso appoggio alla guerriglia antisovietica e di aiuto ai profughi afghani, è stato concordato un ampio programma di sostegno al governo pakistano, consistente in aiuti economici e militari per svariate centinaia di milioni di dollari; finanziamenti non meno cospicui sono giunti dal Giappone, dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Banca Mondiale ecc. Sull'intervento estero poggiano eminentemente i piani di sviluppo economico del Paese, che prevedono come obiettivi prioritari il potenziamento delle infrastrutture agricole, in particolare per conseguire l'autosufficienza nei generi alimentari di base, il rafforzamento del settore privato dell'industria e la qualificazione professionale di un elevato contingente di lavoratori pakistani da inviare all'estero.

 

Agricoltura. L'agricoltura interessa oltre un quarto della superficie territoriale (quasi il 62% è incolto e improduttivo) e si basa essenzialmente sull'alternarsi di due raccolti nel corso dell'anno: quello delle colture estive o kharif, praticabili solo mediante irrigazione, e il raccolto delle colture rabi , esse pure in misura sempre crescente effettuate con irrigazione, ma già favorite dalle piogge monsoniche e quindi maggiormente diffuse. Quello agricolo è un settore, come si è detto, rimasto molto arretrato con prevalente diffusione dei microfondi poco o nulla meccanizzati; tuttavia la realizzazione di vasti bacini artificiali, specie sull'Indo e sullo Jhelum, e la conseguente utilizzazione delle acque fluviali mediante una complessa rete di canali di derivazione hanno permesso di aumentare i rendimenti dei terreni, che hanno le loro aree migliori nel Punjab e nel Sind. L'avvento di Zia (morto in un incidente aereo nel 1988) nel 1977 ha significato anche privilegi per i militari che lo hanno sostenuto. Con proprietà da 40 a 200 ha, questi sono andati a costituire una nuova aristocrazia di proprietari, veri e soli beneficiari della cosiddetta "rivoluzione verde" che prevedeva, nei piani del governo, il recupero di terreno incolto per una produzione che desse al Paese l'indipendenza alimentare. Quasi un terzo dell'arativo è riservato al frumento, tipica coltura rabi , cui fa seguito per importanza il riso, che è invece una coltura kharif e che riscontra condizioni particolarmente favorevoli nelle pianure inondabili del Sind; assai minor rilievo hanno gli altri cereali, come il mais che proviene soprattutto dalle zone pedemontane, il miglio e il sorgo, che sono invece limitati alle regioni asciutte e non irrigabili. Fondamentali colture alimentari sono anche le patate, numerosi ortaggi (cipolle, fagioli, ceci, lenticchie ecc.), gli agrumi, le banane e i datteri. Notevoli sono anche le colture industriali; di particolare importanza è quella del cotone (il Pakistan ne è uno dei massimi produttori su scala continentale), che è la principale coltura kharif del Paese, ed è soprattutto diffusa nelle zone irrigate della valle dell'Indo. Il Pakistan è altresì un rilevante produttore di oleaginose come sesamo, lino, ricino, colza e arachidi, mentre tra le piante tessili annovera la canapa; ben rappresentati sono inoltre il tabacco e la canna da zucchero. Poco estese sono le foreste, sottoposte tuttavia a intenso sfruttamento.

 

Allevamento e pesca. Nonostante la povertà dei pascoli, ormai troppo sfruttati, l'allevamento dispone di un patrimonio zootecnico considerevole. Prevalgono gli ovini e i caprini, il cui allevamento è comunemente di tipo pastorale, basato sulla transumanza tra le steppe della pianura dell'Indo e i versanti montuosi; elevato è anche il numero dei bovini (buoi e bufali), largamente adibiti ai lavori agricoli; al patrimmonio zootecnico si aggiungono asini, cammelli e cavalli. Cospicuo è il numero di volatili da cortile. Ha registrato un buon incremento il settore della pesca, che alimenta una discreta esportazione.

 

Risorse minerarie. Abbastanza ampia è la varietà di risorse minerarie, anche se in genere presenti in modesti quantitativi; si estraggono cromite, manganese, antimonio, magnesite, minerali di ferro, salgemma, zolfo ecc. Meglio rappresentato è invece il settore energetico, specie per quanto riguarda il gas naturale (i giacimenti sono ubicati nel Beluchistan e collegati con gasdotti a Karachi, Faisalabad e Islamabad), il petrolio è invece del tutto insufficiente al fabbisogno interno (onerosissime sono infatti le relative importazioni) e assai scarsi sono carbon fossile e lignite. Importante fonte di energia elettrica è quella idrica: la grandiosa diga di Tarbela, sull'Indo, ha una potenza di 700.000 kW.

 

Industria. L'industria pakistana è stata rivolta sinora in modo nettamente preponderante alla lavorazione dei prodotti agricoli locali. Tuttavia hanno registrato una certa espansione taluni settori di base, come il siderurgico (nel 1981 è stata inaugurata presso Karachi la prima acciaieria), il chimico (produzione di fertilizzanti azotati, acido solforico, soda caustica), il petrolchimico e il meccanico, presente con industrie sia di montaggio sia di riparazione (stabilimenti automobilistici, officine ferroviarie e aeronautiche). L'industria più importante del Paese è comunque quella cotoniera, che consente una buona esportazione e alimenta altresì un diffuso artigianato. Svolge del pari un ruolo di rilievo l'industria alimentare (zuccherifici, oleifici, conservifici, complessi molitori, birrifici), affiancata da varie manifatture legate alle produzioni agricole e zootecniche locali: lanifici, tabacchifici, calzaturifici ecc. Si ricordano infine i cementifici, le cartiere, i saponifici, nonché le svariate attività artigianali, come la tessitura a mano della seta, la produzione di tappeti, la lavorazione artistica delle ceramiche, delle pelli e del cuoio ecc.

 

Comunicazioni. Il settore delle vie di comunicazione denuncia gravi insufficienze rispetto alle necessità del Paese. Il fondamentale asse ferroviario, che da Karachi volge verso nord attraversando il Paese, si appoggia al corso con l'Indo e si dirama, nel Punjab, verso Peshawar e Lahore. A Hyderabad si allaccia la linea per l'India, mentre sul lato opposto da Sukkur si dirama il tronco che, toccando Quetta e il Beluchistan, giunge al confine dell'Iran. La rete stradale è meglio sviluppata; all'asse principale lungo l'Indo si innestano le strade che provengono dall'Iran e dall'Afghanistan dirette a Peshawar (attraverso il Passo Khyber) e a Quetta; nel 1978 è stata ultimata, dopo vent'anni di lavori, la cosiddetta "superstrada dell'amicizia" o del Karakoram che raccorda il Pakistan settentrionale con il Xinjiang Uygur (Cina). Sempre più rilevante è il ruolo delle comunicazioni aeree (compagnia di bandiera è la PIA, Pakistan International Airlines); i principali aeroporti sono quelli internazionali di Karachi, ottimamente situato sulla rotta che collega l'Europa con l'Estremo Oriente, Islamabad, Lahore, Quetta e Peshawar. La città di Karachi è altresì il maggior scalo marittimo pakistano, per il quale passa quasi tutto il commercio estero.

 

Commercio. Anche in rapporto allo sviluppo industriale del Paese gli scambi internazionali hanno registrato un rilevantissimo incremento; la bilancia commerciale denuncia però un costante passivo. Il Pakistan esporta soprattutto cotone grezzo e lavorato (filati e tessuti), quindi riso, tappeti, cuoio, prodotti petroliferi e pesci, mentre importa eminentemente combustibili, prodotti chimici, macchinari e mezzi di trasporto, manufatti vari. Nell'interscambio hanno un ruolo fondamentale i Paesi produttori di petrolio, come l'Arabia Saudita e il Kuwait, e quelli fornitori di prodotti industriali, specie il Giappone e gli Stati Uniti; tradizionali partner commerciali sono altresì la Malaysia, la Germania e la Gran Bretagna, mentre è recente l'intensificarsi degli scambi con la Cina.