Ambiente umano

Popolamento. Abitata sin da epoca remotissima (come provano i resti di Pitecantropine, risalenti al Pleistocene inferiore, e di Homo sapiens fossili di varie epoche, ritrovati soprattutto in diverse località di Giava) e posta tra due oceani e due continenti, l'Indonesia fu una delle aree di passaggio obbligato di uomini e culture fin dal Pleistocene medio, quando si saldava ancora con il resto del continente e quando fu probabilmente percorsa e abitata più o meno a lungo da popolazioni di cacciatori australoidi, pigmoidi, veddoidi e successivamente premongolici provenienti (come accadde con le successive ondate migratorie) dalla penisola di Malacca. Di tali popoli rimangono tracce nel Borneo (Punan, Sagai), Celebes (Toala, Loinang), Molucche (Halmahera), Flores (Krunesi) e soprattutto nell'Irian Occidentale (Papua, Pigmoidi). Assai importanti, tra le molte migrazioni che seguirono, furono, a partire dal Neolitico, quelle dei popoli agricoltori che colonizzarono vaste regioni costiere e valli fluviali, soprattutto a Giava, e che diedero la definitiva impronta al popolamento dell'Indonesia. I più antichi, detti genericamente Paleoindonesiani o Protoindonesiani, erano agricoltori nomadi, derivanti probabilmente dalla fusione di genti pr emongoliche con altre di tipo veddoide allora diffuse nella Penisola Indocinese. Questi si estesero nel vasto arcipelago sino alle Filippine diboscando vaste aree, per la necessità della loro primitiva agricoltura, e in parte fondendosi con le popolazioni di cacciatori, in parte respingendole nelle zone più impervie e verso le isole orientali. Gli Indonesiani in senso proprio, detti anche Neoindonesiani e Deuteromalesi, raggiunsero l'Insulindia in epoca storica: affini ai Paleoindonesiani e ai Malesi, si differenziano da questi per alcuni tratti somatici di tipo europoide, dovuti forse a mescolamenti con genti indeuropee. Costoro occuparono le fertili terre diboscate dai Paleoindonesiani che in parte si fusero con loro e in parte si adattarono a vivere nelle regioni montuose o più boscose delle isole, lasciando ai nuovi arrivati Giava e gran parte di Sumatra con le isole più vicine. Gli Indonesiani introdussero più evolute tecniche agricole fondate sulla risicoltura, così come era praticata nella Peni sola Indocinese da cui provenivano, trovando in Indonesia adatte condizioni climatiche e pedologiche. In seguito nelle regioni costiere di Sumatra e nei più grandi villaggi si insediarono comunità di genti della Penisola di Malacca (Malesi in senso proprio) ai quali, dal IX secolo, seguirono i Cinesi, le cui principali attività erano la navigazione e i commerci. Tra le varie popolazioni non vennero a mancare più o meno marcati mescolamenti etnici e culturali.

 

Gruppi etnici. Oggi il Paese conta una ventina di principali gruppi etnici (ciascuno in genere con un proprio idioma): gli Indonesiani costituiscono la maggioranza della popolazione attuale e prevalgono soprattutto a Giava, Sumatra, Madura, Bali, Flores, Timor nonché nelle aree intorno ai maggiori centri abitati del Borneo, di Celebes e delle Molucche. I Paleoindonesiani costituiscono forti minoranze a Sumatra (Batak, Gaio) e prevalgono nel Borneo, a Celebes, nelle Molucche (Dayak, Niassesi, Ngagia, Toraja, Alfuri, Ngada, Minahasa) e nelle Piccole Isole della Sonda, mentre costituiscono la minoranza nell'Irian Occidentale. Infine l'elemento australoide, rappresentato dai Papua, prevale nell'Irian Occidentale. La penetrazione indiana ebbe influssi enormi negli ambiti politico, economico, culturale, artistico, religioso, ma non interessò la compagine etnica del Paese; ciò vale anche per gli Arabi, la cui religione fu diffusa nell'arcipelago dai Malesi, e più tardi per gli Europei, che si impadronirono del potere politico ed economico ma rimasero sempre una trascurabile minoranza etnica. Di un certo rilievo fu invece l'immigrazione dei Cinesi, che oggi vivono in prevalenza nelle città. Sino alla fine del secolo scorso l'altissima mortalità mantenne basso il coefficiente dell'incremento naturale della popolazione; solo nell'ultimo periodo del dominio coloniale gli Olandesi consentirono che nuove terre venissero destinate alle colture alimentari per gli Indonesiani; questo, unito ai miglioramenti delle condizioni igienico-sanitarie, favorì elevati aumenti demografici.

 

Sviluppo demografico e distribuzione. Nel 1920 il Paese contava meno di 50 milioni di abitanti, ma già dieci anni dopo superava i 60 milioni, passati a oltre 70 milioni nel 1940; nel 1997, dopo solo 57 anni, la popolazione è quasi triplicata Le enormi distanze rendono particolarmente difficile da risolvere la fortissima disparità di popolamento da zona a zona. Forse in nessun altro Paese il dato della densità della popolazione è così scarsamente indicativo: in Indonesia si passa infatti dai 5 abitanti/km 2 dell'Irian Occidentale e dai 19 abitanti/km 2 del Borneo a densità medie, come gli 85 abitanti/km 2 di Sumatra e i 71 di Celebes sino ai valori altissimi - specie se si considera che sono aree eminentemente rurali - di Bali (522 abitanti/km 2 ), Giava e Madura (circa 882 abitanti/km 2 ). Giava accoglie da sola quasi il 60% della popolazione; tale concentrazione è anzi in a umento, in quanto l'isola per i suoi maggiori sviluppi economici promuove una sia pur modesta corrente immigratoria dalle altre isole. Il fenomeno dell'urbanesimo infatti interessa si può dire unicamente Giava, perché nel complesso è ancora limitato; solo un quarto della popolazione totale ha abbandonato il kampong, il villaggio autosufficiente, caratterizzato dalla compattezza socio-economica e dalla cooperazione dei suoi abitanti.

 

Città. Le città, nonostante le notevoli dimensioni di alcune di esse, di moderno hanno solo i centri residenziali: in genere sono immensi villaggi di abitazioni tradizionali sorti caoticamente intorno agli insediamenti portuali, mercantili e industriali. La capitale Jakarta (Giacarta), l'olandese Batavia, si può considerare l'unica metropoli del Paese, con i suoi 9,2 milioni di abitanti: affacciata alla costa nord-occidentale di Giava, essa è il fulcro della vita politica, economica e culturale del Paese. Come in tutte le città del Terzo Mondo, intorno a ll'antico nucleo e agli insediamenti moderni dilaga il mare delle bidonvilles in cui risiede la maggioranza della popolazione. Aspetto analogo hanno le altre due grandi città dell'Indonesia: Surabaya, sede anch'essa di varie industrie, ma soprattutto principale sbocco marittimo dell'Indonesia situato sulla costa orientale di Giava, e Bandung, posta nell'interno in splendida posizione a 800 m d'altitudine, al centro di un ricchissimo distretto risicolo. Sempre nell'interno e con funzioni commerciali sono Malang, Yogyakarta e Surakarta, quest'ultima una delle più pittoresche città indonesiane. Attività portuale svolge Semarang, sbocco della zona centrale di Giava. A Sumatra le città maggiori sono Medan, situata in una ricca area di piantagioni presso la costa nord-orientale, e Palembang, sviluppatasi grazie alla vicinanza di cospicui giacimenti petroliferi e divenuta sede di industrie chimiche e petrolchimiche. Carattere tradizionale, con case galleggianti o su palafitte (salvo la ristretta area portuale), hanno conservato le due maggiori città del Borneo, Pontianak e Banjarmasin, sbocchi commerciali dell'isola; a Celebes, il centro costiero di Ujung Pandang (ex Makasar) è attivo porto sulla rotta che collega le Isole della Sonda con le Filippine.