Storia

L'esplorazione e la successiva colonizzazione delle Isole del Capo Verde è legata alle prime fasi dell'imperialismo. L'iniziativa spetta al Portogallo, ma è probabile che siano stati navigatori italiani (Alvise Ca' da Mosto o Antonio da Noli) a realizzare materialmente la scoperta fra il 1456 e il 1460. Verso la metà del XV secolo l'arcipelago era già una delle sedi privilegiate del sistema coloniale portoghese per via della sua posizione strategica sulle rotte dell'America del Sud e come punto di partenza per la penetrazione commerciale-schiavistica nel continente africano. La colonizzazione creò piantagioni e avviò l'importazione di manodopera dalla costa guineana. Nel 1495 l'arcipelago divenne parte dei domini reali e nel 1595 fu nominato il primo governatore generale. Le Isole del Capo Verde furono rette come un governatorato a sé, ma lo scambio di popolazione fra la Guinea portoghese e le isole (l'élite capoverdiana verso la Guinea e il proletariato guineano verso le isole) teneva unite le sorti delle due colonie. Come gli altri possedimenti portoghesi, anche Capo Verde passò attraverso l'elevazione al rango di provincia d'Oltremare (1951) e quindi la promulgazione dello statuto che affidava agli organi locali limitati poteri per l'amministrazione interna (1963).
Tuttavia la popolazione locale aspirava alla piena indipendenza: nel 1956 era stato fondato il Partito Africano per l'Indipendenza della Guinea e del Capo Verde (PAIGC), che mirava all'unificazione dei due territori una volta conseguito il suo obiettivo prioritario, ossia l'affrancamento dal dominio portoghese, perseguito attraverso la lotta armata. La proclamazione dell'indipendenza avvene il 5 luglio 1975 e la presidenza della neonata Repubblica di Capo Verde fu affidata al leader del PAIGC, Aristides Pereira.
I progetti di unificazione con l'ex Guinea Portoghese (approdata all'indipendenza già dal 1973 con il nome di Guinea-Bissau) si scontrarono con le tensioni etniche ivi sopraggiunte tra la maggioranza nera della popolazione e la minoranza meticcia proveniente dall'arcipelago; tali tensioni portarono al colpo di Stato del 1980 in Guinea-Bissau, in seguito al quale i due Paesi ruppero le relazioni diplomatiche (riallacciate nel 1982). Dopo la promulgazione di una Costituzione presidenzialista e monopartitica (1980) e l'abbandono dei propositi di unificazione (dal 1981 il partito al potere aveva mutato nome in Partito Africano per l'Indipendenza del Capo Verde, PAICV), l'amministrazione del presidente Pereira (riconfermato in carica dal voto popolare del 1981 e del 1986) cercò soprattutto di potenziare l'economia, grandemente dipendente dagli aiuti internazionali e dalle rimesse degli emigrati.
La crescente richiesta popolare di cambiamenti politici costrinse nel 1990 il governo a modificare la Costituzione per introdurre il multipartitismo. Le prime consultazioni multipartitiche, svoltesi nel 1991, videro l'affermazione del centrista Movimento Per la Democrazia (MPD) il cui candidato, António Mascarenhas Monteiro, fu eletto alla presidenza della Repubblica (confermato nel 1996). Nel 1992 fu promulgata una nuova Costituzione, di tipo parlamentare; da allora il governo del Paese è affidato al primo ministro Carlos Veiga, artefice dell'introduzione di una serie di riforme finalizzate alla liberalizzazione dell'economia e incentrate soprattutto sulla privatizzazione delle compagnie statali. Confermato alla guida dell'esecutivo dopo le elezioni del dicembre 1995, Veiga ha cercato in politica estera di sviluppare la cooperazione con le altre ex colonie africane del Portogallo, nonché con la stessa Lisbona e con il Brasile, contribuendo nel 1996 alla nascita della Comunità dei Paesi di lingua portoghese. Le elezioni legislative del gennaio 2001 hanno visto prevalere il PAICV, fino ad allora all'opposizione, sull'MPD, al governo da circa nove anni. Nelle elezioni legislative del gennaio 2006 il P.A.I.C.V. vinceva con il 52,3% dei voti e nelle elezioni presidenziali di febbraio Pedro Pires si affermava con il 51,2% dei voti.