Aspetti economici

Pressoché completamente trascurato dall'amministrazione coloniale portoghese, assai scarsamente favorito quanto a risorse naturali, l'arcipelago non ha molte possibilità di sviluppo economico.

 

Agricoltura. Quasi la metà della popolazione attiva si dedica all'agricoltura di sussistenza, ma la natura del suolo, impervio e vulcanico, consente la coltivazione quasi esclusivamente nelle vallate; l'arativo non raggiunge nemmeno il 10% della superficie territoriale, che è incolta e improduttiva per oltre l'80%. Si ricavano quantitativi modestissimi di mais, manioca, patate dolci, legumi, canna da zucchero, del tutto insufficienti alle necessità interne, tanto che le importazioni consistono essenzialmente in prodotti alimentari; solo le banane e il caffè offrono un certo surplus e sono quindi esportati. Problema fondamentale è quello della scarsità idrica, resa ancor più drammatica negli ultimi anni da una persistente siccità che ha costretto, nel 1977, all'abbattimento di buona parte del bestiame (bovini, ovini, caprini, suini, volatili).

 

Altre attività. Nella modestissima economia isolana hanno un certo peso l'estrazione del sale e della pozzolana e soprattutto la pesca, che alimenta una discreta industria conserviera. Rilevanti, ma del tutto insufficienti a consentire lo sviluppo economico del Paese, sono gli aiuti esteri, sia internazionali (ONU ecc.) sia provenienti da vari Paesi della UE e dagli Stati Uniti; da tali aiuti tuttavia dipendono i programmi economici del piccolo Stato. Scarse sono anche le vie di comunicazione, rappresentate da poco più di 1.000 km di strade; il principale aeroporto è quello di Espargos, nell'Isola di Sal , mentre Porto Grande (sbocco portuale di Mindelo) è un attivo scalo sulle rotte marittime tra l'Europa e l'America.