Sanatoria 2009: quando la legge crea illegalità

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“La Sanatoria colf e badanti del 2009 ha scatenato un giro di estorsioni e truffe dalla grandezza impressionante sia per il numero di lavoratori truffati sia per la dimensione economica del fenomeno”. Lo denunciano Naga, Arci, il Comitato Inquilini Molise Calvairate Ponti, gli Immigrati Autorganizzati che ieri hanno presentato in un rapporto (in .pdf) dal titolo “Truffasi” le conclusioni di un’indagine svolta nel territorio di Milano e provincia.

L’indagine si occupa dell'ultima sanatoria, ovvero quella prevista dalla Legge 102/2009, volta alla regolarizzazione di “colf e badanti” e che conteneva le seguenti caratteristiche: l’esclusione di intere categorie di lavoratori che vivono e lavorano sul territorio italiano, spesso da anni; la presentazione e il monitoraggio della domanda esclusivamente da parte del datore di lavoro; la non chiarezza del testo di legge su alcuni punti importanti, come per esempio il trattamento delle pratiche degli stranieri che, negli anni di irregolarità precedenti alla sanatoria, sono stati raggiunti da provvedimenti di espulsione e condannati per non aver lasciato il territorio; requisiti minimi di reddito.

Per la prima volta la procedura di regolarizzazione era rivolta a una categoria limitata di lavoratori, colf e badanti, con la conseguenza che la maggioranza dei lavoratori irregolari stranieri, impiegati in mansioni diverse da quelle di assistenza alla famiglia o ad invalidi, si è trovata di fatto nell'impossibilità di emergere dal lavoro nero. “Tale limitazione ha avuto conseguenze gravissime. Infatti moltissimi operai, pizzaioli, elettricisti, muratori e stranieri impiegati irregolarmente in mansioni diverse da quelle esplicitamente previste dalla Legge n. 102/2009, hanno comunque sperato che tale legge potesse costituire un'occasione per regolarizzarsi, anche se i loro lavori non erano tra quelli “sanabili” ai sensi della normativa. Questi lavoratori si sono quindi messi sul mercato alla ricerca di un “datore di lavoro” disposto a presentare per loro la domanda di sanatoria e pronti, in cambio, a pagare in vari modi.

“Durante la sanatoria del 2009 – spiega il rapporto – a livello nazionale, il totale delle domande presentate è stato di 295 126, di cui il 14,7% (43 394 domande) nel solo territorio di Milano e Provincia. Secondo il Ministro dell’Interno, a fronte di 295.126 domande presentate, a febbraio 2011 sono 215.255 (73%) quelle accolte; 44.824 (15%) quelle sospese; 32.376 (11%) quelle rigettate; 2.671 rinunce (1%). Sono 196.454 i permessi già rilasciati dalle Questure”.

Le associazioni promotrici del rapporto grazie al contatto diretto e quotidiano con i cittadini stranieri, sono diventate osservatori privilegiati del funzionamento della Sanatoria 2009 ed hanno potuto constatare come “la legge stessa abbia attivato un meccanismo d’illegalità”. “Ciò si è verificato – spiegano i volontari del Servizio Legale del Naga - prima di tutto a causa dell’esclusione di intere categorie di lavoratori che vivono e lavorano sul territorio e lasciando l’intera gestione della domanda di regolarizzazione nelle mani dei datori di lavoro e non dei lavoratori”. “Inoltre, ad oggi, non sono stati previsti meccanismi per la tutela dei cittadini stranieri truffati che, anzi, denunciando si sono autodenunciati. L’indagine che presentiamo si pone l’obiettivo di portare alla luce questa realtà e di individuare soluzioni per la regolarizzazione dei cittadini stranieri truffati e non solo” - concludono i volontari.

L’ingresso in Italia dei cittadini stranieri per motivi di lavoro è regolato dal Testo Unico sull’Immigrazione attraverso il meccanismo dei decreti flussi. Non esistono modalità di regolarizzazione per i cittadini stranieri che già si trovano sul territorio e che già vi lavorano, salvo uno strumento legislativo “eccezionale”: le sanatorie.

L’indagine ha analizzato un campione di 438 cittadini stranieri truffati indagando i dati sociali del campione e i meccanismi della truffa. I truffati sono in maggioranza uomini, di nazionalità egiziana e in media hanno lavorato e vissuto in modo irregolare in Italia per 4 anni e 6 mesi prima di poter accedere ad una possibilità di regolarizzazione. Le modalità di truffa variano da falsi datori di lavoro, furti d’identità, convocazioni in Prefettura e ricevute false, banche inesistenti e finti professionisti, domande eccedenti (fino a 47, quando era previsto un massimo di 3!). I “datori di lavoro” sono stati nell’83% dei casi italiani e nel 71% ha partecipato alla truffa almeno un intermediario, spesso della stessa nazionalità del truffato. La maggioranza dei truffatori sono italiani seguiti da egiziani e senegalesi. Nel 62% dei casi i lavorati truffati non conoscono gli esiti della loro pratica e in nessun modo comunque sono potuti intervenire per il buon esito della domanda di regolarizzazione. Per quanto riguarda il “tariffario”, ogni truffato ha pagato in media 3.027 euro per un totale, nel campione, di oltre 1.000.000 euro.

L’indagine svolta dimostra, una volta di più, come il problema di fondo sia il mancato funzionamento del meccanismo d’ingresso dei cittadini stranieri per motivi di lavoro secondo le regole vigenti e perfino delle sanatorie” – ha commentato Pietro Massarotto, presidente del Naga. “Sinteticamente possiamo inoltre affermare che la sanatoria ha prodotto truffe ed estorsioni senza precedenti. Con le regole attuali i truffatori sono risultati intoccabili e se le Istituzioni non decideranno d’intervenire i reati connessi alla ‘sanatoria truffa’ passeranno sotto silenzio. Per la regolarizzazione dei cittadini stranieri truffati che decidono di denunciare i truffatori chiediamo il rilascio di un permesso di soggiorno per protezione sociale (art.18) o il rilascio di un permesso di soggiorno per attesa occupazione o per motivi umanitari”.

“Ma soprattutto - conclude il presidente del Naga - crediamo che l’unica soluzione davvero auspicabile sia un profondo ripensamento dell’attuale legge sull’immigrazione che risponda a criteri di realtà. Suggeriamo di partire da queste tre proposte: slegare l’ingresso dei lavoratori in Italia dal requisito del possesso del lavoro a priori; prevedere per legge la possibilità di regolarizzazione per coloro che lavorano e che si trovano già in Italia; istituire la possibilità di concedere visti d’ingresso per ricerca d’occupazione”. [GB]

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