Nuove parole per il nuovo Papa

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Una delle multinazionali più diffuse nel mondo è senza dubbio la Chiesa cattolica. Una multinazionale del tutto particolare, “a movente ideale”, come si dice per le organizzazioni senza fini di lucro, sostenute da motivazioni etiche o religiose. L’insieme dei fedeli supera il miliardo, tutti i paesi hanno piccole o grandi comunità, decine di migliaia sono ancora i sacerdoti, i missionari, i religiosi/e, innumerevoli sono gli intrecci delle diversità accomunate dalla medesima fede. Seguendo il detto paolino secondo cui nella comunità non c’è più “né giudeo né greco” ma tutti sono uguali, nella Chiesa per davvero si incontrano uomini e donne di ogni colore, provenienti da ogni nazione e portatori di sensibilità spesso molto lontane tra di loro.

Se guardiamo poi le nostre società occidentali, segnate dalla frammentazione (che in Italia diventa particolarismo) e dalla difficoltà di comunicazione tra le classi, le generazioni, i variegati gruppi di interesse, la Chiesa raccoglie ancora in una unità almeno ideale persone che altrimenti sarebbero completamente estranee tra di loro per età, opinione politica, censo e, oggi sempre di più, anche di nazionalità. La comunità cattolica assume dunque un ruolo di cerniera che favorisce la tenuta di società esposte a forze centrifughe.

Nei paesi in via di sviluppo e in quelli del sud del mondo spesso e volentieri la Chiesa, soprattutto quella “di base”, sta dalla parte dei poveri e opera per la riconciliazione, non dimenticando il concreto sviluppo umano. Là dove i cristiani sono in minoranza – soprattutto in quei paesi dove un’errata interpretazione islamica si congiunge a tradizioni tribali – diventano vittime di violenza e di conflitti a sfondo “religioso” ma in realtà etnico o economico. I cattolici seguono sempre di più la via della nonviolenza, avvicinandosi così agli ideali evangelici.

Certo questa multinazionale non può essere annoverata tra le ong in quanto un governo e uno Stato esistono, la Curia romana e la Città del Vaticano. Che si preparano ad eleggere un nuovo sovrano. I cardinali elettori sono 115 di 48 diverse nazionalità: i numeri del mondo non sono rappresentati però se pensiamo che 28 sono italiani e 75 provengono dal nord del pianeta! Il nuovo Papa dovrà avere un afflato internazionale, cambiando soprattutto un linguaggio teologico dominato da categorie filosofiche e culturali esclusivamente occidentali. Nuove parole che accentuino le posizioni in favore della pace (già presenti ma ancora ambigue), che si aprano alle culture, che dialoghino con le religioni.

Non si sa se sia venuto il tempo di un Papa cresciuto nei paesi impoveriti. Non pensiamo che la Chiesa debba vendere San Pietro, ma che lo Ior abbia più trasparenza ormai sono in tanti a dirlo. La povertà e quindi lo sviluppo saranno al centro delle sfide del nuovo pontefice. Una sterzata decisa verso la finanza etica è ineludibile. Ma la rivisitazione etica deve valere per ogni scelta, dalla famiglia alla sessualità. La morale cattolica è lontanissima dalla vita comune, servono nuove parole che accolgano e comprendano le situazioni. Senza dogmatismi. È sperare troppo?

Piergiorgio Cattani

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