Corruzione: l'Italia sempre peggio

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Per Transparency International il Bel Paese è al 67mo posto, nella classifica dei Paesi onesti, scivola di quattro posizioni rispetto al 2009 e finisce dietro a Ruanda e Samoa. Corruzione, concussione, abuso d'ufficio, rifiuto od omissione di atti d'ufficio. Non sono buone notizie per l’Italia. Non v’è solo la bassa produttività come denunciato da Marchionne, ma anche l’alta corruzione. Secondo la classifica elaborata analizzando 178 Paesi, il nostro Paese è arretrato di quattro posizioni rispetto al 2009 e di ben 12 sul 2008.

Il Corruption Perceptions Index (CPI) è considerato la misura più credibile al mondo per misurare la corruzione nel settore pubblico. Oltre ai casi di corruzione in senso stretto, influiscono sul CPI tutte le questioni di malgoverno della cosa pubblica in senso lato che si manifestano nel Paese, in larghissima misura a livello locale. Infatti, la sanità (gestita dalle Regioni) appare il settore dove tale malgoverno più si manifesta. E proprio il CPI registra che la credibilità esterna dell'Italia riguardo la corruzione è in calo e che l'allarme sociale interno sul tema è in crescita.

I Paesi ottengono un punteggio da zero a 10 (con zero che indica livelli elevati di corruzione e 10 bassi). L'Italia è al 67esimo posto, con un punteggio di 3,9 peggiorato rispetto al 2009 (quando era al 63esimo posto, con punteggio di 4,3) e al 2008 (alla 55esima posizione, con 4,8).

Meglio di noi fanno sia Ruanda che Samoa. I Paesi più onesti sono quelli più pacifici: Danimarca e Nuova Zelanda. In fondo alla classifica, Paesi devastati dalla guerra (Iraq, Afghanistan e Somalia) o governati da una giunta militare come la Birmania. Gli Stati Uniti sono usciti dalla top 20 dei meno corrotti, collocandosi al 22esimo posto.

Il punteggio dell'Italia "non sorprende più di tanto - ha commentato la sezione italiana di Transparency International - in considerazione di dodici mesi passati caratterizzati dal riemergere di fatti corruttivi, o sospettati tali, a vari livelli di governo (locale, regionale, nazionale) e che ha visto coinvolti sia funzionari che esponenti politici di ogni schieramento".

Oltre dunque ai casi di corruzione in senso stretto, influiscono sul CPI tutte quelle questioni di malgoverno della cosa pubblica in senso lato che si manifestano nel Paese, in larghissima misura a livello locale. Infatti, la sanità (gestita dalle Regioni) appare il settore dove tale malgoverno più si manifesta.

Alcune regioni italiane sono allineabili al Nord Europa e altre, purtroppo, assimilabili a quelle peggiori del continente e del Mediterraneo. Il secondo concerne l’endemico radicamento in alcune aree del fenomeno della criminalità organizzata. Il CPI registra in ogni caso che la credibilità esterna dell’Italia riguardo la corruzione è in calo e che l’allarme sociale interno sul tema è in crescita.

Per far fronte, si registrano una serie di importanti prime “cose fatte” in materia, dopo oltre una decade, successiva ai fatti di Tangentopoli, di sottovalutazione della problematica da parte di governi locali e centrale nel loro insieme. In primo luogo il Parlamento ha ratificato la Convenzione ONU il 3 agosto 2009 con la legge 116/2009), la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla corruzione privata e il Piano straordinario contro le mafie.

Su questa scorta, dopo un momento di allarme dovuto alla soppressione nel 2009 dell’Alto Commissario contro la Corruzione, è stato istituito il Servizio Anticorruzione e Trasparenza, oggi in procinto – ai sensi dell’art. 6 della suddetta Legge, con riferimento all’art.5 della Convenzione – di costituirsi compiutamente in Autorità Nazionale Anticorruzione, strumento indispensabile per l’azione di contrasto al fenomeno – al pari delle Autorità sulla Contraffazione, sui Beni Confiscati e su Usura e Riciclaggio. Con stanziamento approvato nell’ambito della manovra anticrisi varata nell’estate del 2010 peraltro, l’Autorità viene dotata di risorse dedicate nella misura di 2 milioni di Euro (art.7 della manovra) per poter avviare efficaci azioni di contrasto con report periodici alle Camere.

Nonostante tutto, trattasi di una brutta notizia per il governo Italiano che aveva previsto, nella primavera scorsa, più trasparenza, controlli e sanzioni contro la corruzione sia da parte del Ministro Alfano che del Ministro Brunetta.

Ha ragione Gherardo Colombo. Come aveva detto ad Unimondo: “qui non c’è bisogno di una nuova Mani Pulite ma di un esercito d’insegnanti al fine di rafforzare l’onestà popolare”. [F.P.]

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