Brasile: la Marcia che segna la politica di Lula

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Si è conclusa a Brasilia la grande Marcia del Movimento Sem Terra (Mst) con la consegna della rivendicazioni al Governo Lula nella spianata dei Ministeri. I 12.000 senza terra hanno camminato per 15 giorni 233 chilometri con al seguito 130 bambini e 70 educatori. La marcia ha visto la partecipazione dei comitati d'appoggio al Mst da parte di giornalisti e organizzazioni di 10 paesi nel mondo e della Conferenza nazionale dei vescovi che chiede di al governo di realizzare la sua promessa di Riforma Agraria e di aiutare i piccoli proprietari a poter lavorare nella loro terra. "Abbiamo visto una cosa molto ben organizzata, un ambiente eccellente. Siamo stati accolti molto bene e vediamo che si tratta di persone serie che realmente cercano di lottare per i loro diritti e un pezzo di terra in cui produrre e poter alimentare la propria famiglia per avere una vita migliore" ha sottolineato Dom Eug㪀nio Rixen, vescovo di Goiás.

Lo scorso 4 maggio il ministro Miguel Rossetto (Sviluppo Agrário) ha promesso di liberare 10 miliardi di reais per l'agricoltura familiare, attraverso il Pronaf, per il raccolto 2005-2006. Il valore corrisponderebbe al triplo dei crediti concessi durante la gestione Cardoso. E ha promesso l'impegno del governo a liberare più risorse per la realizzazione della riforma agraria. Jaime Amorim, dirigente del MST, ha protestato per il basso numero di insediati (40 mil) che avranno accesso alla linea A del Pronaf quest'anno, durante la riunione di 20 rappresentanti del Movimento con il ministro. Questa nuova manovra da una risposta al taglio di 2 miliardi di reais precedentemente applicato al bilancio della riforma agraria. Dei 400 milioni che si sono decisi di reinserire nel bilancio, sono stati liberati solo 250 milioni. Con questa situazione non è possibile realizzare l'insediamento di 400.000 famiglie entro il 2006.

Riguardo alla ristrutturazione dell'Incra, l'Istituto nazionale per la riforma agraria, i senza terra chiedono che l'organo sia direttamente collegato alla Presidenza della Repubblica. Dopo due anni e mezzo di governo Lula la situazione dell'Incra non è molto cambiata dai tempi di Cardoso. Con l'amministrazione attuale gli insediamenti si sono infatti ridotti del 33 per cento, mentre ad aumentare sono stati gli omicidi e le invasioni, rispettivamente del 74 e del 68 per cento. I funzionari governativi del resto, lungi dal distribuire le terre promesse, si dibattono su questioni teoriche e dottrinarie: ora, ad esempio, la discussione sta vertendo sull'opportunità di innalzare l'"indice di produttività" dei terreni, principale parametro per classificare l'immobile come "produttivo", oppure "improduttivo", e quindi destinato alla riforma agraria. Ci sono stati in cui c'è un solo agronomo per fare valutazioni delle terre espropriabili. Per avere un'idea della situazione, nel 2004, sono state insediate solo 11.000 famiglie del MST. "Tutte le statistiche provano che l'attività rurale è quella che dà più lavoro in Brasile - precisa in una lettera aperta l'ex ministro e teologo della liberazioen Frei Betto - e noi conviviamo con un allarmante indice di disoccupazione. Fare la riforma agraria "una rivendicazione vecchia di 150 anni" significa rimandare indietro l'esodo verso le città, ridurre il numero di favelas, diminuire la disuguaglianza sociale e, in conseguenza di questo, la violenza urbana. In questo paese di 800 milioni di ettari coltivabili, la terra è quel che non manca".

Per Frei Beto il progetto economico del governo Lula promuovere lo sviluppo sociale attraverso una politica economica neoliberista che favorisce il capitale e opprime il lavoro. "Nell'economia non c'è spazio per i dubbi: equilibrio fiscale, contenere l'inflazione, attrarre capitali stranieri, ridurre i debiti interno e estero, aumentare le esportazioni e ridurre le importazioni, ampliare le riserve e la capacità di investimento. La meta è positiva, il metodo discutibile, perché gonfia gli interessi, riduce il credito, stimola la speculazione e asfissia la produzione". "Ma un governo che ha avuto il coraggio sufficiente per omologare la riserva indigena di Raposa Serra do Sol, in Roraima, non merita di arrivare alle elezioni del 2006 con una semplice riverniciatura fondiaria, mentre migliaia di famiglie restano accampate al bordo delle strade perché sanno che lontano dalla terra per loro non c'è salvezza - conclude Frei Beto.

Rispetto alla decisione di Lula di demarcare cinque aree indigene, tra cui quella di Raposa Serra do Sol e quella degli Awá isolati, si è trattato di una chiara risposta alle pressioni nazionali e internazionali levatesi da ogni parte del mondo. Ma la situazione resta grave nella maggior parte dei territori indigeni. Come si legge, infatti, in un documento redatto dal Forum per la difesa dei diritti indigeni (Fddi - formato da 7 organizzazioni indigene e pro-indigene tra cui l`Istituto socio ambientale): "Il numero di territori dichiarati aree indigene sotto il governo Lula è il più basso mai registrato dopo la fine del regime militare". [AT]

Altre fonti: Musibrasil, Comitato sostegno Mst

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