Arte

Sitasamvara (Samvara bianca), divinità popolare del buddismo mongolo-tibetano

Definire l'arte mongola è particolarmente complesso: è difficile distinguere le forme espressive autoctone e scarsi e poco studiati sono i documenti di attività artistica fino al secolo XVII; la mancanza di documentazione è anche legata alle distruzioni avvenute tra il 1300 e il 1600. Come tutti i popoli nomadi di origine altaica, anche i mongoli sembrano aver mostrato scarsa predisposizione artistica

 

Esempio di Mongol Zurag

Il Mongol Zurag, è il genere di arte laica che più si è sviluppato nella Mongolia dal XIX secolo. L’esponente più importante di questo nuovo genere fu il pittore Balduugiin Sharav (1869-1939), dal quale tutti gli artisti che seguirono presero ispirazione per sviluppare questo nuovo modo di dipingere che affonda profondamente nella tradizione precedente. Nyamaa Ganbat, nato a Ulaanbaatar nel 1970, si è laureato presso l’Accademia delle Belle Arti di Ulaanbaatar, dove ha studiato per cinque anni il Mongol Zurag

 

Canzoni, leggende, favole, epopee (epica mongola o tuuli mongolo) sono tramandate oralmente. Le voci sono accompagnate da strumenti tradizionali come il morin khuur (strumento a corda di crine di cavallo) e il Tovshuur (liuto). I soggetti più ricorrenti nei poemi sono l’amore per la patria, la natura, il Cielo, gli sciamani, Gengis Khan, gli animali, la famiglia, gli antenati, le persone care. Tra i poeti più celebri, Danzan Ravjaa (1803-1856), Dahsdorjyn Natsagdorj (1906-1937) e il contemporaneo Sodnombaljiryn Buyannemejk

 

Galsan Tschinag è sicuramente lo scrittore mongolo più conosciuto al mondo. In italiano sono stati pubblicati dalle Edizioni AER "Il cielo azzurro” e “Ventun giorni”

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