www.unimondo.org/Paesi/Asia/Asia-meridionale/Iran/Diritti-umani
Diritti umani
Dopo la morte del leader del clero sciita e parlamentare iraniano Ayatollah Kashani nel 1962 e con il sostegno dell’Amministrazione statunitense di Kennedy, Reza Pahlavi ripropose con decisione la politica di modernizzazione dall’alto per lo sviluppo economico e sociale dell’Iran, già intrapresa dal padre negli anni precedenti il secondo conflitto mondiale.
SAVAK
Sul versante interno Reza Pahlavi accentrò il potere nelle mani della monarchia evidenziando il carattere dispotico del regime, esautorando il parlamento da alcune dalle proprie prerogative e servendosi della terribile polizia segreta SAVAK per tenere sotto controllo il Paese e reprimere brutalmente sul nascere ogni tipo di opposizione.
diede vita ad un programma di 19 riforme noto come Rivoluzione bianca da attuare in 15 anni. La riforma agraria doveva abolire il feudalesimo e distribuire le terre ai contadini; la “riforma industriale” mirava a creare una nuova classe imprenditoriale spingendo verso la creazione di nuove industrie, privatizzando le aziende a conduzione statale e consentendo agli operai di partecipare agli utili delle imprese.
Le riforme previste in quindici anni erano le seguenti:
L'opposizione alle riforme
Il clero sciita rappresentava la maggiore opposizione alle riforme. Esse avevano una matrice spiccatamente giurisdizionalista, in contrasto con i privilegi di cui godevano i religiosi, valori contrastanti con molti insegnamenti della religione islamica. La contestazione dei movimenti giovanili durante gli anni settanta coinvolse anche molti giovani iraniani appartenenti all’alta borghesia di Teheran che, inviati dalle famiglie a perfezionare i loro studi in Europa, parteciparono alle manifestazioni studentesche del '68, chiedendo delle riforme democratiche anche per il loro Paese. Tali istanze però si scontrarono con la dura repressione dello scià e ciò contribuirà ad alienare anche le simpatie per il regime della borghesia.
Anche l’Ayatollah Khomeini nei suoi discorsi si espresse contro le novità della Rivoluzione bianca opponendosi in particolare alla riforma agraria scomoda per il clero iraniano, che all’epoca possedeva molti terreni, e all’introduzione del diritto di voto alle donne; finché, nel novembre 1964 venne arrestato e costretto all’esilio, prima in Iraq e poi a Parigi da dove continuerà ad organizzare le proteste.
- la riforma del demanio nazionalizzando foreste, pascoli e fonti idriche;
- la riforma del sistema educativo mirata a aumentare l’alfabetizzazione delle masse portando l'educazione pubblica obbligatoria fino a 14 anni e istituendo il cosiddetto "Esercito degli insegnanti" (Literacy Corps) composto da volontari in possesso del diploma di scuola secondaria che, in alternativa al servizio militare di 2 anni, scelgono di recarsi nei villaggi ad aprire delle scuole;
- la creazione di un sistema sanitario nazionale, sicurezza sociale obbligatoria per tutti e sostegno della maternità;
- l’allargamento della base elettorale consentendo alle donne iraniane di votare;
- la lotta alla corruzione nella Pubblica Amministrazione.
Sulla scena internazionale Reza Pahlavi cercò di accrescere il peso politico e militare dell’Iran presentandosi al mondo come un “monarca illuminato" attraverso una forte campagna di promozione personale, intessendo relazioni cordiali con i leader stranieri e attuando una politica di prestigio mirata a rievocare il glorioso passato di Teheran. Questa sua strategia culminerà nelle celebrazioni del 1971 per i 2500 anni della monarchia persiana, e con una politica di accrescimento delle spese per l’armamento dell’esercito, finanziati dalle ingenti rendite petrolifere.
Tra il 1973 e il 1976, grazie alle ingenti entrate dell’industria petrolifera, il Regime acquistò all’estero una grande quantità di beni di consumo, ma tali provviste faticarono a giungere in città a causa della mancanza di porti e strade contribuendo ad accrescere lo scontento popolare nel quale si radicarono i primi germi della rivoluzione. La disoccupazione e l’inflazione dal 1976 aumentarono la frustrazione della gente che sfociò in proteste e manifestazioni contro lo scià. A partire dal 1977 anche alcuni intellettuali cominciarono a far sentire la propria insofferenza per i rigidi controlli a cui le autorità sottoposero i propri lavori e a novembre anche gli studenti reclamarono maggiore “libertà intellettuale”.
Nonostante la repressione della SAVAK (vedi box), le proteste continuarono a dilagare fino a costituire nel 1978 un vero e proprio fronte rivoluzionario unito, aizzato dai discorsi che l'Ayatollah Khomeini faceva pervenire da Parigi al movimento attraverso delle musicassette contrabbandate.
Il 19 agosto del 1978 oltre 400 persone morirono a causa di un incendio di origine dolosa scoppiato in un cinema, del quale venne incolpata la polizia segreta agli ordini dello scià. In tutto l'Iran scoppiarono altre sommosse finché l'8 settembre in Piazza a Tehran l'esercito aprì il fuoco sulla folla che stava manifestando in oltraggio al divieto di scendere in piazza.
______________________________________________________________________________________
Neda Salehi Agha Soltan, studentessa di 27 anni, è presto diventata il simbolo delle proteste che hanno seguito le elezioni presidenziali del 2009, a seguito di un filmato che la riprende negli attimi immediatamente precedenti la sua morte, avvenuta per le strade di Teheran il 20 giugno dello stesso anno, a cuasa di un colpo d'arma da fuoco sparato da un membro della milizia armata iraniana.
Documenti Agenzie ONU
UNHCR (Agenzia della Nazioni Unite per i rifugiati) - Rapporto del 2009 sul traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo in Iran; pubblicato dal Dipartimento di Stato USA.
Documenti di altre Organizzazioni
Amnesty International - Il rapporto annuale del 2014/2015 affronta tematiche quali: repressione delle minoranze, discriminazione contro le donne, limitazioni nelle libertà di espressione e associazione, pena di morte, tortura o altri trattamenti inumani o degradanti.
Iran Human Rights (IHR) - Organizzazione finalizzata alla promozione di un movimento per l'abolizione della pena di morte in Iran.
Human Rights Watch - Dopo le elezioni del giugno 2009, si è verificato un giro di vite nei confronti degli oppositori politici: esecuzioni extragiudiziarie, violazione della libertà di associazione ed espressione, arresti e detenzioni arbitrari, torture, violenze e abusi nei confronti dei detenuti. Questo è ciò che denuncia l'organizzazione in questo comunicato stampa.
FIDH (Federazione Internazionale per i Diritti Umani) - Il rapporto Iran\Death Penalty, a state terror policy analizza il fenomeno delle esecuzioni capitali in Iran: numero minimo di esecuzioni annue, fattispecie di reato per cui è prevista questa pena, esecuzioni di minorenni, appartenenti a minoranze etniche e religiose, fattispecie di reato per cui è prevista la lapidazione.