Profughi/Rifugiati

(Fonte: Amnesty International)

Secondo i dati dell'UNHCR, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, si stima che, nel corso dell'anno 2014, ogni mese siano partiti dall'Eritrea 5.000 persone. Nel novembre 2014, il 90% degli eritrei arrivati in Europa aveva tra i 18 e i 24 anni (il dato è dell'UNHCR). Le ragioni per le quali questi giovani adulti lascino il loro paese sono poco diffuse dai media e quando lo sono, non sono capite. Per approfondire la questione si legga il rapporto di Amnesty International Just Deserters: Why indefinite national service in Eritrea has created a generation of refugees (dicembre 2015).

I giovani eritrei, uomini e donne, lasciano un paese governato da una dittatura, quella di Isaias Afewerki, primo e unico presidente dall'indipendenza nel 1993, che sta distruggendo ogni possibilità di sviluppo collettivo. Le gravi violazioni dei diritti umani, l'obbligo del servizio militare a vita e le carestie strutturali sono tra i principali fattori di spinta  per le fasce più giovani della popolazione eritrea. Il Paese è uno dei più poveri al mondo con poche garanzie nell'ambito del rispetto dei diritti umani (nonostante ciò, l'Europa, nel luglio 2015, ha discusso con il governo eritreo un pacchetto di aiuti allo sviluppo di oltre 300 milioni di euro).

Il processo di Khartoum 

E' un accordo siglato  il 28 novembre 2014 a Roma  tra i rappresentanti degli Stati membri dell’Unione Europea, dei paesi del Corno d’Africa (Eritrea, Somalia, Etiopia e Gibuti) e di alcuni paesi di transito (Sud Sudan, Sudan, Tunisia, Kenya ed Egitto) con lo scopo di stabilire forme di collaborazione per combattere il traffico di esseri umani, intervenire sui fattori scatenanti dell’emigrazione, cercare di garantire dei percorsi più strutturati per chi emigra, tutelando le fasce più vulnerabili e i richiedenti asilo.

Raggiungere l'Europa è un viaggio ad ostacoli fatto di confini da superare; tra un confine e l'altro, poi, i soggiorni temporanei sono esperienze difficili da immaginare. Il primo confine è quello con il Sudan: qui, l'accoglienza alla frontiera non è delle più amichevoli. Una volta sup

Oltre a creare richiedenti asilo e rifugiati all'estero, l'Eritrea "ospita" circa 3.000 rifugiati provenienti dai Paesi limitrofi, in particolare dal Sud Sudan, ma anche dal Kenya e dall'Etiopia. erato, gli eritrei devono sopravvivere al Sudan, al deserto. Poi c'è il confine con la Libia e le sue carceri; alla fine la traversata del Mediterraneo da dove riparte il superamento di un'altra serie di confini e di limiti. Per approfondimenti ascolta il racconto di Mussie Zerai, presidente dell’organizzazione Habesha.

Documenti Agenzie ONU

UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees / Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) - Notizie relative alla situazione dei profughi e dei rifugiati, dati ed attività dell'organizzazione in Eritrea.

 Documenti di altre Organizzazioni

Alganesh Fessaha - Ascolta il racconto del suo impegno con la Ong Gandhi nel soccorso ai migranti da Lampedusa al Sinai (Fonte: Youtube)

ONG Ghandi - Organizzazione che oltre ad attività di sviluppo di iniziative educative per bambini, adolescenti e  donne vittime di violenza in alcuni Stati africani come la Costa d'Avorio, il Benin, il Sudan, l'Etiopia e l'Eritrea, si occupa di profughi, in particolare provenienti dall'Eritrea. Alganesch Fessaha, italoeritrea, presidente dell'ONG , attraverso il libro "Occhi nel deserto" ha raccontato la storia di cittadini eritrei, profughi , catturati in Sudan, portati nel Sinai e torturati. Per le Nazioni Unite, lungo le antiche rotte che lo collegano al Sudan e al Sahel, si è consumato il peggior traffico di esseri umani a memoria d'uomo, a partire dal 2008.

"Senza patria": eritrei d'Etiopia deportati in Eritrea dal governo etiope nel periodo 1998-2000 e il ruolo dei confini nella formazione delle identità collettive (da Forced Migration Review, 32, aprile 2009, pp. 15-17)

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