Ambienti naturali

La Repubblica del Congo è un paese dell'Africa equatoriale, caratterizzato da un'ampia area forestale, ricca di varietà animali e vegetali, da una zona di savana e da un'area costiera non molto estesa, ma di grande importanza. Il fiume Congo che segna il confine con la vicina Repubblica Democratica del Congo è un'altra straordinaria riserva di biodiversità. Tale patrimonio ambientale, tuttavia, si trova in pericolo a causa della pressione umana, che si manifesta soprattutto nello sfruttamento del legname e nell'estrazione del petrolio.

 

Il commercio del legname è condotto soprattutto da imprese occidentali che pagano il governo congolese per poter sfruttare le sue risorse forestali. Tuttavia tali attività spesso sono svolte in maniera illegale, sfuggendo dunque al controllo dele autorità e sottraendo risorse al governo del paese. Per queste ragioni nel 2010 è stato firmato un accordo tra il governo congolese e l'Unione Europea per limitare il traffico illegale di legname.

 

Il Congo è anche uno dei principali produttori di petrolio africani. Il combustibile viene estratto soprattutto nel sottosuolo marino, dove si trovano importanti giacimenti sfruttati già da diversi decenni, che stanno già causando importanti danni all'ambiente costiero. Le imprese impegnate in questa attività sono soprattutto europee, come la Total (francese) e l'ENI (italiana).

Negli ultimi anni ENI è impegnata anche nello sfruttamento delle sabbie bituminose (foto), un misto di argilla, sabbia, acqua e bitume, dal quale può essere etratta la parte bituminosa per ricavarne petrolio. Il procedimento ha costi economici molto alti e un enorme impatto ambientale, perché distrugge il suolo di ampie porzioni del territorio congolese.

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