Martina: «La Carta di Milano è una piattaforma aperta»

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A Expo Unimondo ha chiesto al ministro Maurizio Martina perché nella Carta di Milano sono assenti impegni sulla speculazione finanziaria e land grabbing

«L’Expo è un’occasione propizia per globalizzare la solidarietà. Cerchiamo di non sprecarla». Con questa frase alla mano, pronunciata da Papa Francesco, ad Expo fermiamo il ministro per le politiche agricole Maurizio Martina, che ha seguito da vicino l’iter della Carta di Milano, il documento che dovrà lasciare come eredità di Expo 2015 una serie di impegni sul tema dell’alimentazione. Il luogo, del resto, è simbolico: il ministro sta per entrare per un dibattito nella Cascina Triulza, il padiglione che nei prossimi sei mesi ospiterà molte delle attività della società civile nel sito dell’esposizione (nella foto).

Alcuni soggetti della società civile hanno fatto notare come nella Carta di Milano manchino impegni precisi per frenare la speculazione finanziaria e il land grabbing. Come mai? 

Consiglio di leggere bene la carta, dove compare la necessità di regolare gli investimenti sulle risorse naturali tutelando le popolazioni locali.

Non sono impegni troppo vaghi? Il Protocollo di Milano, che ha fatto da base alla Carta, citava espressamente problemi come l’accaparramento delle terre nei Paesi poveri e la speculazione finanziaria sui beni alimentari, chiedendo ai governi di sottoscrivere impegni precisi in tal senso…

Nella Carta i contenuti ci sono tutti. Poi se dobbiamo discutere di come si possono scrivere alcuni concetti il mondo è bello perché è vario. Io faccio presente che un conto è discutere un protocollo nato per iniziativa di soggetti privati, un conto è mettere a punto un grande atto di cittadinanza globale che un Paese offre al mondo intero. 

Il problema della speculazione finanziaria sui beni alimentari non è stato sollevato solo dalle industrie, ma da diversi soggetti del Terzo Settore, da associazioni e anche dal Papa, che ha fatto appello più volte alla necessità di tutelare il cibo dalla finanza senza regole. Il governo intende tener conto di queste sollecitazioni?

Faccio presente che abbiamo lavorato a questo documento in modo aperto, consapevoli del fatto che alcuni temi andranno sviluppati nei prossimi sei mesi, ma che abbiamo anche scritto la Carta con l’idea di offrire ai Paesi partecipanti una piattaforma all’interno della quale tutti si possano riconoscere. 

Il testo della Carta è quindi ancora modificabile?

La Carta non è modificabile nel suo testo. Può essere però ampliata, in particolare attraverso gli allegati, e quindi alcuni concetti e temi possono essere ulteriormente sviluppati. Facciamo l’esempio che pone lei: il rapporto fra finanza e beni alimentari. Faccio presente che a pochi metri da qui c’è un soggetto come Banca Intesa che nei sei mesi di Expo ha organizzato un’attività di dibattito e confronto esattamente su questo. A me interessa molto capire come verranno gestiti e sviluppati alcuni contenuti. Lo si farà lungo tutta la piattaforma di Expo. Non sottaciamo i temi. Abbiamo creato una carta che ci da modo nei prossimi mesi di lavorarci. Con un concetto: un Paese non è una fondazione. 

Nel senso che ci sono equilibri politici da preservare?

C’è un equilibrio complessivo di cui tenere conto.

Emanuela Citterio

Giornalista professionista, si occupa in particolare di innovazione sociale, sostenibilità ambientale e terzo settore, cooperazione internazionale, Africa. Realizza progetti editoriali, di informazione, comunicazione e sensibilizzazione, sia in italiano che in inglese, in collaborazione con partners istituzionali e privati. È fondatrice di una campagna di advocacy sui temi della finanza sostenibile (www.sullafamenonsispecula.org). Ha viaggiato in una decina di Paesi africani

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