Libia: appelli a difendere i civili e a verificare le informazioni

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Mentre carri armati e batterie antiaeree fedeli a Gheddafi continuano a sparare contro le posizioni degli insorti a Tripoli, l’agenzia Misna riferisce di cecchini che sparano sui civili. Secondo fonti locali della Misna, “ai festeggiamenti in corso per la fine ormai imminente del regime e per l’arresto di alcuni figli di Gheddafi, stanno facendo da contraltare il proseguimento dei combattimenti anche in altre zone e la presenza di cecchini che sparano sui civili”.

“Ancora adesso ci sono sparatorie, soprattutto nella zona di Bab al Aziziya. Si va avanti così da ore, la scorsa notte era impossibile dormire, c’è parecchia confusione. Le strade sono deserte, ma nelle piazze si sta radunando gente” - riferisce alla Misna da Tripoli, una fonte missionaria che preferisce restare anonima. Contattata a Bengasi dalla Misna, Dibeh Fakhr, portavoce del Comitato internazionale della Croce Rossa, riferisce di una situazione molto preoccupante sotto il profilo umanitario: “Già nei giorni scorsi avevamo espresso i nostri timori sulle conseguenze dell’escalation del conflitto – dice Fakhr. Ora stiamo monitorando la situazione di Tripoli e stiamo per inviare materiale medico destinato agli ospedali e alle strutture sanitarie della città. Non abbiamo dati precisi, ma sappiamo che servono con urgenza farmaci e attrezzature e che ci sono alcune centinaia di feriti bisognosi di immediate cure”.

Amnesty International e Human Rights Watch hanno sollecitato tutte le parti a proteggere i diritti dei civili libici e a salvaguardarli da attacchi. “Tutte le forze devono rispettare i diritti dei civili e assicurare che i combattimenti a Tripoli e altrove non portino a rappresaglie” - ha dichiarato Malcom Smart, direttore del Programma Medio Oriente di Amnesty International. “Le forze del Consiglio nazionale di transizione devono assicurare che Saif al-Islam Gheddafi sia trattato umanamente e consegnato in condizioni di sicurezza alla Corte penale internazionale senza ritardi, per essere sottoposto a processo, così come il colonnello Gheddafi qualora fosse catturato o si consegnasse” - ha concluso Smart. Anche Human Rights Watch ha chiesto a tutte le parti in conflitto - le forze fedeli a Muammar Gheddafi, le forze del Consiglio Nazionale di Transizione e gli alleati della NATO - di “adottare tutte le misure possibili per evitare vittime civili e atti di vendetta”.

“La propaganda ha presentato questo epilogo come una marcia trionfale, con le truppe di Gheddafi che si arrendono e la popolazione che fa festa. Invece è di centinaia di morti il bollettino di guerra, destinato a peggiorare perché in gioco non c'è la vita umana ma il petrolio libico” – commenta Alessandro Colombo su Peacelink. Il docente di relazioni internazionali all’Università degli Studi di Milano evidenzia che “la missione della Nato e l’intervento della comunità internazionale sono stati giustificati sulla base di ragioni umanitarie e sarebbe un disastro – per la Nato e per la comunità internazionale – se i ribelli, arrivati a Tripoli, facessero quello che la Nato ha impedito di fare a Gheddafi a Bengasi”.

Questa è una guerra cominciata nell'ipocrisia e che sta terminando nel cinismo” – commenta il docente universitario. “Doveva essere un'operazione per rompere l’assedio di Bengasi e si conclude con l’assedio di Tripoli. Doveva essere una ‘guerra umanitaria’ per salvare vite umane e si conclude con un bagno di sangue. Doveva essere il trionfo dell’Onu e invece adesso l’Onu tace, completamente esautorato. La risoluzione Onu doveva servire al cessate il fuoco, ma le milizie antigheddafi hanno detto che bisognava combattere fino alla vittoria e hanno messo alla porta l'inviato dell'Onu, con il consenso della Nato”-. “Non importa chi vincerà e quando – conclude Colombo. “Questa guerra è una sconfitta per tutti coloro che l’hanno sostenuta. Si conclude in un bagno di sangue l’ultima guerra umanitaria della Nato, una guerra per procura in cui non volevamo rimetterci i nostri uomini e abbiamo fatto morire gli altri”.

Stamane Peacelink riportava la testimonianza da Tripoli di Thierry Meyssan, presidente-fondatore di Réseau Voltaire, secondo cui la notte scorsa “una nave Nato ha attraccato vicino a Tripoli, consegnando armi pesanti e sbarcando jihadisti di Al Qaeda, inquadrati da ufficiali della Nato stessa”. “I combattimenti sono ripresi nella notte. Con grande violenza. I droni e gli aerei della Nato bombardano ovunque. Gli elicotteri mitragliano le persone nelle strade per aprire la strada ai jihadisti. In serata un convoglio di auto ufficiali che trasportavano personalità di primo piano del governo è stato attaccato. Si è rifugiato all’hotel Rixos dove alloggia la stampa straniera. La Nato non ha osato bombardare per non uccidere i propri giornalisti. L’hotel, nel quale mi trovo, è sotto un tiro nutrito” - scrive Meyssan.

E il presidente di Peacelink, Alessandro Marescotti in una Lettera aperta a Corradino Mineo, direttore di Rainews 24 denuncia che “anche Rainews 24 ha diffuso le bugie di guerra”. “Oggi ho seguito con grande sorpresa e profondo sgomento il servizio di mezz’ora mandato oggi in onda su Rainews 24 dalle 13.30 alle 14. E’ stato un servizio non di informazione ma di manipolazione dell'informazione” afferma Marescotti.

“Una cosa deprimente per la professionalità per la quale invece vi ho sempre apprezzato e considerato preziosi nel disastrato panorama informativo nazionale”. Il presidente di Peacelink afferma che su Rainews sarebbe stato “nascosto il ruolo dei bombardamenti della Nato (presentando i ribelli che liberavano la Libia da soli e festanti, per acclamazione popolare); alterato il senso della rosoluzione n.1973 dell'Onu che non prevedeva l’appoggio militare della Nato agli insorti (come è stato detto); mai citato l’attacco della Nato alla TV libica, per la quale ha protestato l’Unesco”. Inoltre sarebbe stato “taciuto il massacro in corso a Tripoli (non vi interessa il conteggio dei morti adesso o la vittoria non deve avere prezzo?), mostrando solo folle festanti (senza chiedersi se in questo momento non sia proprio il caso di applicare il cessate il fuoco previsto dalla risoluzione Onu)”. “Ma soprattutto – conclude Marescotti – non è stato detto quali sono le fonti informative attendibili, le Vostre fonti; dato che i giornalisti a Tripoli sono asseragliati nei sotterranei degli hotel chi è che da le notizie, chi le filtra e chi le verifica? E' fin troppo facile: la Nato. Escluderei che i ribelli sappiano manipolare l'informazione così bene”. [GB]

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