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Kirghizistan: dopo le violenze permane la paura ed è emergenza sfollati
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Ad oltre un mese dai violenti scontri fra le comunità kirghiza e uzbeka nel sud del Kyrgyzstan e nonostante un apparente ritorno alla normalità, permane la crisi umanitaria nella regione.
L 'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati - UNHCR ha chiesto alle autorità locali e centrali del Kirghizistan di adoperarsi per migliorare la situazione ed il ritorno a casa di circa 75mila sfollati interni, che sono stati costretti a fuggire a causa dei violenti scontri che hanno sconvolto il Kirghizistan meridionale durante il mese di giugno. L'UNHCR ha chiesto alla comunità inyernazionale 23 milioni di dollari - parte dell’appello per il Kirghizistan di 96,4 milioni lanciato a Bishkek dalle Nazioni Unite. Questi fondi urgenti sono destinati ai rifugi di emergenza e a progetti di protezione nel sud del Kirghizistan.
Anche l'UNICEF sottolinea che vi sono migliaia di bambini sfollati a causa delle violenze di giugno. L'organizzazione evidenzia che con il prossimo arrivo dell'inverno vi sarà necessità di aiuti adeguati. "Se non ci muoviamo adesso, la rigida stagione invernale tipica di questa parte dell'Asia centrale si tradurrà in nuove sofferenze per l'infanzia, già messa a dura prova dai traumi subiti e dai problemi sanitari".
Oltre all'assistenza umanitaria e alle attività di recupero, l'UNICEF si sta impegnando per ripristinare la fiducia tra le comunità protagoniste degli scontri di giugno, Kirghizi e Uzbeki. Si sono già formati gruppi di cittadini appartenenti a diverse nazionalità per organizzare gli aiuti e la gestione dei centri per sfollati. Il loro esempio può essere un modello per una più vasta azione di riconciliazione.
Anche Medici Senza Frontiere ha lanciato un appello per il Kyrgyzstan e in un recente comunicato sottolinea che permane un clima di paura e sfiducia tra le comunità uzbeka e kyrgyza. "L’accesso alle cure mediche è ancora un problema, a causa della presenza delle forze armate nei dintorni di alcune strutture mediche di Osh. La paura di non ricevere un’assistenza adeguata impedisce a molte persone, che necessiterebbero di cure mediche urgenti, di rivolgersi alle strutture" - afferma MSF
“In un contesto così teso e volubile, chiediamo alle autorità competenti di garantire la neutralità delle strutture sanitarie. È essenziale che ogni paziente che abbia bisogno di cure possa ricevere l’assistenza adeguata, a prescindere dalla propria provenienza” - ha detto Bruno Jochum, Direttore delle operazioni per MSF. L'associazione denuncia che che "l’accesso a un’adeguata assistenza sanitaria per le vittime non è uguale per tutti, ma dipende dalla comunità di appartenenza".
“Ogni giorno, nelle nostre cliniche mobili e nelle strutture sanitarie con cui collaboriamo, il nostro personale medico assiste pazienti che hanno subito violenze o che mostrano addirittura segni di tortura. Molte persone, soprattutto della comunità uzbeca di Osh, affermano di non volersi rivolgere a strutture mediche pubbliche per paura di essere arrestate” - racconta Andrei Slavuckij, responsabile dei progetti di MSF in Kyrgyzstan. Centinaia di persone sono ancora sotto shock dopo gli eventi violenti e traumatici di giugno. [GB]