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Da Bogotà a Milano: insieme contro violenza e corruzione
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“La pace in Colombia è una rivoluzione del secolo XXI, profondamente culturale, democratica e pacifica e per ottenerla bisogna porre fine alla segregazione sociale”.
Con queste parole, il sindaco di Bogotà Gustavo Petro ha aperto il 9 aprile scorso, in Colombia, la grande marcia per la pace e la solidarietà con le vittime del conflitto armato che ha raccolto un’oceanica folla di mezzo milione di persone.
Analoghe manifestazioni in sostegno ai dialoghi fra governo colombiano e guerriglie, si sono svolte in diverse altre parti d’Europa e del mondo: per sostenere le piattaforme comuni elaborate dai movimenti sociali, per sostenere l’accordo tra il Presidente della Repubblica Santos e vari settori della società civile colombiana e anche settori progressisti con la leadership del Sindaco Petro e il progetto di cambiamento “Bogotà Umana”, tutti impegnati nel portare a soluzione politica il conflitto sociale e armato, che dura da oltre cinquant’anni.
Una settimana di iniziative culturali ha preparato l’evento con il Congresso Mondiale dell’arte e della Pace – promosso dal sindaco Petro, a cui ha mandato un messaggio anche l’ex presidente uruguayano Pepe Mujica in cui ha sottolineato che “dobbiamo sperimentare tutte le possibilità di accordi per ottenere una vera pace in Colombia, pace che si fonda sulla giustizia sociale, la felicità dei popoli”.
Va ricordato che all'inizio del 2014 la Unidad de Victimas, un Ente governativo di attenzione e risarcimento delle vittime, ha aggiornato ufficialmente la cifra delle vittime a causa del conflitto armato colombiano, che tocca il terrificante numero di 6.043.473.
Nel 2021 lo Stato, in base alla legge 1448 del 2011, dovrebbe adempiere al totale risarcimento delle vittime e al loro coinvolgimento nel processo di riconciliazione nazionale, come risultato della gestione effettiva e coordinata dell' Unidad de Victimas con gli altri attori del Sistema.
Ci sono però anche migliaia di persone che hanno sofferto di tutti gli altri crimini di guerra: più di 130.000 persone minacciate, circa 75.000 persone che hanno perso i propri beni mobili o immobili, più di 90.000 persone scomparse, più di 21.000 persone sequestrate, quasi 55.000 vittime per atti terroristici, circa 95.000 omicidi e più di 540.000 persone colpite per l'assassinio di una persona cara, 10.500 vittime per essere saltate sopra mine antiuomo, 6.500 casi di tortura, quasi 7.000 casi di reclutamento forzoso di bambini e 4.000 casi di violenze sessuali compongono la radiografia delle torture che ha compilato la Unidad de Victimas.
Interdipendenza NORD-SUD
La ricerca di una pace fondata sulla giustizia sociale e sulla lotta alle mafie in Colombia è legata all’interdipendenza dei popoli per costruire nuove relazioni orizzontali tra Nord e Sud del Mondo. Per questo occorre guardare con un quadro sinottico a cosa avviene nelle varie parti del mondo, a che cosa si muove in situazioni a prima vista distanti tra di loro.
Per questo ho intervistato Elly Schlein, giovane Deputata europea del PD – PSE che oggi a Milano a Palazzo Marino partecipa al convegno internazionale "Le infiltrazioni delle mafie nell'economia legale: mafie senza confini" organizzato nell'ambito del progetto Icaro, con Jole Garuti, Nando Dalla Chiesa, Umberto Postiglione, Stefania Pellegrini, Vincenzo Moriello.
L’eurodeputata Elly mi racconta: “Al convegno sui beni confiscati e le infiltrazioni delle mafie nell'economia legale parla ora la prof.ssa Stefania Pellegrini dell'Unibo. Per me è come fare un tuffo indietro di 10 anni, al primo anno di giurisprudenza, quando frequentare i suoi seminari su mafie ed antimafia ha acceso in me e tantissimi di noi studenti un interesse e una passione profonda per questi temi, che ancora ci guida. E mi fa un certo effetto ascoltarla oggi da Copresidente dell'Intergruppo su Integrità, Corruzione e Criminalità organizzata al Parlamento europeo, sapendo che in fondo è in gran parte colpa sua. E che come me tanti altri hanno coltivato quegli insegnamenti e portano avanti le battaglie per la legalità e contro le mafie nel loro lavoro di ogni giorno”.
Ho letto vari interventi di Schlein su Vita e trovo molto interessante il suo discorso nella lotta contro le diseguaglianze sociali come chiavi interpretative della cooperazione internazionale.
L’eurodeputata Elly sottolinea che “Come gruppo S&D e PD, abbiamo posto grande enfasi sui diritti umani, che devono essere al centro del nuovo framework, insistendo sul principio di non discriminazione e sull'attenzione ai soggetti più vulnerabili, così come sulle minoranze, sulla comunità LGTBI e sulle persone con disabilità. Abbiamo voluto enfatizzare l'importanza di una nuova partnership globale, sottolineando l'universalità dei nuovi obiettivi, la vera novità e la vera sfida per i prossimi anni: non più un'agenda destinata ai paesi in via di sviluppo ma obiettivi condivisi che valgano per tutti gli stati, compresi quelli dell'Unione. Abbiamo messo al centro il ruolo guida che l'Unione Europea dovrà avere durante le future negoziazioni, e che potrà svolgere in modo tanto più incisivo quanto più sarà in grado di esprimersi con una voce sola, unitaria e forte.
Abbiamo voluto che allo stesso livello dello sradicamento della povertà e dello sviluppo sostenibile, la lotta a tutte le disuguaglianze diventasse priorità assoluta della nuova agenda. L'Europa può e deve farsi carico di promuovere una lotta serrata alle disuguaglianze su scala globale, dando anche l'esempio. Disuguaglianze che sono incredibilmente aumentate sia entro gli stati che tra gli stati, e a cui si ricollegano molte delle grandi sfide che affrontiamo quotidianamente in via emergenziale, come i flussi migratori. È importante insistere sulle diseguaglianze anche perché una delle criticità dei precedenti Millennium Goals (Obiettivi del Millennio, ndr) è che nonostante dei progressi siano stati fatti, la loro distribuzione è stata ineguale tra le diverse fasce sociali”.