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"Crisi" è la parola che contraddistingue gli ultimi 3-4 anni. La più pronunciata nei telegiornali, la più scritta su quotidiani, riviste, blog, siti internet. Molti l'associano all'economia, al crac della Lehman Brothers che ha generato un autentico sisma finanziario globale. In realtà, nel mondo, ci sono tante crisi che i mass media ignorano. Ci parlano - sempre meno, a dire il vero - di Iraq e Afghanistan, ma moltissimi altri conflitti e altri crisi umanitarie vengono letteralmente ignorate. Pakistan, Somalia, Sri Lanka, Congo non bucano lo schermo. Eppure popolazioni intere sono attaccate. Altrettante sono prove di aiuti umanitari. Oppure, dell'emergenza Aids in moltissimi paesi africani, come la malnutrizione infantile che affligge una fetta significativa della popolazione tra gli 0 ed i 5 anni. Per questo Medici Senza Frontiere ha promosso un'iniziativa, rivolta a mezzi di comunicazione, università, scuole di giornalismo, affinché adottino una crisi "dimenticata" e la facciano conoscere attraverso servizi, approfondimenti, attività di sensibilizzazione. Per dare a tutti la consapevolezza che l'informazione ci racconta ciò che accade nel mondo ma anche che non ci dice tutto quello che accade.
Leggere il saggio "Comunicazione e crisi. Media, conflitti e società" a cura di Rossella Savarese
Web.comune.calenzano.fi.it
Tra le più annose, irrisolte e dimenticate crisi internazionali dal dopoguerra in poi la questione del popolo saharawi è tra le più drammatiche: da più di 40 anni il popolo del Sahara occidentale, territorio occupato dall’esercito del regno del Marocco, vive in campi profughi nel deserto algerino. La resistenza armata del fronte Polisario ha portato all’inasprimento della situazione con la costruzione da parte marocchina del più lungo e illegale muro di divisione. Ma c’è chi ha scelto la via nonviolenta come Aminadou Haidar (1967), divenuta icona della lotta saharawi per la libertà. Dopo aver guidato marce di protesta e movimenti di opinione, a livello locale e internazionale, per i diritti del suo popolo, Haidar nel 2005 viene arrestata dalla polizia del Marocco per disobbedienza civile. A seguito della sua incarcerazione il Parlamento europeo le assegna il premio Sakharov per la libertà di pensiero. Rilasciata e poi di nuovo fermata nell’anno successivo, Haidar continua come un’esiliata in patria, guardata a vista, la sua battaglio democratica per la libertà.
Per approfondire.
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