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L’allattamento materno è indispensabile per la salute e per la corretta crescita dei bambini e, nei paesi del sud del mondo, dove la mortalità infantile è elevata, costituisce un’indispensabile fonte di sopravvivenza. La maggior società agroalimentare al mondo, con l’allattamento da seno materno non ci guadagna nulla. Ma conosce ottime strategie di marketing. Ecco perché la Nestlè regala agli ospedali e alle cliniche dei paesi del sud ingenti scorte di latte in polvere. E per le famiglie più povere, qualcosa di regalato vale molto. Un gesto di buon cuore? Nient’affatto, poiché i campioni distribuiti gratuitamente creano dipendenza nei bambini e una volta tornata a casa, la neo mamma deve comprarsi le scorte da sé. E qui scatta il guadagno, con conseguente danno economico per le famiglie (in alcuni casi le scorte costano quanto la metà dell’intero reddito familiare) e per la salute dei bambini.
Per questo esiste uno specifico codice internazionale che vieta espressamente la fornitura di latte in polvere negli ospedali. La società civile si è organizzata e sono molte le campagne che invitano a boicottare i prodotti Nestlè (es. La Rete Italiana Boicotta la Nestlè), che comprendono non solo il latte in polvere ma anche caffè, bibite, acque minerali, cioccolata, pasta e cosmetici della holding svizzera.
Fai la lista di tutti i prodotti Nestlè ed evita di comprarli
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È molto difficile dare una definizione della complessa figura di Ivan Illich (1926-2002): poliglotta ed eclettico, teologo e sociologo, filosofo e scrittore, ha compiuto una serrata analisi della modernità criticando soprattutto il predominio della macchina sull’uomo e la conseguente nascita di una società priva di limiti e sempre più invivibile. Illich nacque a Vienna da padre croato e madre ebrea e, dopo aver frequentato varie università, si laureò in teologia presso la Pontificia università gregoriana a Roma e nel 1954 divenne sacerdote cattolico. Due anni dopo fu nominato vicerettore dell’Università cattolica di Porto Rico e nel 1961 fondò in Messico il Centro interculturale di documentazione che nelle intenzioni sarebbe servito a formare i missionari per il nord America ma che si rivelò uno strumento importante di analisi sociale, prendendo nette posizioni sui temi della pace e dell’incontro tra le culture. Tra mille polemiche con il Vaticano all’inizio degli anni ’70 il Centro venne chiuso e Illich, abbandonato il sacerdozio, cominciò a girare il mondo tenendo lezioni in molte università anche italiane: un’attività trentennale segnata dalla pubblicazione di molti libri in svariati ambiti. La ricetta per superare l’imbarbarimento del mondo sta nella riscoperta dell’amicizia e della convivialità, cioè su una logica gratuita non fondata sullo scambio economico.
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