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I media in generale e la stampa in particolare sono in grado di agire sulle coscienze, di influenzare azioni e pensieri. Sono in grado, come successo, di alimentare paure e diffondere luoghi comuni, di generare discriminazione e contribuire al sorgere di fondamentalismi. Ciò è vero soprattutto laddove la libertà di stampa è violata da interessi particolaristici, dove gli organi liberi non esistono o sono utilizzati al servizio di ristretti gruppi dominanti.
Non accadde solo in quei paesi dove vige la dittatura. Anche la democratica Europa soffre di sintomi anti libertà. Secondo il dossier redatto annualmente da Reporters Sans Frontieres, l’Italia occuperebbe solo il 74esimo posto nella classifica 2010 della liberà di stampa, ultimo tra tutti i paesi dell’Europa Occidentale, complice, secondo il report, la concentrazione dei media nelle mani di un solo soggetto e la persistente interferenza del governo sull’operato dell’emittente pubblica.
A livello mondiale, solo una persona su sei vive in un paese con libertà di stampa. Soltanto nel 2009, sono stati uccisi 73 giornalisti, 168 sono stati imprigionati assieme a 98 cyber-dissidenti ed ovunque vi sono giornalisti e bloggers perseguitati per aver fatto il loro lavoro ed aver espresso, con voce libera, il loro dissenso. In Cina, il premio Nobel per la pace 2010 Liu Xiaobo, scrittore e sostenitore dei diritti umani attualmente in carcere è divenuto il simbolo della resistenza contro la soppressione della libertà di pensiero e di espressione.
Leggi la storia di Anna Politkovskaja. Oggi è anche un fumetto...
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Una donna determinata e coraggiosa, capace di rischiare in prima persona per la ricerca della verità, una giornalista dalla scrittura cruda e commovente Anna Politkoskaja è divenuta l'emblema del diritto alla libertà di stampa in tutto il mondo. Il suo assassinio, avvenuto il 7 ottobre 2006 ad opera quasi sicuramente dei servizi segreti russi operanti in Cecenia, ha scosso l'opinione pubblica globale, gettando una sinistra luce sul regime autoritario di Vladimir Putin. Nata a New York nel 1958 da due diplomatici sovietici, compì gli studi all'università di Mosca. Dal 1982 comincia a scrivere su vari quotidiani moscoviti descrivendo con particolare attenzione la fine dell'impero sovietico e la nascita dell'odierna Russia. Ma la svolta nella sua vita avvenne nel 1998 quando intraprese, durante la prima guerra di Cecenia, il suo primo viaggio in quella piccola regione martoriata. Da allora, per la Novaja Gazeta, la Politkovskaja compì una serie di viaggi nelle repubbliche caucasiche (Cecenia, Daghestan ed Inguscezia), entrando in contatto con le famiglie delle vittime, visitando ospedali e campi profughi, intervistando militari russi e civili ceceni: da questa testimonianza oculare scaturirono articoli, reportage e libri che accusavano apertamente l’operato dell’esercito russo e le guide politiche delle guerre, a cominciare da Putin. Fatta oggetto di continue minacce di morte e protagonista della fallita trattativa con i terroristi del teatro Dubrovka del 2002, Anna Politkoskaja viene infine uccisa sulla porta di casa a Mosca.
Per approfondire: Anna Politkovskaja, Proibito parlare : Cecenia, Beslan, Teatro Dubrovka : le verità scomode della Russia di Putin, Milano, Mondadori 2007
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