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Geografia in pericolo, minacciata dalla riforma della scuola voluta dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. I pesanti tagli hanno rischiato di eliminare dai programmi scolastici una materia evidentemente ritenuta superflua per la crescita degli alunni.
Si tratta di un taglio grave, poiché priva gli studenti di conoscenze indispensabili. Non si tratta solo di imparare a memoria, con visione ottocentesca, i nomi degli affluenti, dei mari e delle capitali. Oggi studiare la geografia, e lo testimonia il nostro Atlante on line, significa conoscere i grandi problemi mondiali, come quelli ambientali, socio-economici, politici e culturali. In un mondo globalizzato e sempre più multietnico, geografia è sinonimo di interconnessioni. La geografia ci avvicina all’altro, che è sempre più prossimo: il nostro vicino, il nostro collega, il nostro amico. Conoscendo le loro storie e quelle del loro paese di origine, forse si diventa meno diffidenti, meno paurosi e più curiosi e disposti al dialogo.
Ragionando in questi termini, il suffisso “geo” finisce per caratterizzare diverse discipline. È così la politica diventa geopolitica, l’economia geoeconomia, la società geosocietà. Ridurre l’insegnamento della geografia significa rinunciare a tutto questo e permetter all'istruzione di chiudersi al mondo.
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Dietro le quinte dell’“Accordo del venerdì santo”, con il quale il 10 aprile 1998 si è avviato il percorso di risoluzione pacifica del conflitto tra Gran Bretagna e Irlanda del nord sta la figura di John Hume che per decenni ha lavorato incessantemente e attraverso metodi nonviolenti per questo obiettivo. A causa del suo impegno è stato insignito nel 1998 con il premio Nobel per la pace. Nato a Belfast nel 1937 da famiglia cattolica milita fin da giovane nel partito nazionalista che rivendica l’indipendenza nordirlandese. Allontanatosi dal partito nel 1964, a causa di divergenze politiche, Hume fonda il partito socialdemocratico e laburista, più moderato e fautore di un compromesso con gli inglesi, con il quale sarà eletto deputato nell’assemblea nazionale irlandese, nel parlamento britannico e in quello europeo. Nel corso degli anni la sua posizione equilibrata sarà da più parti invisa ma alla fine si rivelerà la strada vincente testimoniando ancora una volta che la violenza non porta nulla.
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