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ll 29 Novembre 1947, L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, attraverso la Risoluzione nr 181, istituiva per la Palestina uno stato ebraico ed uno stato arabo, con Gerusalemme affidata ad una tutela internazionale speciale.
Ad oggi, come noto, dei due stati esiste solo Israele. Il popolo arabo palestinese, al contrario, sta vivendo da oltre sessant’anni senza uno stato riconosciuto. Questo comporta non solo l’assenza di qualsiasi sovranità territoriale, ma anche e soprattutto il mancato riconoscimento di diritti fondamentali. Nella Striscia di Gaza i palestinesi sono vittime di un vero e proprio embargo, vivendo di fatto assediati nei cosiddetti territori occupati.
Sebbene tale occupazione sia conseguenza di una decisione unilaterale da parte di Israele, senza l’avvallo di alcuna risoluzione ONU, la comunità internazionale non ha ancora trovato una soluzione che consenta la risoluzione pacifica della questione palestinese.
Oggi le Nazioni Unite celebrano la Giornata mondiale della solidarietà con il popolo palestinese con lo scopo di richiamare la comunità internazionale ad un maggiore sforzo per la riunificazione della Palestina in uno stato democratico. A tale scopo, a livello ONU è stato creato l’apposito Comitato per l’esercizio dei diritti inalienabili del popolo palestinese.
Leggi le riflessioni di Edward Said, uno sei più conosciuti intellettuali palestinesi.
Rachelcorrie.org
Fermare la macchina della demolizione della speranza: questo ha cercato di fare Rachel Corrie, giovane pacifista americana, morta a 24 anni vicino alla striscia di Gaza schiacciata da un bulldozer israeliano che stava per demolire una casa palestinese. Nata nel 1979 nei pressi di Washington, dopo aver cominciato l’università si dedicò per un anno al volontariato sociale negli Stati Uniti, raggiungendo poi, nel 2003, la Palestina con l’ISM (International Solidarity Movement). Era il periodo della seconda intifada quando da entrambe le parti in conflitto si verificava una escalation di violenza: anche i metodi nonviolenti potevano essere visti come un grave pericolo. Ma Rachel Corrie voleva operare per la pace, utilizzando anche un atteggiamento duro e determinato: per impedire l’abbattimento delle case non esitò a diventare uno “scudo umano” frapponendosi tra i militari israeliani e i palestinesi. Il 16 marzo 2003, in un’azione di resistenza nonviolenta, Rachel Corrie trovò la morte schiacciata da una ruspa dell’esercito di Israele: la sua vita finiva ma la sua testimonianza di pace continua ad animare l’impegno di molti giovani.
Per approfondire.
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