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La crisi economica ha accentuato il problema della disoccupazione. I giovani fanno fatica a trovare un lavoro, molti di quelli che già lavoravano hanno perso l’impiego o hanno visto ridotto il loro salario. Nei sud del mondo la disoccupazione è una delle maggiori cause di povertà estrema. Sono sempre più le persone costrette ad arrangiarsi con lavori informali o saltuari. Oltre 200 milioni, secondo le stime, sono i bambini obbligati a lavorare. 12 milioni di individui sono ancora oggi costretti ai lavori forzati. Le morti e gli infortuni sul lavoro non conoscono confini, da nord a sud. Il rispetto dei diritti sindacali è aspetto sconosciuto in buona parte dei paesi del mondo. C’è ancora chi paga con la vita l’impegno a difesa dei lavoratori.
Un lavoro è dignitoso e decente solo quando è equo, libero e sicuro: significa giusta retribuzione, ambienti di lavoro sicuro, protezione sociale per le famiglie, prospettive di sviluppo sociale, libertà di espressione e associazione, diritto ad un’assicurazione, parità di trattamento tra uomini e donne, abolizione del lavoro minorile e del lavoro forzato.
L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) è impegnata negli ultimi anni nella realizzazione di un’Agenda per il lavoro decente, basata sul rafforzamento di quattro indicatori di qualità del lavoro: diritti fondamentali, opportunità di impiego, sicurezza sociale e rappresentanza collettiva. In particolare, l’OIL mira a rafforzare la capacità degli Stati di integrare il tema del lavoro decente nelle proprie politiche nazionali.
Se subisci un’ingiustizia sul luogo di lavoro, rivolgiti al tuo sindacato.
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Simbolo di una lotta alla mafia condotta attraverso strumenti giudiziari e investigativi innovativi ma anche basata su una coraggiosa svolta culturale nella direzione della legalità, Giovanni Falcone rappresenta la parte migliore dell’Italia. Il suo assassinio, della moglie e degli uomini della scorta, avvenuto il 23 maggio 1992, fu uno spartiacque nella storia recente del nostro paese: la figura del giudice siciliano emerse così come esempio di una vita spesa per la giustizia e la verità. Nato a Palermo nel 1939 divenne magistrato nel 1964 e, a partire dal 1970 entrò a far parte del pool antimafia di Palermo presieduto dal giudice Caponnetto. Falcone ebbe chiaro fin dall’inizio che per combattere la mafia bisognava attuare indagini patrimoniali e bancarie nonché avere collaboratori interni all’associazione criminale in grado di svelarne i segreti. Fu il caso di Tommaso Buscetta che, interrogato nel 1984 per molti mesi da Falcone mentre imperversava una guerra di mafia, aprì le porte al maxi-processo di Palermo. A seguito di questi successi, una campagna di veleni scosse l’ambiente giudiziario impedendo a Falcone di essere nominato Alto commissario per la lotta alla mafia. Tra mille polemiche nei primi anni ’90 il giudice promosse l’idea della creazione di un'unica procura antimafia: l’autobomba di Capaci fermò questa sua instancabile attività.
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