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Forse non tutti sanno che i bollitori d’acqua, quelli comunemente usati nelle case per scaldarsi un tè o un caffè, sono complessivamente responsabili dell’emissione del 25% del totale della C02 emessa al mondo, più o meno la stessa percentuale di inquinamento di cui è responsabile il settore del trasporto su strada. La maggior parte dei prodotti usati quotidianamente (computer, elettrodomestici, automobili, lampadine, macchine del caffè, eccetera) ha un impatto importante sull’ambiente.
Viene più volte ripetuto che il consumatore può senz’altro fare la differenza, evitando gli sprechi, impegnandosi nella raccolta differenziata e nel riutilizzo, scegliendo di acquistare quei prodotti che meno incidono sull’ambiente e lo tutelano. Ma proprio quest’ultima opzione non è così facile da compiere, poiché il mercato offre ancora poco da questo punto di vista, c’è scarsa regolamentazione e non è facile orientarsi tra la moltitudine di prodotti e servizio offerti.
La Campagna europea “Cool Products” ha uno scopo ambizioso: l’adozione, a livello comunitario, di standard minimi di “ecologicità” per ogni prodotto commercializzato. I 27 Paesi dell’Unione rappresentano un mercato di mezzo miliardo di persone. Nel 2005 si è dato avvio, secondo quanto contenuto nella Framework Directive on Ecodesign of Energy Using Products, allo studio di tali standard minimi. La buona notizia è che il progetto è stato ufficialmente avviato. Quella cattiva, al solito, l’opposizione di lobby e multinazionali che hanno già iniziato la loro “controcampagna” di pressione per il ritiro dell’iniziativa.
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Emblema della lotta africana contro il colonialismo, primo capo del governo della Repubblica democratica del Congo dopo l’indipendenza, arrestato e ucciso nel 1961 dalle forze golpiste del colonnello Mobutu (con la collaborazione di servizi segreti occidentali), Patrice Lumumba è un simbolo per tutta l’Africa. Nato nel Congo belga nel 1925, Lumumba riuscì a studiare svolgendo poi un’attività giornalistica che gli permise di conoscere gli ambienti dell’amministrazione coloniale nel suo paese e anche in Belgio, dove si recò più volte tra il 1955 e il 1958. nello stesso anno fondò il Movimento Nazionale Congolese alla guida del quale, dopo alterne vicende e un breve arresto, Lumumba riuscì ad ottenere l’indipendenza del suo paese il 30 giugno 1960. Poco dopo forze secessioniste della ricca regione del Katanga, appoggiate da settori dell’esercito belga, non riconobbero il governo di Lumumba creando uno scontro istituzionale aprendo la strada alla guerra civile. Il giovane primo ministro pagava la sua intransigente politica anti coloniale, il suo desiderio di sollevare le condizioni di vita del popolo e soprattutto il suo orientamento filo sovietico: in questo contesto Lumumba divenne presto l’anello debole e così fu facilmente tolto di mezzo, mentre il Congo indipendente precipitava nella dittatura.
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