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L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. L’Italia è, sempre citando la Carta costituzionale, una Repubblica che ripudia la guerra. Lo è dal 2 giugno 1946, quando con voto pacifico e partecipato, gli italiani scelsero il passaggio dalla monarchia alla repubblica.
Sembrano esserselo dimenticato gli organizzatori delle manifestazioni per la celebrazione del 2 giugno, festa nazionale. Una celebrazione in cui di lavoro e ripudio della guerra non c’è traccia. Al contrario, in questa giornata di giusto orgoglio nazionale, la trovata migliore è stata quella di gonfiare i muscoli e lustrare le armi. Risultato: un’anacronistica parata militare, dove uomini e donne in tuta mimetica e caccia bombardieri e carri armati in primo piano dovrebbero rappresentare l’identità nazionale. La Festa della Repubblica trasformata nella festa delle forze armate.
E così i valori della pace e della solidarietà, il volontariato, la crescita culturale, il lavoro, perno fondante di decenni di storia repubblicana, passano in secondo piano. In seconda linea, in gergo militare. Senza contare che questo spot alle forze armate costa alle tasche dei contribuenti una cifra che consentirebbe di assicurare l’indennità di disoccupazione ai 30 mila precari che con la crisi hanno perso il lavoro. Lavoro su cui, giova ripeterlo, si fonda la Repubblica democratica italiana.
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La Repubblica italiana, che oggi celebra la sua festa, dichiara nella propria Costituzione di ripudiare la guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali. Lavorare incessantemente per la pace diventa allora un modo per essere davvero cittadini. Così pensava Domenico Sereno Regis che spese la sua vita per l’educazione alla pace, per il riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza, per la lotta a favore del disarmo. Nato a Torino nel 1921, Regis aderì alla resistenza partigiana pur mantenendo la propria posizione nonviolenta. Riferendosi costantemente al messaggio evangelico, pur con una sensibilità religiosa molto aperta e laica, nel dopoguerra Regis fu presidente della Gioventù operaia cristiana e soprattutto fu grande animatore del MIR (Movimento Internazionale di Riconciliazione, nato in Inghilterra nel 1914) di cui assunse la guida negli anni ’60 quando incominciò la sua battaglia per l’obiezione di coscienza al servizio militare. Fino alla sua morte, avvenuta nel 1984, si impegnò, oltre che sul fronte pacifista, per favorire la partecipazione democratica e nonviolenta dei cittadini nei difficili anni del terrorismo.
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