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“Preferisco l'aria”. Questo lo slogan utilizzato dal comitato organizzatore della Giornata nazionale per i diritti dei non fumatori. L’aria è un bene comune, di prima necessità e di tutti. Proprio come l’acqua, per i territori che non l’hanno ancora privatizzata. Respirare aria buona è quindi un diritto ma questo diritto viene spesso violato.
Fino a pochi anni fa il fumo ha costituito una costante in bar, ristoranti, cinema, mezzi di trasporto, nelle scuole e persino negli ospedali, esponendo un gran numero di persone al cosiddetto fumo passivo. Quest’ultimo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, fa aumentare il rischio tumorale del 20-30% compromettendo la salute.
A partire dal 10 gennaio 2005, in Italia è in vigore la Legge Sirchia, che proibisce espressamente il fumo nei locali pubblici e sui mezzi di trasporto. La legge ha costituito un modello per il resto d’Europa, che in poco tempo ha adottato misure antifumo analoghe.
Queste misure sono espressione di civiltà e rispetto dei diritti, oltre che costituire una tutela per la salute dei cittadini, fumatori e non. La mortalità per eventi cardiovascolari legati al fumo è diminuita dal 2005 a oggi di 11 punti percentuali nella fascia di età più a rischio (tra i 35 ai 64 anni).
Se fumi, sospendi almeno per un giorno. Se non fumi chiedi ai fumatori di smettere.
En.wikipedia.org
Nato nell’odierno Pakistan Khan Badshah (1890-1988) fu uno dei principali collaboratori di Gandhi nel movimento non violento di liberazione dell’India. Da musulmano partecipò a tutti gli eventi che portarono alla fine dell’impero britannico cercando sempre di unire alle rivendicazioni politiche progetti di convivenza pacifica e di miglioramento delle condizioni economiche dei poveri. Durante gli anni della lotta gandhiana fu arrestato più volte ma non abdicò mai agli ideali di riconciliazione e di tutela dei diritti umani. Nel dopoguerra fu uno strenuo oppositore della separazione tra indù e musulmani che portò alla nascita di tre entità separate: l’India, il Bangladesh e il Pakistan. Scelse di diventare cittadino pakistano ma fu perseguitato ancora per le sue idee di pace e per la sua contrarietà frontale alla guerra contro l’India. Durante i lunghi anni di carcere e di esilio (dal 1964 al 1972) Khan Badshah operò per la democrazia e la riappacificazione tra le diverse religioni. Morì in Pakistan agli arresti domiciliari nel 1988, diventando un punto di riferimento di un islamismo pacifista e tollerante.
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