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Il 10 dicembre 1948, in un contesto storico d'instabilità e distruzione, alla fine della seconda guerra mondiale, la Commissione per i diritti umani del Consiglio Economico e Sociale dell’Onu, presieduta dalla vedova del presidente Roosevelt, Eleanor, scrisse la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Per la prima volta nella storia dell'umanità vennero stabiliti in un documento scritto i diritti e le libertà appartenenti a ciascun essere umano.
Il concetto di umanità che emerge dalla dichiarazione va al di là delle nazioni, dei popoli, delle etnie, delle minoranze. I diritti umani sono, quindi, quei diritti che appartengono a tutte le persone della terra. Definiti come diritti fondamentali (diritti alle libertà civili, politiche, sociali ed economiche), universali (valgono appunto per tutti, senza distinzioni), inviolabili (nessuno può esserne privato), indisponibili (nessuno può rinunciare ad essi), indivisibili e interdipendenti (non esiste gerarchia tra essi). L’adozione della Dichiarazione Universale rappresentò un evento epocale. Oggi, essa rimane una delle parti costitutive dell'identità stessa delle Nazioni Unite e costituisce il fondamento dell’agire di numerose organizzazioni internazionali e non governative. Dopo oltre 60 anni dalla firma della Dichiarazione, i contenuti della stessa rimangono quanto mai attuali, così come attuale deve rimanere lo sforzo collettivo contro ogni violazione dei diritti umani in qualsiasi parte del mondo.
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Il rispetto dei diritti umani è la condizione fondamentale per garantire la libertà umana e il sistema democratico: la cultura e la politica, l’impegno personale e il coraggio intellettuale sono sostegno e alimento per una mai finita battaglia per un mondo più umano. La figura di Vaclav Havel (1936 - 2011), ultimo presidente della Cecoslovacchia e primo della Repubblica Ceca, testimonia il nesso inscindibile tra la democrazia e il bisogno più profondo della persona, quello di poter esprimere la propria libertà vivendo in istituzioni giuste. Nato a Praga da una famiglia di imprenditori, con l’avvento del regime comunista nel 1948 subisce molti impedimenti nella sua carriera scolastica ma riesce ugualmente a laurearsi in una facoltà tecnica, cominciando nel 1960 a lavorare come macchinista in un teatro. Qui scopre la sua vocazione di drammaturgo e scrittore che lo faranno diventare uno dei più importanti intellettuali europei. La sua dissidenza al regime inizia nel marzo 1968 con una presa di posizione del mondo culturale in favore della Primavera di Praga: fino al 1989, tra periodi di galera, iniziative di resistenza (ricordiamo il documento Charta 77), attività di scrittore, guida il movimento democratico. Diventa il leader del paese nella transizione e nella pacifica separazione con la Slovacchia. Europeista convinto, vincitore di numerosi premi, uomo sensibile all’arte e alle nuove tendenze, Havel è stato il punto di riferimento di una cultura occidentale protesa al futuro.
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