#terrealte | In Amazzonia muoiono anime e alberi

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Sono i custodi della Terra. La loro, certo, quella dove sono nati e cresciuti, dove hanno costruito le loro case e la loro vita, dove si sono formati all’interno di tradizioni e saperi che appartengono al territorio, alla sua storia, alla memoria di una comunità. Ma sono custodi di una terra che è anche la nostra, quel polmone verde che ostinatamente diamo per scontato, pensando che la foresta sia un bene da tutelare, certo, ma non così prioritario rispetto ad altre impellenti questioni che riguardano la società, la politica locale e internazionale, l’economia. Eppure l’Amazzonia, perché è di questo spazio quasi indifeso che parliamo, è questione sociale, politica ed economica insieme, ed è quasi indifesa, sì. Quasi perché i guardiani rimasti a vegliare su un bene che è patrimonio globale sono fragili e in pericolo, minacciati dalla potenza oscura e capillare di uno sfruttamento indiscriminato e cieco. Uno sfruttamento senza scrupoli, mafioso, che uccide.

È Janildo Oliveira Guajajara l’ultima vittima, il sesto membro assassinato in pochi anni del gruppo indigeno “I Guardiani dell'Amazzonia”, persone coraggiose che mettono in prima linea le loro vite per presidiare l’Amazzonia invasa dai trafficanti di legname illegale. Janildo ha perso la vita ad Amarante, piccola cittadina nel territorio indigeno di Arariboia, nello stato brasiliano di Maranhão, probabilmente subendo un’imboscata mentre camminava per strada. È morto nel luogo che aveva scelto di difendere a costo della vita, una foresta violentata da disboscamenti illegali e land grabbing. Un impegno iniziato dieci anni fa a fronte delle 72 strade illegali aperte nella riserva per il trasferimento di legname non autorizzato, strade che ora, grazie ai loro sacrifici e alla loro capillare e quotidiana lotta, si sono ridotte a 5. Ancora troppe e ancora pericolose però, visto il recente e tragico accadimento. 

Survival International li sostiene da anni e si batte perché sia svolta un’indagine approfondita anche su quest’ultimo omicidio, ma c’è ancora molto da fare, sul territorio e a livello mondiale, in termini di consapevolezza e sostegno: in questo settembre così triste Olimpio Guajajara, uno dei leader dei Guardiani, sta attraversando l’Europa insieme a Survival per raccontare il lavoro del gruppo e denunciare i pericoli e i rischi continui cui devono far frontesollecitando il supporto a livello globale anche a fronte di omicidi che restano impuniti, senza che giustizia venga fatta e che gli assassini siano individuati e incarcerati.

Quelle che al momento restano e continuano sono le minacce costanti rivolte ai Guardiani: ritorsioni, ricatti e omicidi, per spaventare chi da anni, con dolore, indignazione e purtroppo ancora poca risonanza a livello mediatico e mondiale, protegge il proprio territorio contro una violenza distruttrice e ingiusta, a costo della vita per difendere il diritto alla vita stessa. 

La ricercatrice di Survival Sarah Shenker, che ha accompagnato i Guardiani in alcuni pattugliamenti, ha dichiarato: “L’ondata di violenza genocida scatenata contro i popoli indigeni dal Presidente Bolsonaro è inarrestabile. C’è un’atmosfera di totale impunità, in cui le potenti forze che rubano le terre indigene – cercatori d’oro, trafficanti di legname, accaparratori di terra, allevatori e imprenditori agricoli – pensano di poter fare ciò che vogliono e farla franca.” Azioni vergognosamente incoraggiate dall’attuale governo brasiliano, contro il quale non solo i Guajajara ma tutti i popoli indigeni nel paese stanno reagendo.

Janildo sapeva il rischio che correva, ma “era determinato a essere un Guardiano, perché non vedeva altra possibilità per il futuro della sua famiglia e della foresta” continua Sarah. Ecco perché giustizia deve essere chiesta - e fatta. Per lui come per gli altri Guardiani assassinati nella lotta per la terra, che non è circoscritta alla difesa di qualche ettaro di foresta, che comunque sarebbe sufficiente a rendere ignobili le ritorsioni nei loro confronti, alla luce del grande patrimonio di biodiversità e di vegetazione che viene abbattuto. La loro è una lotta per la vita, per il futuro delle comunità - comprese quelle incontattate - che da secoli hanno abitato e difeso questi territori, determinando un equilibrio vincente per la tutela di un ecosistema prezioso e unico, patrimonio globale così come globali, purtroppo, sono le forze che ne alimentano in maniera spregevole e sconsiderata la distruzione.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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