Tunisia: la rivolta del pane

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Immagine: Mourad El Mekki da Pixabay 

La protesta continua ad infiammare la Tunisia, scossa tra scioperi e proteste. Il 19 ottobre i panifici del Paese hanno dato il via a uno sciopero generale che ha raggiunto un tasso di partecipazione del 99% in tutti i governatorati. La protesta deriva dal mancato pagamento dei sussidi statali a sostegno del settore, che sono stimati in circa 250milioni di dinari (78milioni di euro). Il pane sovvenzionato viene venduto a un prezzo fisso e costituisce il principale alimento di chi vive sotto la soglia di povertà, ovvero il 20% circa della popolazione.

Non ricevendo più le sovvenzioni da 14 mesi i panettieri scaricano la differenza sui consumatori, mentre l’inflazione ha raggiunto livelli record dal 1984, l’anno dei cosiddetti “moti del pane” in Tunisia. Anche se lo sciopero è stato poi ritirato, la situazione resta molto tesa con razzie quasi giornaliere nei supermercati.

Nelle ultime settimane, il Paese ha fatto fronte a gravi carenze di vari prodotti di consumo, in particolare quelli importati, come olio vegetale, caffè e zucchero. Secondo l’Osservatorio nazionale dell’agricoltura, come riportato da Agenzia Nova, i prezzi medi per l’importazione di grano duro, anche a causa della guerra in Ucraina, sono aumentati anno su anno del 5,88% alla fine di settembre 2022, mentre i prezzi medi per l’importazione di grano tenero sono aumentati del 61,3%. Il valore delle importazioni di cereali in Tunisia ha raggiunto la quota record di 3.559milioni di dinari (1.112milioni di euro), in aumento del 45,5% rispetto a settembre 2021. La quota delle importazioni di cereali copre il 53,6% del totale delle importazioni alimentari registrate fino a settembre 2022, rispetto al 51,6% dello stesso periodo dell’anno precedente...

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