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Torino: capitale dei diritti
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Immagine: Integrazionemigranti.gov.it
Ad oggi, da quanto emerge ad esempio sul libro bianco dell'associazione Lunaria, l'Italia non è un Paese accogliente. Il Libro Bianco ha raccolto le segnalazioni di episodi di razzismo dal 1° gennaio 2008 al 31 marzo 2020. In 18 anni ci sono stati 7.426 episodi di ordinario razzismo: si tratta di 5.340 casi di violenze verbali, 901 aggressioni fisiche contro la persona, 177 danneggiamenti alla proprietà, 1.008 casi di discriminazione.
A fronte di questa situazione, il 19 marzo la Città di Torino ha approvato in delibera il Patto dei Beni Comuni per Torino Antirazzista, esempio unico in tutta Italia: un documento ricco di azioni, progetti, impegni reciproci e che promuove un approccio unitario e la partecipazione diretta delle comunità nelle fasi di ideazione, implementazione e valutazione delle politiche.
L’idea nasce in una città che è sia storicamente che attualmente polo di immigrazione: dalle immigrazioni dal Sud Italia durante il boom economico fino all’immigrazione odierna. Oggi Torino conta 210mila stranieri residenti sul territorio e si pone al terzo posto tra le città italiane dopo Roma (510mila stranieri residenti) e Milano (410mila stranieri residenti) (dati ISAT 1° gennaio 2021).
L'idea di fondo da cui si sviluppa il Patto dei Beni Comuni per Torino Antirazzista è che il razzismo non riguarda solo chi ne è vittima. Al contrario: una società equa e giusta si può raggiungere solo se tutti e tutte, in particolare chi vive in una situazione di sicurezza, fa la sua parte. A partire dalle istituzioni.
Torino è stato il primo Comune in Italia a dichiarare che il patrimonio di azioni e pratiche antirazziste è un bene comune della città e a lanciare un avviso pubblico per raccogliere adesioni e avviare un percorso di co-progettazione a cui hanno partecipato cinquantotto soggetti civici fra cui un sindacato, reti di secondo livello, case del quartiere, centri giovanili, associazioni religiose e culturali, comunità migranti, gruppi informali e istituzioni culturali.
Le attività previste sono state raggruppate in cinque linee di azione: Eventi e iniziative; Spazi; Empowerment; Accesso ai Servizi; Educazione e cultura. Aspetti fondamentali quelli legati alla sensibilizzazione poiché il razzismo “inconsapevole” è di tipo culturale. Mancando una sua seria messa in discussione – e un’operazione che lo smonti e lo decostruisca – è spesso meno visibile, difficile da cogliere anche da chi pensa di essere “antirazzista”, perché ha comunque assorbito pregiudizi e percezioni distorte nei confronti di altre nazionalità o appartenenze etniche.
“Sono davvero orgoglioso di questo eccezionale risultato - dichiara Marco Giusta, assessore ai Diritti della Città di Torino - Non è una dichiarazione di principi, ma è un impegno comune a svolgere azioni, realizzare progetti, raggiungere risultati. Non commettiamo l’errore di considerare come razzismo soltanto i casi più eclatanti, come le aggressioni, gli insulti sull’autobus, i comportamenti individuali; è importante riconoscere e affrontare fenomeni di razzismo strutturale e istituzionale che ostacolano l’accesso al lavoro, alla casa, alla partecipazione sociale, ad avere una propria voce nel dibattito politico, e che riguardano, solo a Torino, più di 150.000 concittadini e concittadine potenziali vittime di razzismo. La nostra Costituzione ci ricorda che è compito della Repubblica, nelle sue diverse articolazioni, rimuovere ogni ostacolo alla piena realizzazione delle persone. Io credo che questo Patto sia un importante passo nella realizzazione di una società più giusta, più equa, più libera, e apre a tante persone una maggiore possibilità di contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico della nostra città”.
Insieme, la Città e i Soggetti civici si impegneranno a realizzare eventi ed iniziative in ambito interculturale e antirazzista, per restituire voce alle persone e alle comunità che subiscono quotidianamente varie forme di discriminazione. Ma non solo: si prevede di fornire strumenti e orientamento per l'accesso ai beni e ai servizi pubblici, di formare i dipendenti della Città e operatori e volontari dei soggetti civici, di creare tavoli di confronto nell'ambito dell'educazione ai diritti umani e al contrasto alle discriminazioni, di co-progettare e cercare fondi e finanziamenti per l'implementazione di attività e progetti.
Per la co-gestione delle attività e il coordinamento delle iniziative, Comune e Soggetti civici costituiranno inoltre un Tavolo di lavoro permanente, che non vuole essere solo uno strumento per la valutazione dei progressi del Patto ma anche uno spazio di confronto e di indirizzo per le politiche pubbliche.
Benedetto Zacchiroli, Presidente della Coalizione Europea delle Città contro il Razzismo (ECCAR) afferma: “Il Patto dei beni comuni del comune di Torino rappresenta un unicum di eccellenza in Italia straordinario. Per la prima volta in una grande città il tema della lotta al razzismo viene messo a sistema. Con questa decisione il capoluogo piemontese si pone come faro anche all’interno dell’Unione Europea che a settembre scorso ha riconosciuto il ruolo di ECCAR nel Piano dell’Unione contro il Razzismo. Torino è membro del network europeo da solo un anno ma è già pronta per presentarsi come buona pratica amministrativa all’avanguardia.”
Lia Curcio

Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.