Il grande sacrificio al pallone

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L’Italia sarà comunque presente, per garantire la sicurezza dell’ordine pubblico, come abbiamo segnalato doverosamente a suo tempo, con 560 unità di personale militare, 46 mezzi terrestri, 1 mezzo navale e 2 mezzi aerei. Ben diversa la situazione di molti importanti calciatori italiani che, malgrado dall’eliminazione siano passati mesi, non riescono a darsi pace. Morivano dalla voglia di giocare il mondiale in Qatar. A morire, senza alcuna voglia di farlo – come sanno tutti anche se non ne parla (quasi) nessuno – sono stati invece migliaia di lavoratori migranti. Probabilmente ben più di diecimila, se si calcola con molta prudenza. Secondo quel che riportava il Guardian all’inizio dello scorso anno, le cifre ufficiali fornite da India, Bangladesh, Nepal e Sri Lanka parlavano di seimila persone rimaste uccise solo tra il 2011 e il 2020; l’ambasciata del Pakistan in Qatar ne aggiungeva altri mille. Poi ci sono i migranti arrivati dalle Filippine e quelli dei paesi africani. Una strage. Oggi, a tre mesi dal calcio d’inizio, Human Rights Watch, Amnesty International, FairSquare e una coalizione di altri gruppi, che per la verità non hanno mai taciuto di fronte allo sfarzo di questo massacro, chiedono al presidente della FIFA Gianni Infantino di fornire una risposta agli abusi dei diritti dei lavoratori migranti in Qatar. Dovrebbe farsi carico, dicono, almeno della decenza di risarcire le famiglie di chi ha pagato con la vita l’assurda sontuosità dell’esibizione planetaria di una competizione che ha smesso da tempo di essere un gioco

La Coppa del Mondo FIFA 2022 che avrà luogo in Qatar prenderà il via a novembre. Eppure il “bel gioco” del calcio che unisce il mondo intero, con un pubblico globale di oltre 3,5 miliardi di persone, si è già macchiato di non pochi abusi sul fronte dei diritti umani. 

Dal 2010, quando la FIFA ha assegnato i Mondiali di calcio del 2022 al Qatar, nonostante i suoi pessimi precedenti in materia di diritti umani e l’enorme deficit infrastrutturale, migliaia di lavoratori migranti hanno perso la vita per cause inspiegabili o hanno riportato infortuni, e molti altri hanno subito il vero e proprio furto dei loro salari, da parte dei loro stessi datori di lavoro.

La FIFA non ha rispettato le sue responsabilità in materia di diritti umani e il Qatar non ha onorato i suoi obblighi, sia per prevenire tali abusi che per garantire un’adeguata soluzione per le vittime e per le loro famiglie. A causa di questo fallimento, le organizzazioni Human Rights Watch, Amnesty International, FairSquare e una coalizione di altri gruppi hanno chiesto al presidente della FIFA Gianni Infantino di fornire una risposta agli abusi dei diritti dei lavoratori migranti in Qatar.

La FIFA e il Qatar devono dare una risposta e mettere in atto un programma completo che preveda un processo partecipativo che includa i lavoratori e i sindacati per fornire una soluzione (compreso un risarcimento finanziario), che sia facilmente accessibile ai lavoratori migranti e alle loro famiglie. La FIFA dovrebbe riservare una somma equivalente ad un premio in denaro di almeno 440 milioni di dollari, messi a disposizione delle squadre che parteciperanno ai Mondiali di calcio del 2022, da investire in fondi per fornire un risarcimento ai lavoratori, oltre a una serie di iniziative per migliorare le tutele dei lavoratori.

Né il Qatar né la FIFA potranno mai fare nulla per rimediare alla perdita di una persona cara, ma un risarcimento economico alle famiglie in difficoltà per la morte dei lavoratori migranti potrà almeno ridimensionare i danni perduranti nel tempo...

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